Trivellazioni, il prezzo del petrolio nella strategia del Governo - QdS

Trivellazioni, il prezzo del petrolio nella strategia del Governo

Rosario Battiato

Trivellazioni, il prezzo del petrolio nella strategia del Governo

venerdì 28 Agosto 2015

Assomineraria: “Società con competenze serie non si faranno impressionare”. Per Greenpeace il crollo allontanerà le compagnie dai mari nazionali

PALERMO – Non sarebbero soltanto le opposizioni di ambientalisti e delle Regioni, che in alcuni casi hanno avviato anche ricorsi amministrativi, ad adombrare i piani del governo sulle trivellazioni, perché il vero pericolo potrebbe nascondersi nel crollo del prezzo del petrolio. Questa visione, dettata da Greenpeace e da alcuni addetti ai lavori, risulta però diametralmente opposta alla posizione espressa all’adnkronos da Pietro Cavanna, presidente di Assomineraria settore idrocarburi e geotermia, che vede nel calo del prezzo un fattore discriminante in positivo perché le “società con competenze serie e finanziariamente solide non si faranno impressionare”.  
Tutto comincia alla fine luglio: due compagnie petrolifere (Omv e Marathon Oil), a cui erano state assegnate sette delle dieci aree di ricerca idrocarburi in Croazia, rinunciano alle concessioni.
La motivazione ufficiale si attiene all’irrisolta questione sui confini marittimi tra Croazia e Montenegro, ma l’idea che si affaccia in molti osservatori internazionali è diversa. Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, ha visto, tra le motivazione del ritiro, il “prezzo del petrolio in discesa e una rivolta contro le trivelle che ormai comprende non solo Croazia e Italia ma anche comunità e cittadini dei Paesi vicini”. Per gli ambientalisti questo passaggio sarebbe il prologo che di fatto smonterebbe la politica energetica nazionale che riguarda da vicino anche la Sicilia.
Per Cavanna, invece, non si tornerà indietro. “Il prezzo del petrolio – ha dichiarato all’adnkronos – non sempre è regolato da meccanismi di domanda e offerta, ma dalla finanza ed altri fattori. Non tutti i mali vengono per nuocere: le società con competenze serie e finanziariamente solide non si faranno impressionare”.
Il piano energetico nazionale del governo Renzi non è certo una novità. Già da oltre un anno si discute del potenziamento delle estrazioni petrolifere: raddoppio entro il 2020 della produzione di idrocarburi fino a 24 milioni di tonnellate con risparmi previsti da circa 14 miliardi all’anno di acquisti energetici. Una conferma rintracciata anche nell’articolo 38 dello Sblocca Italia (“Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali”).
Secondo Legambiente, tra basso e medio Adriatico, mar Ionio e Canale di Sicilia, sarebbero in arrivo 44 richieste per la ricerca, 8 per la prospezione e 5 di concessione per l’estrazione di petrolio.

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