Falsificazione dell’euro, in Sicilia sequestrate 11mila banconote - QdS

Falsificazione dell’euro, in Sicilia sequestrate 11mila banconote

Laura Paglia

Falsificazione dell’euro, in Sicilia sequestrate 11mila banconote

mercoledì 02 Settembre 2015

Valore complessivo delle valute contraffatte: 352.065 €: i dati del Mef si riferiscono al 2014. Regioni più “virtuose” sono: Molise, Valle d’Aosta, Umbria e Basilicata

ROMA – La Sicilia ha raggiunto nell’anno precedente la quota di 11.668 banconote sequestrate per un valore complessivo di 352.065 euro, somma superata soltanto nel 2011.
Sul fronte della contraffazione dell’euro, la maglia nera va alla Campania, con un numero di banconote sottoposte a sequestro che tocca la somma totale di 24.665.775 euro; mentre la Regioni più “virtuose” sono Molise, Valle d’Aosta, Basilicata e Umbria.
Sono questi i dati più significativi contenuti nell’elaborazione della 27esima edizione del Rapporto Statistico 2014 sulla falsificazione dell’euro che analizza in maniera approfondita l’andamento del fenomeno..
Essendo aumentato il numero di Paesi accomunati dalla moneta unica, l’Eurozona ha messo in moto un sistema volto a contrastare il fenomeno della contraffazione monetaria in tutti gli Stati membri: a tal fine sono stati introdotti strumenti capaci di garantire sicurezza e protezione, rendendo più difficile il procedimento di falsificazione, a partire dal principio della “prima difesa” desumibile direttamente dalla banconota.
La strada seguita richiede che gli elementi di sicurezza possano essere desunti dalla valuta stessa in contanti, senza che sia necessario ricercarli aliunde, oltre ad essere visibili ictu oculi, rendendone così più agevole al gestore del denaro la verifica della veridicità.
Dall’emanazione del D.M. dell’1 febbraio 2013 ad oggi, non pochi sono stati i risvolti positivi nella lotta alla contraffazione portata avanti dalla Guardia di Finanza, dalla Banca d’Italia e dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, d’intesa con i vertici istituzionali del nostro Paese, primo fra tutti il ministero dell’Economia e delle Finanze.
Sulla base delle segnalazioni di sospetta falsità pervenute all’Ufficio Antifrode dei Mezzi di Pagamento, risulta evidente che le valute false intercettate in fase di circolazione e conseguentemente ritirate presentano un andamento di minore irregolarità rispetto a quello delle banconote sequestrate prima. In particolare, è innegabile la più ampia diffusione del fenomeno nel biennio 2013/14 e, guardando da una prospettiva ancor più ravvicinata, i livelli raggiunti nel 2014 presentano, rispetto al 2013, un incremento del 63% in numero di pezzi.
A detenere il primato nel 2014 è il Sud Italia, principale area geografica di individuazione di banconote sospette, in cui se ne contano quasi mezzo milione.
Seguendo il termine di riferimento fornitoci dalla documentata frequenza di individuazione, dal lontano 2007 sino al 2014 è in Piemonte, Campania, Puglia, Lombardia e Veneto che si manifesta maggiormente il fenomeno.
Le ultime due presentano una maggiore regolarità, mentre sul resto del territorio nazionale si è assistito a un aumento e una diminuzione pressoché costanti, dovuti soprattutto al successo delle operazioni di maxi sequestro, come quello piemontese del 2013 e quello nella terra del Salento pari a 212 mila banconote per un controvalore di 11,2 milioni di euro.
Al di là degli interventi della GdF, le Regioni sono caratterizzate da un sostanziale incremento nelle individuazioni e, effettuando un raffronto con i dati del 2013, va sottolineato che la contraffazione ha avuto maggiore diffusione in regioni i cui dati in precedenza si attestavano intorno a cifre più contenute, come nel caso della Campania.
 

 
Al Sud boom di monete false
 
Negli ultimi due anni si è manifestato un ampliamento del livello di falsificazione dei due tagli inferiori di banconote, quelli da 5 e 10 €. Con una lente d’ingrandimento sui dati elaborati dal Mef, focalizzandoci a livello regionale, per quanto riguarda la valuta da 10 euro, è la Sicilia il territorio dove l’impennata è stata più evidente, soprattutto da gennaio a marzo del 2014, seguita dalla Lombardia, nel secondo semestre del medesimo anno. In questo caso la frequenza dei sospetti ha riguardato sia i ritiri che i sequestri: è stato a partire da aprile 2013 che le valute sospette sono passate dai 250 pezzi ai quasi 2 mila di luglio, soglia che ha poi subito un decremento a fine del 2014, in cui si contano soltanto 500 pezzi sospetti di essere contraffatti, grazie a un sequestro avvenuto a marzo. In generale, la concentrazione maggiore è stata registrata essenzialmente in Lombardia e Piemonte, in Lazio e in Sicilia.  Nell’ultimo biennio, nel conteggio delle monete falsificate sequestrate, sia per numero che per valore, in cima alla classifica spiccano Lombardia e Campania, che insieme coprono ben due terzi del fenomeno su scala nazionale, rispettivamente con 37.903 e 586.099 monete false individuate soltanto nel 2014. Tuttavia, tenendo sempre bene in considerazione che l’andamento temporale è sempre molto variabile, dalle statistiche risulta che è il Sud ad aver scalato la vetta della classifica nel 2014, anno in cui è avvenuto un numero eccezionale di individuazioni di monete false. Anche nel Nord-Est d’Italia l’incidenza della falsificazione delle monete ha subito un lieve ma costante incremento: a trainare tale crescita graduale sono state il Veneto e l’Emilia-Romagna. Dove si colloca la Sicilia nel conteggio delle monete di sospetta fattura? Durante l’anno appena trascorso ne sono state sottoposte a sequestro 3.901, per un valore complessivo di 5.272 euro.
 

