Caso Marò, non sarà l’India a giudicare - QdS

Caso Marò, non sarà l’India a giudicare

Patrizia Penna

Caso Marò, non sarà l’India a giudicare

martedì 25 Agosto 2015

Paolo Gentiloni: “Se ne occuperà l’arbitrato internazionale, come aveva chiesto l’Italia”

ROMA – Il Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo ha chiesto all’Italia e all’India di sospendere ogni procedura giudiziaria o amministrativa nei confronti dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in attesa della pronuncia del tribunale arbitrale in via di costituzione. Inoltre in relazione alle misure cautelari che riguardano i due fucilieri di Marina, il tribunale ha chiesto a Roma e Delhi di presentare un rapporto entro il 24 settembre 2015. Le due decisioni dei giudici internazionali sulle richieste italiane sono state prese a maggioranza, dal momento che a favore della sentenza hanno votato 15 giudici, fra cui il presidente Vladimir Golitsyn, 6 contrari.
La decisione del Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo sul caso Marò è “per l’Italia un risultato utile”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a margine del meeting di Rimini, commentando il caso dei due fucilieri.
Sono parole che trasudano ottimismo quelle pronunciate dal ministro che ha parlato di una premessa positiva per sviluppi che si spera saranno altrettanto positivi. La premessa positiva consiste nel fatto che il tribunale ha stabilito un principio in forma definitiva molto importante, cioè che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò. Un risultato che il nostro Paese non può che giudicare utile, dal momento che “sarà l’arbitrato internazionale a gestire il caso come l’Italia aveva chiesto”.
Più nello specifico, il Tribunale internazionale di Amburgo ha stabilito  che “in attesa della decisione del tribunale arbitrale prevista dall’allegato VII, la seguente misura in applicazione dell’articolo 290, paragrafo 5, della Convenzione: L’Italia e l’India devono entrambe sospendere qualsiasi procedure giudiziaria e astenersi dall’avviarne di nuove che fossero suscettibili di aggravare o estendere il dissidio sottoposto al tribunale arbitrale previsto all’allegato VII, o di compromettere l’applicazione di qualsiasi decisione che il Tribunale possa prendere o di arrecarvi pregiudizio”.
La Corte arbitrale straordinaria, si riunirà tra qualche settimana. Nel frattempo, il governo italiano dovrà preoccuparsi di garantire la libertà ai due fucilieri nella piena consapevolezza che l’Enrica Lexie era in acque internazionali e che i due marò svolgevano il loro compito di militari in rappresentanza dello Stato.
In relazione al ritorno di Girone in Italia e alla permanenza di Latorre nel nostro Paese, il Tribunale “ha stabilito che l’Italia e l’India, ognuna per quanto la concerne, dovranno presentare al piu tardi entro il 24 settembre 2015, un rapporto iniziale” e “ha autorizzato il presidente a chiedere loro, dopo questa data, qualsiasi complemento di informazione che potrebbe risultare utile”.
Nelle sue conclusioni finali presentate al Tribunale il 10 e 11 agosto scorso, l’Italia aveva chiesto due misure cautelative: che l’India si astenesse dal prendere o eseguire qualsiasi misura giudiziaria o amministrativa nei confronti del sergente Massimiliano Latorre e del sergente Salvatore Girone in relazione all’incidente Enrica Lexie; che l’India revocasse immediatamente le restrizioni alla libertà, sicurezza e libertà di movimento dei fucilieri della marina, per permettere al sergente Girone di recarsi in Italia e restarvi e al sergente Latorre di restare in Italia per tutta la durata della procedura davanti al tribunale arbitrale.

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