La reputazione della Sicilia è espressione di un fascino turistico pieno di difetti - QdS

La reputazione della Sicilia è espressione di un fascino turistico pieno di difetti

Chiara Borzi

La reputazione della Sicilia è espressione di un fascino turistico pieno di difetti

mercoledì 09 Settembre 2015

Dalle ricerche di Reputation Manager e Networklab emerge la cattiva gestione dei patrimoni. Prima isola del Mediterraneo per ricchezza culturale, giudizi negativi per strade e rifiuti

PALERMO – Di che reputazione gode la Sicilia nel panorama turistico nazionale e internazionale? La risposta può essere costruita attingendo a diverse fonti. Attenzionando ad esempio il web, luogo in cui grazie a ricerche come “Turismo digitale: la web reputation delle regioni italiane” di Reputation Manager e Networklab, si scopre come, secondo i giudizi espressi in rete, la nostra regione non sia esattamente “disprezzata” dai viaggiatori.
Un altro focus interessante è quello offerto dai pezzi giornalistici della stampa estera, specialmente dai componimenti ottenuti attraverso un contatto diretto con i luoghi. Produzioni che per questo godono di un certa attendibilità.
Su questa scia l’estate siciliana si era aperta con la notizia positiva diffusa dal Telegraph (esattamente l’8 giugno) di una nostra regione capace d’intestarsi il titolo di prima isola del Mediterraneo per ricchezza culturale.
La stagione è continuata con un’alternanza di giudizi non sempre positivi, ma quasi al termine dell’estate ecco una nuova produzione molto positiva, ancora realizzato dal Telegraph sulla Sicilia.
L’accento è posto in questo caso di nuovo sulla bellezza del nostro patrimonio culturale, ma in particolare su quella espressa dai siti patrimonio Unesco. Dei beni, quest’ultimi, che secondo il quotidiano britannico ci permettono di essere una meta appetibile per 365 giorni l’anno. Sulla carta tutto ciò è vero. Dall’Etna ad Agrigento le bellezze sono straordinarie, ma nella realtà è stato denunciato più volte la cattiva gestione amministrativa che a livello regionale facciamo di questi stessi tesori riconosciuti patrimonio dell’umanità.
La verità non si può in nessuno modo nascondere, ne può essere accettata una posizione attendista da parte della Regione siciliana. A luglio questo quotidiano ha già evidenziato il rischio che la Sicilia corre di perdere 120 mln di euro messi a disposizione dal Ministero dei Beni Culturali tramite la programmazione Po-Fsr 2014/2020, ma nulla è cambiato e piuttosto continuano ad assottigliarsi le somme da destinare al turismo. L’ingresso di Palermo e Monreale nella “World Heritage list” incrementerà ancora una volta il prestigio territoriale regionale, ma contestualmente anche il bisogno di una svolta nella gestione economica di tutti i beni Unesco.
D’altronde la stampa internazionale non si ferma solo alla descrizione delle “grandi bellezze”. Il Financial Times giorno 21 agosto ha ripreso il racconto della food writer Rachel Roddy, la quale recandosi a Gela in vacanza non ha mancato di annotare la deviazione obbligatoria a cui è stata costretta a causa del crollo del viadotto sulla Palermo – Catania. “Una significativa parte dell’autostrada è crollato qualche mese fa – scrive Roddy – (e sembra che rimarrà in quel modo)”. La discesa lungo la strada statale 121 (il più antico collegamento stradale tra Catania e Palermo) viene raccontata dall’autrice come fatta tra piante intrecciate e “cumuli di rifiuti”.
 

 
La parola alla scrittrice Roddy del Financial Time
 
Nel racconto ripreso dal Financial Time della scrittrice Rachel Roddy emerge una nostalgia delle origini greche di Gela. Sebbene dal mare della città nissena continuino ad emergere testimonianze del periodo più antico, di Gela si nota oggi quasi solo il petrolchimico. Una sensazione che la scrittrice inglese ha condiviso con i lettori del FT: “Gela oggi è industriale e povera, e se si viaggia per poche miglia più in la, lungo la costa, s’incontra la grande piattaforma petrolifera” Roddy non manca comunque di mettere nero su bianco l’”educazione culinaria” italiana. La città siciliana diventa così anche sinonimo di un patrimonio enogastronomico raccontato ai lettori del Financial Times in tutta la sua bontà, insieme alle altre caratteristiche di Gela. E’ impossibile ormai sottovalutare quest’elemento e per questo torna protagonista il bisogno programmare e ottimizzare la spesa dei fondi che ci vengono destinati per la promozione turistica. L’assessore regionale al Turismo Cleo Li Calzi ha annunciato l’arrivo di 1 miliardo di euro da destinare al turismo tramite la programmazione 2014-2020. Ora è necessaria la programmazione e farne buon uso.

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