Lavoro nero e sfruttamento, la Sicilia è la capitale d’Italia - QdS

Lavoro nero e sfruttamento, la Sicilia è la capitale d’Italia

Michele Giuliano

Lavoro nero e sfruttamento, la Sicilia è la capitale d’Italia

martedì 01 Settembre 2015

Controlli a tappeto in diverse province siciliane: tantissime sanzioni ma l’effetto non tende a diminuire. Caporalato diffusissimo: nelle campagne quasi un lavoratore su due non in regola

PALERMO – Italia terra di sfruttamento dei lavoratori, Sicilia messa anche peggio. Secondo il rapporto “Terra ingiusta” dell’associazione ‘Medici per i diritti umani’, nel 2013 sono stati più di 320 mila gli immigrati, provenienti da 169 diverse nazioni, impegnati regolarmente nelle campagne italiane. Hanno svolto circa 26 milioni di giornate di lavoro pari al 23,2 per cento delle giornate dichiarate complessivamente, tra italiani e stranieri, in quell’anno.
Il lavoro sommerso riguarda il 32 per cento del totale dei dipendenti del settore agricolo, di cui circa 100 mila sono sottoposti a gravi forme di sfruttamento e costretti a vivere in insediamenti malsani e fatiscenti.
Da nord a sud della penisola questo sfruttamento avviene principalmente in agricoltura, senza considerare altri settore lavorativi come edilizia, ristorazione, ecc…
Il rapporto “#FilieraSporca” mette in evidenza soprattutto la Sicilia. Ha denunciato che nelle campagne catanesi, dove si raccolgono le arance che finiscono nelle nostre bibite, il 40 per cento dei lavoratori è a nero: negli agrumeti lavorano 5 mila stranieri, di cui 2 mila romeni. La media è 10 ore di lavoro e il 50 per cento del salario va al caporale.
I braccianti sono spesso minacciati e subiscono in silenzio per paura di perdere il lavoro. Devono inoltre pagare una sorta di pizzo sugli alloggi dove vivono e perfino la spesa al supermercato è controllata dai caporali.
Tutto confermato dalle più recenti operazioni di contrasto al lavoro nero che hanno riguardato le province di Catania, Ragusa, Caltanisetta e Trapani.
Nel territorio etneo nel complesso sono stati controllati dai carabinieri dell’ispettorato lavoro 15 aziende, prevalentemente dedite alla raccolta di uva da tavola e ortaggi, e scoperto 37 lavoratori in nero su 116 presenti (55 italiani, 34 rumeni, 15 albanesi, 4 marocchini, 5 tunisini, 1 ucraina, 1 tedesco, 1 svizzero) contestando 227 mila euro di sanzioni amministrative.
A Ragusa sono stati scoperti anche in queste ultime tre settimane nuovi casi di lavoro nero in danno di lavoratori italiani e stranieri. Controllate 39 aziende agricole e verificate 114 posizioni lavorative: di questi 58 italiani, 7 bangalesi, 20 rumeni, 16 tunisini, 13 albanesi; scoperti 33 lavoratori in nero di nazionalità italiana (29), rumena (2), albanese (1) e tunisina (1) in quattro diverse aziende e contestate sanzioni amministrative per 145 mila euro.
A Caltanissetta sono state controllate 10 ditte e verificate 41 posizioni lavorative, scoperto 15 lavoratori in nero in diverse aziende, di cui 2 sottoposte alla sospensione dell’attività imprenditoriale quindi al pagamento di quasi 2 mila euro e alla maxi sanzione di 4 mila euro per singolo lavoratore. Contestate sanzioni amministrative per 70 mila euro.
Infine nel trapanese i controlli si sono svolti in tutto il territorio con particolare riguardo ai territori di Calatafimi, Petrosino e Mazara del Vallo. Anche in questa occasione i risultati non si sono fatti attendere e così gli operanti hanno nel complesso controllato 5 aziende e verificate 19 posizioni lavorative. Scoperto 10 lavoratori in nero sui 19 presenti e contestate sanzioni amministrative per complessivi 46 mila euro.
 


Attivata la Rete del lavoro agricolo di qualità
 
ROMA – Da oggi le aziende agricole interessate potranno fare richiesta di adesione alla ‘Rete del Lavoro agricolo di qualità’, l’organismo autonomo nato per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo. 
Possono fare richiesta le imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti:
a) non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto;
b) non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera a);
c) essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
Alla procedura si accede attraverso il sito www.inps.it, mediante il seguente percorso: Servizi online > Accedi ai servizi > Per tipologia di utente > Aziende, consulenti e professionisti > Agricoltura: domanda di iscrizione alla rete del lavoro agricolo di qualità.
“Combattere il caporalato anche attraverso la certificazione etica delle aziende che rispettano le regole. Con questo obiettivo nel 2014 abbiamo inserito in Campolibero la ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’, che da oggi sarà pienamente operativa. – afferma il Ministro Maurizio Martina – Le aziende potranno così registrarsi ed essere valutate dalla Cabina di regia della Rete, che è presieduta dall’Inps.

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