Adozioni, una famiglia solo per un bambino su tre - QdS

Adozioni, una famiglia solo per un bambino su tre

Angela Ganci

Adozioni, una famiglia solo per un bambino su tre

lunedì 07 Settembre 2015

I Tribunali di Palermo e Messina tra i più veloci: in media emettono la sentenza in 19 mesi. Istituto degli innocenti di Firenze: tra il 2006 e il 2013 adottato 1 bimbo su 3

PALERMO – La scelta adottiva richiede un impegno che può tradursi in lunghe attese burocratiche, cui si affiancano le difficoltà nella costruzione di un rapporto con un passato di trascuratezze e disagi.
L’iter procedurale dell’adozione in Italia è regolato dalla L.184/1983, modificata dalla L.149/2000, e pone come requisito di base per l’adottabilità la sussistenza della condizione di abbandono, come privazione materiale e morale da parte dei genitori (o dei parenti entro il quarto grado), sia nel caso di genitori ignoti o deceduti (art.11) sia stabilmente incapaci di occuparsi del minore (art.12).
 
Decretata l’adottabilità, seguirà l’affidamento preadottivo e la conseguente adozione, ovvero diverso provvedimento, come l’affidamento ai servizi sociali o il non luogo a procedere. Il tempo che intercorre tra la determinazione dello stato di abbandono e quello dell’adozione effettiva è un fattore critico, data l’urgenza di assicurare al bambino cure esclusive. A tal proposito l’Istituto degli Innocenti di Firenze, nel quadro delle attività del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, riporta i risultati di una ricerca relativa alle adozioni nazionali nel periodo 2006-2013, cui hanno partecipato 11 Tribunali, corrispondenti al 42% dei bambini nella fascia 0-17 (4,3 milioni su un totale nazionale di 10,2 milioni), rappresentativi delle tre ripartizioni del Paese (per il nord, Genova, Milano, Torino e Trieste, per il Centro, Ancona e Firenze, per il Sud, Bari, Campobasso, Catanzaro, Messina e Palermo).
Si riportano le risultanze relative all’articolo 11 (genitori ignoti o deceduti), per cui l’iter risulta semplificato, non richiedendo interventi di recupero delle funzioni genitoriali carenti, che allungano i tempi per l’adozione. I provvedimenti relativi al 2006 riguardano 552 minori iscritti nel registro per lo stato di abbandono, in media circa 13 giorni dopo la nascita (eccezione positiva a Palermo, dopo appena tre); a questa celerità, proseguendo verso la sentenza di adozione, i tempi si allungano, con un periodo medio di attesa di circa 21,6 mesi tra l’iscrizione e l’adozione.
 
Esistono differenze marcate da tribunale a tribunale: il più veloce è Torino (17 mesi), seguito da Milano e Firenze (18), quindi Messina e Palermo (19), in coda Ancona (26) e Trieste (28).
Non sempre alla dichiarazione di abbandono e di adottabilità segue una sentenza di adozione.
Da questo punto di vista, i tribunali di Ancona e Bari nel 2006 segnano il punto più basso (212 iscrizioni, 7 adottabilità e relative adozioni ad Ancona; 130 iscrizioni, 11 adottabili e 10 adottati a Bari), mentre a Milano su 74 iscrizioni, le adozioni sono state 69, a Palermo 13 adozioni su 16 iscritti, con solo il 33,7% dei bambini adottato in tutta Italia (186 su 552).
Si tratta di dati che sollevano enormi interrogativi: perché il 66,3% dei minori del 2006 non è stato collocato in famiglia? Forse perché particolarmente “difficile”? Come ridurre l’attesa e l’eventuale scarto numerico tra la dichiarazione di adottabilità e l’inserimento in famiglia? Per un minore ogni singolo giorno fa la differenza e anche un abbandono precocissimo può provocare danni irreparabili; se l’impossibilità di crescere in un ambiente permeato dall’affetto esclusivo minaccia l’equilibrio in costruzione, la tempestività dell’iter adottivo e un supporto mirato al consolidamento dell’identità (colloqui di preparazione del bambino e incontri con i futuri genitori), appaiono percorsi quanto mai obbligati.

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