Palma di Montechiaro, qui è passato il Gattopardo - QdS

Palma di Montechiaro, qui è passato il Gattopardo

Annalisa Di Stefano

Palma di Montechiaro, qui è passato il Gattopardo

martedì 08 Settembre 2015

Il Palazzo ducale tra i luoghi resi celebri da Tomasi di Lampedusa

Tra i luoghi portati alla ribalta da Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo più celebre, vi è Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, la cittadina fondata nel 1637 dai fratelli Carlo e Giulio Tomasi e De Caro, antenati dello scrittore. Ed il Palazzo ducale è uno dei segni tangibili della presenza in città di questa antica e nobile famiglia di cardinali, santi e scrittori.
Per quanto nella Donnafugata de “Il Gattopardo”, scritto tra il 1954 e il 1957, rivivano ambienti, figure e circostanze legati alla cittadina, lo scrittore non visse a Palma ma le fece visita solo due anni prima di morire, nel settembre del 1955, e quindi dopo aver iniziato la stesura del suo romanzo. Durante il suo viaggio, però, ebbe modo di ammirare anche il Palazzo ducale realizzato da don Giulio Tomasi tra il 1653 e il 1659, dopo che la residenza originaria di famiglia venne inglobata nel monastero delle benedettine, e che lo stesso nobile abbellì secondo il proprio gusto personale.
Il palazzo comprende il pianterreno adibito ad accogliere magazzini, scuderie e carceri, ed il piano nobile, dove trovano posto ben otto saloni comunicanti l’uno con l’altro, e si sviluppa lungo due ali, una delle quali con un grande portone d’ingresso dal quale si raggiunge la scala che porta al piano nobile. Questa doveva essere di dimensioni molto più grandi, poiché si racconta che il duca la percorresse direttamente col calesse.
L’edificio, con la sua imponente mole, si mostra in tutta la sua bellezza ancor prima di entrare in paese, posto com’è su uno sperone di roccia nello slargo che un tempo veniva chiamato Piazza del Belvedere. Alla semplicità dei prospetti, si contrappone la laboriosità dei suoi pregevoli soffitti a lacunari lignei dipinti. Le otto sale ospitate al primo piano del palazzo presentano infatti i soffitti a cassettoni originari decorati con soggetti diversi, tra cui archi, frecce, palme, croci, armi e simili, dove il duca vi appose la propria impronta aristocratica. Le decorazioni più sfarzose sono quelle della sala posta ad angolo, che si affaccia sul mare e sulla piazza, dove si narra si ritirasse il duca. Al centro del soffitto troneggia lo stemma dei Tomasi con il leopardo rampante, il monte a tre cime, e lo sfondo dipinto in bianco, azzurro, rosso ed oro.
Nel soffitto della stanza nella quale nel giugno del 1731 si radunò la commissione del Tribunale ecclesiastico per il processo di beatificazione di Isabella Tomasi, figlia di Giulio, divenuta suor Maria Crocifissa della Concezione, sono invece raffigurate numerose armi, da quelle più tradizionali a quelle più moderne.
Percorrendo i saloni del palazzo è possibile effettuare un viaggio nella memoria storica dello scrittore, attraverso gigantografie e pannelli esplicativi nei quali viene illustrata la sua vita e i luoghi in cui visse. Palma di Montechiaro, infatti, insieme a Palermo e Santa Margherita Belice, è sede del parco letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa ed il Palazzo ducale rappresenta una tappa fondamentale per chi vuole conoscere gli ambienti e le situazioni care allo scrittore siciliano, utili per comprenderne anche gli scritti.

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