Tumori: al Sud ci si ammala meno ma si muore più che al Nord - QdS

Tumori: al Sud ci si ammala meno ma si muore più che al Nord

Serena Giovanna Grasso

Tumori: al Sud ci si ammala meno ma si muore più che al Nord

venerdì 21 Agosto 2015

Se la minore esposizione a fattori di rischio riduce le neoplasie, la scarsa prevenzione non salva dalla morte. Al Nord invitate ad effetturare screening mammografici 9 donne su 10, il 40% al Sud

PALERMO – Il cancro è la seconda ragione di mortalità in Italia, collocato esattamente dopo le malattie di tipo cardiovascolare. Eppure si tratta ancora di un problema culturalmente sottovalutato. Secondo i dati diffusi da Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), nel Mezzogiorno ci si ammala meno rispetto al Settentrione, ma si rileva anche un’incidenza di mortalità nettamente superiore.
Nello specifico, uno degli stacchi Nord – Sud più significativi attiene al tumore al pancreas che colpisce gli uomini settentrionale con un’incidenza pari a 109,4, contro il 60,7 del Sud. Altro stacco significativo si evince relativamente al tumore alla mammella che nel Settentrione si presenta con un’incidenza pari a 124,9, contro il 95,6 del Mezzogiorno.
 Se da una parte, la minore esposizione a fattori di pericolo serve a proteggere gli abitanti meridionali ed insulari dal rischio di ammalarsi, d’altra parte la mancanza di prevenzione naturalmente non riesce a salvar loro la vita. Infatti, tendenza opposta rispetto a quella finora rilevata riguarda l’incidenza di mortalità nel caso di insorgenza del tumore. In questo caso è lieve lo stacco che separa il Nord dal Sud e addirittura sono numerosi i casi in cui il secondo supera il primo: nello specifico, possiamo evidenziare come il tumore al fegato faccia registrare un’incidenza della mortalità negli uomini al Nord pari al 15,6 contro il 22,5 del Sud, mentre nelle donne è del 4,8 nel Settentrione contro l’8,8 del Meridione. Possiamo anche rilevare l’incidenza di mortalità pari a 9,9 al Nord negli uomini per il tumore alla vescica, contro il 13,4 al Sud, o ancora per il tumore della prostata nel Settentrione pari a 16,9 contro 19,8 del Meridione. Quando il Sud non fa peggio del Nord, la distanza che li separa equivale solo a qualche decimo. Ed è questo il caso dell’incidenza di mortalità per il tumore al polmone (negli uomini pari a 63,8 e nel Sud a 62,7) o nel colon-retto (negli uomini al Nord con 24,7 e a Sud 23,2 e nelle donne nel Settentrione 14,5 e 14,4 nel Meridione).
La scarsa prevenzione che ci contraddistingue fa lievitare l’incidenza di mortalità. Si pensi che l’abitudine di effettuare screening antitumorali è capace di ridurre il rischio di morte fino al 40%. Eppure l’estensione dei programmi di screening, ovvero l’indicatore che misura la percentuale di persone regolarmente invitate negli intervalli previsti, si assottiglia sempre più man mano che ci si sposta verso il Mezzogiorno. Ad essersi occupato di verificare la quantità di inviti somministrati e le adesioni raccolte dai cittadini è stato l’Osservatorio nazionale screening. Assai rilevanti differenze marcano il livello territoriale: le più significative riguardano l’estensione dello screening colorettale che nel Mezzogiorno arriva a coprire appena tre persone su dieci, contro una copertura press’a poco totale nel Settentrione e di sei persone su dieci nell’Italia centrale.
Medesimo scenario si prefigura in merito allo screening mammografico: stavolta le donne invitate con una certa regolarità sono state nove su dieci nel Settentrione, più di otto su dieci al Centro e appena quattro su dieci nell’Italia meridionale ed insulare. Se questi sono gli scarsi risultati relativi all’estensione del servizio, ancora più scarsa è la sensibilità all’adesione riscontrata nel Mezzogiorno d’Italia. La Sicilia è costantemente agli ultimi posti, al terz’ultimo per la precisione, accompagnata da Campania e Calabria. In particolare, solo il 37% delle siciliane esegue lo screening mammografico all’interno dei programmi gratuiti, in regioni come l’Emilia Romagna si parla del 74%, persino la media nazionale è assai distante (51%). Mentre il 17% delle donne dell’Isola si sottopone all’esame mammografico al di fuori del programma di screening, quindi pagando interamente il costo o solamente il ticket. A far da scorta all’Isola troviamo Campania e Calabria con adesioni pari rispettivamente al 20% e 26% per quel che riguarda i programmi gratuiti e 25% e 18% per quel che inerisce gli screening a pagamento.
Stessa cosa dicasi rispetto alla sottoposizione al test cervicale: anche in questo caso la Sicilia si colloca al terz’ultimo posto con il 33% di donne che si sottopongono al programma di screening gratuito ed una percentuale quasi pari di siciliane che pagano l’esame (31%). Ancora una volta troviamo Campania e Calabria agli ultimi due posti, con adesioni rispettivamente del 22% e 33% per quel che riguarda i programmi gratuiti e del 41% e 23% rispetto ai programmi a pagamento. Nella seguente fattispecie si attesta a livello nazionale un’adesione pari al 41% per il test gratuito e del 36% per quello a pagamento.
Dunque, urge una modifica nel sistema al fine di consentire a tutti i cittadini di beneficiare delle medesime possibilità e al tempo stesso un’attiva campagna di sensibilizzazione volta ad incrementare il numero di adesioni.

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