Nuova vita per i terreni confiscati grazie al protocollo Mipaaf-Anbsc - QdS

Nuova vita per i terreni confiscati grazie al protocollo Mipaaf-Anbsc

Serena Giovanna Grasso

Nuova vita per i terreni confiscati grazie al protocollo Mipaaf-Anbsc

mercoledì 19 Agosto 2015

In Sicilia si contano ben 717 appezzamenti sottratti alla criminalità organizzata, un terzo del totale (2.208). L’accordo punta sullo sviluppo di progetti legati alla qualità e sicurezza alimentare

PALERMO – Ingente è il danno economico apportato dalla criminalità organizzata al territorio, in particolar modo alle realtà meridionali e prima fra tutte la Sicilia. Restituire al territorio, anzi per meglio dire alle imprese sane e trasparenti i beni confiscati alle mafie serve a riparare il danno ed innescare un meccanismo di ripresa. A tal proposito, particolare importanza riveste il protocollo firmato lo scorso 30 luglio da Maurizio Martina e Umberto Postiglione, rispettivamente ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali e direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).
Il suddetto protocollo si rivolge ai 2.208 terreni agricoli confiscati alla criminalità organizzata, in attesa di ricollocazione. Una quota assai consistente si colloca in Sicilia, con un valore pari quasi ad un terzo del totale (717); in particolare, quasi la metà degli appezzamenti si trova a Palermo (329). Certamente nel Mezzogiorno si rileva la maggiore concentrazione di terreni sottratti alla mafia (in Calabria 470, in Campania 306, in Puglia 303); ma non mancano esempi di infiltrazione criminale dal notevole valore economico neppure nell’Italia settentrionale: questo è senza dubbio il caso dell’azienda di oltre 700 ettari allocata nella provincia di Siena, con casali di pregio e un agriturismo, proprio come ha spiegato Postiglione. Dunque, si tratta di una vera e propria emergenza che coinvolge l’intero Stivale.
L’agricoltura già da tempo attrae la criminalità organizzata: si pensi che il giro d’affari delle agromafie è stimato in circa 15 miliardi di euro e un bene su quattro tra quelli sottratti alle organizzazioni criminali è un terreno agricolo.
In tale scenario, il protocollo assume una funzione strategica. Infatti, l’accordo ha l’obiettivo di rafforzare la collaborazione per lo sviluppo di progetti legati alla qualità, alla sicurezza alimentare, alla tutela ambientale e a protezione dei consumatori per finalità istituzionali o sociali, insieme a una più efficiente gestione dei terreni e delle aziende agricole confiscate. Il ministero dovrà fornire competenze e know how per garantire la gestione legale e produttiva delle aziende. Al fine di assolvere a tali funzioni, vengono chiamate in ballo anche strutture come l’Ispettorato repressione frodi e la Forestale. In particolare, è necessario non abbassare la guardia così da evitare alla criminalità organizzata di riappropriarsi dei beni precedentemente confiscati.
Si tratta di un impegno non indifferente a cui contribuiscono anche associazioni come Libera di Don Ciotti. Vantaggi parecchio importanti riguardano le imprese virtuose e trasparenti anche in termini di rapporti semplificati con le amministrazioni e l’ Inps in particolare.
Infine, concludiamo con la dichiarazione del viceministro Andrea Olivero: “Esprimo grande soddisfazione per la firma di questo protocollo e sono conscio della responsabilità che ne deriva, in veste di delegato alla sua attuazione. La collaborazione con l’Agenzia è una reale risposta alla società civile per riportare a valore della collettività i beni confiscati e sequestrati, grazie all’impegno quotidianamente profuso dalle Forze dell’Ordine e dalle Autorità giudiziarie, e per questo mettiamo in campo tutte le competenze del Ministero e degli Enti collegati per una loro efficace gestione. Voglio inoltre sottolineare la grande opportunità di poter utilizzare questi beni per lo sviluppo di progetti a carattere sociale, in linea con il mio impegno nel sostenere e promuovere iniziative per un nuovo welfare nelle aree rurali”.

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