Organizzato dal Cnr con Fao e Unesco un workshop all’Expo per discutere su problemi e soluzioni. A causa della penuria della risorsa idrica, 2,3 mld di persone soffrono di patologie
MILANO – Una gestione che tenga conto del nesso ‘acqua-cibo-energia-ecosistemi’ è la chiave per far fronte all’emergenza idrica che potrebbe profilarsi in un futuro non molto lontano. Questo l’assunto centrale del workshop che si è svolto all’Expo di Milano dal 18 al 19 settembre scorso.
Organizzato da Cnr dal Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione europea, in collaborazione con Fao e Unesco, il convegno ha visto sfilare accreditati esperti internazionali che hanno messo a fuoco le problematiche specifiche inserite, però, in un’ottica congiunta e integrata che poggia su possibili soluzioni che vadano oltre il puro soddisfare, in maniera del tutto disgiunta, i bisogni di chi produce cibo, chi produce energia e chi si preoccupa della sostenibilità degli ecosistemi acquatici.
Gli esperti hanno principalmente puntato l’indice sull’agricoltura che rappresenta il principale utilizzatore di acqua a livello globale (circa il 70% del totale). Ricordiamo che sulla nostra Terra o come qualcuno la chiama il pianeta azzurro perché ricoperta per ¾ di acqua,solo il 2,5 per cento è acqua dolce.
Una riserva idrica che purtroppo è continuamente sprecata a dispetto di quasi un miliardo di esseri umani che è costretto a bere acqua contaminata e altri 2,3 miliardi soffrono diverse patologie a causa della penuria d’acqua.
Uno scenario che si potrebbe aggravare sia per il cambiamento climatico globale sia per l’esplosione demografica: crescita della popolazione mondiale fino a dieci miliardi di persone entro il 2050, incremento della domanda di cibo del 60%.
Ma gli esperti non si sono limitati solo a tracciare scenari da incubo, hanno anche compiutamente illustrato le buone pratiche da seguire per un uso sostenibile di questo bene che molti chiamano l’oro blue.
Pratiche che poggiano soprattutto sulla gestione decentralizzata delle sorgenti d’acqua che abbraccia anche la negoziazione nella distribuzione dell’acqua, la necessità d’investimenti nelle risorse umane e infrastrutture sociali.
Le tecnologie, è stato più volte ribadito, in grado di assicurare un uso efficiente della risorsa acqua nella produzione agricola ed energetica e assicurare al contempo sostenibilità ambientale, sono armai mature.
È ora che l’acqua o meglio la scarsità di questo indispensabile elemento naturale, trovi sempre più spazio nel dibattito economico e politico, e che chi ha la gestione delle nazioni cominci a rimboccarsi le maniche per lavorare nella direzione delle indicazioni emerse dal convegno.