Turismo sostenibile, Sicilia camaleontica - QdS

Turismo sostenibile, Sicilia camaleontica

Chiara Borzi

Turismo sostenibile, Sicilia camaleontica

martedì 25 Agosto 2015

Secondo lo studio promosso dall’Ebnt, la nostra Isola è lontana dall’obiettivo in relazione alla spesa pubblica. Si va dal 20° posto di Palermo al 115° di Trapani. Ventiquattresima si piazza Catania

PALERMO – Il turismo in Sicilia sembra vivere un momento di rinascita. La presenza di turisti è palesemente cresciuta (+30 per cento a luglio) e non solo la statistica ufficiale conferma il ritorno dei vacanzieri nell’Isola. Per rendersi conto di quanto ciò sia vero basta, infatti, spostarsi nelle principali località attrattive per imbattersi in visitatori stranieri, ma per la prima volta anche in molti italiani, tornati a preferire una destinazione fino allo scorso anno non proprio in ascesa come la Sicilia.
Cosa offriamo a quanti hanno scelto la nostra regione come meta delle proprie vacanze è ancora un’incognita. L’offerta turistica siciliana è “limitata” alla presenza di bellezze autoctone che ancora, però, stentano ad essere potenziate da una ponderata spesa economica da parte degli attori locali, pubblici e privati.
La Sicilia è però una destinazione economicamente vantaggiosa. All’inizio di quest’estate operatori turistici e i balneari hanno smentito qualsiasi aumento dei prezzi stagionali, la notizia ha corrisposto al vero, è questa scelta ha fatto sì che molti turisti – lo ribadiamo, specialmente italiani – tornassero ad essere attratti da un simile vantaggio garantito, comunque, per una meta dell’alto valore turistico-culturale.
Perché la spinta data dal ritorno dei flussi sul nostro territorio rimanga importante serve, però, una definitiva riorganizzazione delle spesa pubblica destinata al turismo che possa contribuire effettivamente ad un rilancio del comparto a livello regionale. Secondo lo studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Spesa Pubblica e Turismo sostenibile, promosso da EBNT (Ente bilaterale nazionale del turismo) e realizzato da Associazione Bruno Trentin ISF-IRES Nazionale, la Sicilia è lontana dall’obiettivo di un turismo sostenibile in relazione proprio alla spesa pubblica locale.
I ricercatori hanno analizzato i 115 comuni capoluogo italiani in relazione a un set di indicatori descrittivi dei diversi aspetti connessi al turismo. Tutto ciò correlando i dati sociali, ambientali ed economici con quelli di bilancio e delle politiche economiche dei comuni capoluogo, ovvero osservando caratterizzazione strutturale ed efficienza delle voci di entrata, investimenti in relazione alla funzione turistica e alle altre funzioni direttamente o indirettamente correlate al turismo.
Questi i binomi utilizzati per l’analisi: turismo e società, ambiente e paesaggio, turismo e diversificazione economica. Secondo quanto emerge dalla classifica ufficiale 2015 la Sicilia mostra un trend camaleontico, spaziando dalla 20° posizione di Palermo alla 115° (ovvero ultima posizione) di Trapani. Al 24° posto troviamo la città capoluogo di Catania, vicina in graduatoria a Gorizia (23°).
 
Palermo, invece, si lascia alle spalle addirittura Venezia (21°). Per ritrovare un altro capoluogo siciliano nella classifica del turismo sostenibile in relazione alla spesa pubblica, dobbiamo scorrere di ben trentasei posizioni, arrivando fino alla 56° dove si posiziona Siracusa. Con 0,42 punti totali questo territorio riesce a mostrare maggiore propensione rispetto, ad esempio, una meta turistica di riferimento come Lecce (68°) in Puglia. Appaiate poi alla 72° e la 73° posizione troviamo Messina e Agrigento posizionate, secondo i ricercato dell’Osservatorio Nazionale Spesa Pubblica e Turismo Sostenibile, meglio di Arezzo (74°), Grosseto (78°) e Lucca (86°).
Ultimi capoluoghi di provincia a rappresentare la Sicilia nella classifica del turismo sostenibile sono Enna (95°), Caltanissetta (103°), Ragusa (107°) e Trapani (115°), quest’ultima addirittura in coda a questa particolare graduatoria dedicata al turismo.

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