Pari opportunità ancora sconosciute. In Sicilia vince la disparità di genere - QdS

Pari opportunità ancora sconosciute. In Sicilia vince la disparità di genere

Serena Giovanna Grasso

Pari opportunità ancora sconosciute. In Sicilia vince la disparità di genere

giovedì 20 Agosto 2015

Istat: nell’Isola solo il 27,4% delle donne lavora, percentuale che si riduce tra il 30 e 50% dopo la gravidanza. Solo l’1,34% dei componenti di consigli di amministrazione nella nostra regione è donna

PALERMO – Sono trascorsi ben quindici anni dall’ingresso nel nuovo millennio eppure, quando si parla di pari opportunità, sembra di trovarci ancora nella preistoria. Pari opportunità, nella fattispecie di questa sede ci occuperemo di parità di genere, significa concedere alla donna le stesse condizioni di accesso riservate all’uomo nel mondo dell’istruzione, del lavoro e della politica. In termini abbastanza spiccioli potremmo dire offrire il 50% alla donna e il 50% all’uomo.
Purtroppo, si tratta ancora di utopie.
La parità in Italia è ancora molto lontana, figuriamoci nel Mezzogiorno ed in Sicilia. Secondo il “Global gender gap report” pubblicato dal World economic forum (Wef), un rapporto annuale che compara le opportunità offerte alle donne in campo economico, politico, della salute e istruzione, l’Italia si colloca solo al sessantanovesimo posto rispetto ai centoquarantadue Paesi complessivi su cui si sono compiute le rilevazioni. Giusto per comprendere il grado di arretratezza che affligge il nostro Paese, rileviamo l’invidiabile posizione occupata da Rwanda che entra in classifica al settimo posto, grazie ai risultati delle elezioni del 2013 che hanno visto le donne ottenere 51 seggi su 80.
Il Belpaese è estremamente distante rispetto ai Paesi del Nord Europa che hanno ridotto le disparità dell’80% ed oggi occupano le prime cinque posizioni della classifica (Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca). Lo Stivale è ugualmente lontano anche rispetto agli altri principali Paesi europei: infatti, la Germania ha guadagnato due posizioni ed ha conquistato il dodicesimo posto; la Gran Bretagna nonostante la perdita di otto posizioni si colloca al ventiseiesimo posto e la Francia si trova al sedicesimo posto.
Se la suddetta classifica prendesse in considerazione anche le realtà regionali, la Sicilia si collocherebbe certamente molto più in basso. Basti considerare che in Sicilia solo il 27,4% delle donne ha un’occupazione, contro il 51% degli uomini, secondo i dati diffusi dall’Istituto di statistica nazionale. Certamente neppure il tasso di occupazione maschile nell’Isola è tra i più elevati, ma a dir poco allarmante è quello femminile che supera di poco la metà del primo.
Inoltre, il suddetto tasso percentuale subisce un’ulteriore riduzione compresa tra il 30 e il 50% nei casi in cui la donna sia diventata mamma. Infatti, proprio in questi casi vige ancora molto spesso il principio secondo cui il datore di lavoro all’assunzione chiede alla donna di firmare delle dimissioni in bianco, che serviranno all’espulsione dal mondo del lavoro in caso di gravidanza. Al contempo, non sono rari i casi in cui la donna è costretta a rinunciare al proprio lavoro per potersi occupare della famiglia e dei bambini a causa dei quasi inesistenti servizi di welfare. Basti pensare che l’Isola garantisce l’accesso all’asilo nido solo al 5,6% dei bambini, risultati che fanno impallidire rispetto alla copertura superiore al 20% riscontrata a livello nazionale.
Dunque, non c’è da stupirsi se la donna è costretta ad abbandonare la propria carriera. Oltretutto, alla cura dei figli occorre aggiungere un altro aspetto che molto spesso resta sotto il silenzio, ovvero la cura di anziani e malati facenti parte del nucleo familiare. Si tratta di un lavoro che secondo i dati di Action Aid Italia impiega mediamente la donna per 204 minuti al giorno, contro i 57 dell’uomo, impegno che se venisse retribuito rappresenterebbe il 30% del Prodotto interno lordo. Tutto ciò causa nella donna una profonda insoddisfazione: infatti, nel Mezzogiorno ben il 31% delle donne che si dedicano in modo esclusivo al lavoro domestico si sente insoddisfatta, proprio perché si tratta di una scelta obbligata, cosa ben diversa al Centro (19,5%) e al Nord (15%).
Ma le disparità non si esauriscono di certo qui. Infatti, appare a dir poco desolante la presenza femminile all’interno dei Consigli di amministrazione di imprese ed in politica. Secondo i dati di uno studio condotto da Grant Thornton su database Aida-Bureau Van Dijk, in Sicilia le donne occupano solo l’1,34% delle poltrone dei Cda, un dato quasi ridicolo.
Dunque, si tratta di un cammino ancora lungo e assolutamente necessario da percorrere, al fine di garantire uguale giustizia ed incentivare una maggiore competitività che inesorabilmente conduce ad un territorio più ricco dal punto di vista economico.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017