Iva, la Corte Ue bacchetta l’Italia: "No prescrizione per i reati gravi" - QdS

Iva, la Corte Ue bacchetta l’Italia: “No prescrizione per i reati gravi”

Oriana Gionfriddo

Iva, la Corte Ue bacchetta l’Italia: “No prescrizione per i reati gravi”

giovedì 17 Settembre 2015

Le tempistiche rischiano di bloccare un processo per truffa milionario

ROMA – C’è un caso italiano alla base della sentenza della Corte di giustizia europea, che ha richiamato all’ordine la magistratura, sostenendo che sulle regole relative ai casi di frode legati all’Iva c’è qualcosa che non va.
Secondo la Corte, la normativa italiana impedisce che nei casi più gravi siano assegnate sanzioni, “a causa di una prescrizione troppo breve”, che “potrebbe ledere gli interessi finanziari dell’Unione Europea”. Una valutazione che riguarda un caso di frode sullo champagne dal valore nell’ordine di alcuni milioni di euro. Gli imputati, proprio perché dovrebbe scattare la prescrizione, potrebbero non essere puniti.
Nei confronti del sig. Ivo Taricco e di altre persone è stato promosso, in Italia, un procedimento penale con l’imputazione di aver costituito e organizzato, tra il 2005 e il 2009, un’associazione per delinquere, nell’ambito della quale gli imputati hanno posto in essere operazioni fraudolente note come “frodi carosello”. Grazie a società interposte e a falsi documenti, tali persone avrebbero acquistato bottiglie di champagne in esenzione da Iva. Queste operazioni avrebbero consentito a una società, denominata Planet, di acquistare tali bottiglie a prezzo inferiore a quello di mercato, in tal modo falsando quest’ultimo.
 
La Planet avrebbe ricevuto fatture emesse dalle società interposte per operazioni inesistenti. Le stesse società avrebbero tuttavia omesso di presentare la dichiarazione annuale Iva o, pur avendola presentata, non avrebbero comunque provveduto ai corrispondenti versamenti d’imposta. 
 
La Planet avrebbe invece annotato nella propria contabilità le fatture emesse dalle suddette società interposte detraendo indebitamente l’Iva in esse riportata e, di conseguenza, avrebbe presentato dichiarazioni annuali Iva fraudolente. Una parte dei reati per i quali si è proceduto nei confronti del sig. Taricco e delle altre persone si è estinta per effetto della prescrizione, mentre gli altri reati risulteranno prescritti al più tardi l’8 febbraio 2018, senza che possa essere pronunciata una sentenza definitiva, per via della complessità delle indagini e della lunghezza del procedimento.
In Italia, una situazione del genere non è inconsueta a causa della peculiarità del diritto italiano, che permetteva, dalla data dei fatti, una proroga del termine di prescrizione di solo un quarto della sua durata (ossia, nella fattispecie, per un tempo compreso tra i 7 e gli 8 anni, in totale, termine insufficiente per ottenere una sentenza definitiva in cassazione). Ne consegue che il sig. Taricco e le altre persone sospettate di aver commesso una frode in materia di Iva per vari milioni di euro potranno beneficiare di un’impunità di fatto dovuta allo scadere del termine di prescrizione. Il Tribunale di Cuneo, investito del procedimento, ha chiesto alla Corte se, finendo col garantire l’impunità alle persone e alle imprese che violano le disposizioni penali, il diritto italiano non abbia creato una nuova possibilità di esenzione dall’Iva non prevista dal diritto dell’Unione.

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