 
Intensificata l’attività di indagine e di repressione delle Forze dell’Ordine
 
In linea generale, assistiamo a un aumento della produzione di moneta falsa, il quale è stato parallelamente accompagnato dal successo di numerose attività di indagine e repressione, che si sono mostrate efficaci e in grado di contrastare il predominio della criminalità organizzata nel settore in questione.
Infatti, nell’ultimo anno, i dati mostrano una diminuzione dei ritiri nei periodi in cui si registra l’effetto opposto, a causa della maggiore circolazione di contanti.
È opportuno proseguire lungo questa linea, integrandovi una sempre più capillare cooperazione tra i vari protagonisti. Questo è il monito espresso da Antonio Adinolfi, direttore dell’Ufficio Centrale Antifrode dei Mezzi di Pagamento, all’interno del Dipartimento del Tesoro.
È il 2014 l’anno in cui si è verificata la più netta diminuzione delle banconote euro, sia in numero che in controvalore, sospette di falsità, pari al 60 per cento, la cui causa va innanzitutto individuata nei sequestri effettuati da parte delle Forze di Polizia, ancor prima che il denaro venisse messo in circolazione.
La differenza significativa rispetto al precedente anno 2013 è dovuta non ad un allentamento nell’impegno della GdF, ma all’eccezionalità del dato 2013, anno in cui sono stati sequestrati euro falsificati per più di 1,5 mln di pezzi (per un controvalore di quasi 80 mln €) e nel 2014 quasi 0,5 mln di pezzi (per un valore di più di 25 mln €).
Diverso si presenta invece l’andamento dei ritiri durante la fase di circolazione, cioè quando i tagli non originali erano oramai già stati immessi nel mercato dei contanti: gli euro falsificati nel 2014 sono aumentati del 60% in controvalore e del 40% in numero rispetto al 2013. Le motivazioni vanno ricercate sia nell’introduzione della nuova procedura telematica Sirfe, sia in un aumento considerevole del fenomeno, soprattutto nel terzo trimestre del 2014.
L’anno in questione è stato inoltre caratterizzato da una modifica nella composizione per taglio: si è verificato un forte aumento del numero di pezzi da 20€, al quale è corrisposta una contemporanea riduzione di quelli 100€ e da 10€.
Le banconote più semplici da falsificare e, di conseguenza, più a rischio, sono stati i tagli da 5 e 10 euro della serie “Europa”, introdotte rispettivamente il 2 maggio 2013 e il 23 settembre 2014; è seguita la banconota da 20 euro, in circolazione con una serie di caratteristiche miranti a favorirne la riconoscibilità in caso di falso.
In una visione d’insieme, distinguendo la penisola in macroaree geografiche, la zona maggiormente interessata è il Nord-Ovest, sia con riferimento al valore che al numero di valute sottoposte a sequestro o ritiro: infatti, la banconota più falsificata è quella da 50€, per una somma totale che ammonta a 2.159.300 euro.
Inoltre, le statistiche permettono di tracciare un’analisi dettagliata che prenda in considerazione i diversi tagli disponibili: mentre a Nord-Ovest e al Meridione il taglio più frequente è quello da 50€, nel Nord-Est e nelle Isole lo è la banconota da 20€; infine al Centro l’euro più soggetto a contraffazione per valore è quello da 100€.
 

 
Maglia nera a Catania. Segue il capoluogo
 
A livello provinciale, in testa si colloca la capitale, che ha raggiunto l’apice nel 2013, con 602.435 euro di banconote sequestrate e ritirate dalla circolazione
Nel 2014, nella nostra Regione, la provincia catanese supera quella palermitana, con 92.990 euro di individuazioni, contro gli 81.735 euro del capoluogo, ma in entrambi i casi si è assistito a un incremento rispetto all’anno precedente, rispettivamente di 8.315 euro nel primo caso e di 19.245 euro nel secondo. A Messina le banconote false individuate nel 2014 raggiungono i 52.880 euro; mentre nel territorio di Ragusa si contano 34.145 euro di valute false sequestrate/ritirate. Il territorio siracusano si allontana dalle cifre raggiunte nelle altre province, mantenendosi su somme piuttosto basse, pari a 20.190 euro di banconote sospette; ancora meno elevati i numeri dell’agrigentino, con 17.890 euro. Nel nisseno dalle statistiche risultano solo 467 le banconote falsificate, per un valore di 15.945 euro; il dato di Enna è sostanzialmente omogeneo, in quanto i dati parlano di 6.425 euro di banconote sotto sequestro/ritiro.

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