La esaminiamo per i capi più rilevanti. In primo luogo, è stato inserito il principio del silenzio-assenso, secondo il quale i dirigenti che non si pronunziano negativamente entro trenta giorni, fanno presumere l’approvazione del provvedimento richiesto. Il limite è stato elevato a novanta giorni in materia di tutela ambientale, salvaguardia dei beni culturali e salute. è vero che l’amministrazione può interrompere il termine chiedendo altra documentazione, ma può farlo solo una volta.
La legge trasferisce l’archivio dell’Aci alla Motorizzazione per cui l’automobilista avrà un solo libretto e non più anche il certificato di proprietà dell’auto.
Il numero 112 servirà per tutte le emergenze prevedendo l’integrazione dei servizi cui i cittadini abbiano bisogno. Le Prefetture vengono drasticamente ridotte, quasi dimezzate e diverranno Ufficio territoriale del governo cui sono accentrate tutte le funzioni locali delegate.
Drastica riduzione delle Camere di Commercio e dei relativi organi: assemblee e giunte, oltre che del personale. Importante novità riguarda i dirigenti, perché gli incarichi diventano a scadenza fissa, salvo motivato rinnovo. La scelta dei dirigenti è effettuata in base a curricula dai quali deve emergere il merito per i risultati raggiunti in precedenti attività.
Vi è poi un’importante novità: il potere di surroga della Presidenza del Consiglio nei confronti dei Ministeri, che non emanino in tempi certi i decreti attuativi, o di altri enti che vadano fuori la tabella di marcia inserita nei successivi decreti legislativi. Il principio di surroga è sancito dall’articolo 95 della Costituzione che prevede come “il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile…”.
Il guaio della riforma è che la legge delega ha fissato principi generali, ma non vi sono le norme attuative, affidate a una quindicina di decreti legislativi che dovrebbero essere emanati entro un anno. Però, entro febbraio 2016, dovrà essere emanato il regolamento ai sensi della L. 400/88 che taglia del 50 per cento i tempi dei procedimenti relativi alle grandi opere.
Altra novità riguarda i dirigenti che verranno inseriti in un Ruolo unico nel quale dopo tre anni confluiranno i segretari comunali.
Dopo la rassegna a vol d’uccello, si pone l’esigenza da parte della Regione di recepire in toto tale riforma e i successivi decreti legislativi, senza cambiare una virgola, mediante un decreto presidenziale o un articolo unico di legge regionale.
Ma il ceto politico e burocratico della Regione da questo orecchio non ci sente. Già spuntano le dichiarazioni dell’assessore al ramo, del presidente dell’Assemblea, del presidente della Regione e del presidente dell’Udc, che cominciano il solito balletto intorno a questa riforma, dicendo che sarà approvata una legge regionale autonoma da essa, sottintendendo in maniera evidente la diversità, in modo da mantenere intatti i privilegi di dirigenti e dipendenti regionali, la loro inefficienza e la loro irresponsabilità.
Sulla riforma Madia, che questo ceto politico regionale non intende recepire, aspettiamo che si esprimano i Pentastellati, per ora in silenzio, e i gruppi di opposizione all’Ars. Non sappiamo se hanno capito che con essa si gioca il futuro della Sicilia. Senza burocrazia efficiente c’è sottosviluppo.