Imprese della movida: -1,6% in Sicilia. A Palermo la flessione più alta d’Italia - QdS

Imprese della movida: -1,6% in Sicilia. A Palermo la flessione più alta d’Italia

Oriana Gionfriddo

Imprese della movida: -1,6% in Sicilia. A Palermo la flessione più alta d’Italia

venerdì 28 Agosto 2015

Studio della Cciaa di Milano mette a confronto 2014 e 2015 per ristorazione, shopping, alberghi, tempo libero, sport, musica. Nel capoluogo siciliano, infatti, si registra -4,4%, mentre Ragusa fa eccezione con +0,5%

PALERMO – Crescita “zero” per le imprese del settore della movida nel 2015 rispetto al 2014. A Palermo, addirittura, c’è stata una riduzione del 4,4 per cento, la percentuale negativa più alta di tutte le città d’Italia. In Sicilia ci sono in tutto 73.150 imprese nel settore della ristorazione, abbigliamento, edicole, tabaccai, cinema e teatri, quasi il due per cento in meno rispetto al 2014 quando erano 74.316.
Sono, invece, 120 mila le imprese in Lombardia legate al settore della movida, tra shopping , ristorazione, alberghi, tempo libero, sport, musica, eventi e Milano in un anno registra quasi 500 imprese del settore in più.
Questo è quello che emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese dal 2014 al 2015. Un’impresa di questo settore su otto in Italia è lombarda. In leggera crescita in un anno (+0,3%). Milano ne conta 41 mila, oltre 17 mila a Brescia, 13 mila a Bergamo, circa 10 mila  a Varese e  a Monza.
Tra i settori più numerosi: bar e ristoranti (a Milano circa 8 mila imprese ognuno, in Lombardia 25 mila bar e 23 mila ristoranti), abbigliamento (3 mila a Milano e 9 mila in Lombardia), edicole (2 mila a Milano e 5 mila in Lombardia), tabaccai e imprese nel settore cinematografico (circa mille ciascuno a Milano e 4 mila tabaccai e 1.500 imprese nel settore cinema in Lombardia).
A Milano traina la crescita la ristorazione che passa da 7.300 imprese a 7.800 in un anno, stabili invece rimangono i bar. Ma è a Napoli la maggiore concentrazione: ogni impresa in media serve 52 abitanti, a Roma 57, a Milano e Torino circa 70.
In Sicilia segno negativo in tutte le province, ad eccezione di Ragusa che ha visto una piccola crescita con una variazione percentuale pari allo 0,5%, nell’arco temporale che va dal 2014 al 2015. Numericamente le imprese di settore nel 2014 erano 5.045, mentre quest’anno sono diventate 5.071.
E se Palermo si classifica prima come numero d’imprese, la troviamo ultima nella classica di sviluppo. Infatti nel 2014 il capoluogo contava ben 17.451 imprese, quest’anno invece ne conta 16.686, perdendone 765. Il dato maggiormente negativo della Sicilia.
Un secondo posto invece per Siracusa, che nonostante non abbia visto un incremento nel commercio della movida, però è riuscita a difendersi bene, con un piccolissimo numero negativo pari a -0,1%. Un dato semi positivo in un quadro tutto siciliano che vede sempre meno luce anche in questo settore commerciale.
Lieve riduzione anche per le città di Messina (-0,3%) e Catania (-0,4%).
Meno 1 per cento per Trapani, -1,8 per Enna. Settimo e ottavo posto nella classifica siciliana per Agrigento e Caltanissetta con numeri negativi pari rispettivamente a -2 e -2,1.
Sorprendente l’enorme marcia indietro di Palermo che con  678 492 abitanti, vede abbassare sempre più saracinesche.
Ma si sa, la Sicilia non è un terreno fertile per l’imprenditoria, nemmeno per quelle legate alla movida, nonostante la natura godereccia del siciliano.
Palermo ha visto delle limitazioni a livello di orari con un ordinanza del sindaco in vigore fino al 30 settembre nel rispetto degli abitanti che desiderano vivere la propria città in armonia. E va bene le regole, ma si sa che la vita by night estiva è un forte mezzo di attrazione per i più giovani che ovviamente non apprezzano limiti nel divertimento, ed è anche un mezzo per intrattenere la sera i turisti.
Colpa della crisi, colpa delle dinamiche interne tutte siciliane, colpa di una Regione che non riesce a capire le esigenze dell’imprenditore? Questo è tutto da chiarire. La speranza che l’Isola riesca finalmente ad incrementare l’economia in un settore piuttosto che in un altro è sicuramente l’ultima a morire.

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