Cosa farei se fossi Presidente della Regione - QdS

Cosa farei se fossi Presidente della Regione

Carlo Alberto Tregua

Cosa farei se fossi Presidente della Regione

venerdì 25 Settembre 2015

Seconda puntata
 

Se fossi Presidente della Regione (ipotesi del terzo tipo, una finzione di ciò che dovrebbe fare il prossimo Presidente), continuerei nelle riforme le cui prime otto sono state pubblicate nell’editoriale del 6 agosto e che ricordavano più il metodo che il merito.
Affrontando il problema dei rifiuti solidi urbani, la soluzione complessiva prevederebbe: indicazione ai 390 Comuni affinché provvedano alla realizzazione dei Centri di Raccolta ove i cittadini si recherebbero portando i loro sacchi di rifiuti e pagherebbero un tot al chilo in funzione del tipo di rifiuti. Ovviamente, con ciò facendo, verrebbe meno la necessità della Tari, perlomeno nella parte riguardante la raccolta e, per conseguenza, sparirebbero tutti i cassonetti sporchi che intasano le vie delle città e di tutto il territorio comunale.
Metterei a bando di evidenza pubblica la costruzione di dieci impianti energetici (per favore non chiamiateli inceneritori o termovalorizzatori), a costo zero per le casse pubbliche perché finanziati dai fondi europei e dal project financing di chi si aggiudica la gara. La gestione produrrebbe un reddito di 2 milioni di euro per 250mila tonnellate di Rsu.

Varerei un piano di riforestazione per tutto il territorio avente la funzione di migliorare il clima e, soprattutto, quella di incatenare il territorio in declivio, in modo da evitare frane, alluvioni ed altri disastri idrogeologici.
Tenuto conto che in Sicilia vi sono 1.624 km2 di territorio incolto, nessun proprietario si opporrebbe alla forestazione, effettuata sia dalla Regione, che acquisterebbe gli alberi ad una media di 70 euro cadauno, sia dai proprietari che dovrebbero impiantarli.
In seno alla forestazione, varerei il Piano della linea del legno, vale a dire istituirei un credito di imposta per quegli imprenditori che volessero insediare, vicino alle foreste, aziende per la lavorazione dello stesso e la produzione di tavolame, cellulosa, biomasse. La linea del legno comporta una rotazione ventennale fra taglio e nuovo impianto.
Un altro piano riguarderebbe l’esportazione col “Made in Sicily” di tutti i prodotti che avessero i requisiti per meritare il marchio.
 

Un piano efficace dovrebbe essere realizzato per l’attrazione degli investimenti. La Sicilia ha un magnetismo unico al mondo per i propri beni culturali, archeologici, paesaggistici, climatici e via enumerando. Una task force andrebbe in giro per i Paesi ove vi sono grandi investitori (Cina, Sati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Brasile ed altri) per illustrare le opportunità della nostra Isola, al centro del Mediterraneo, anche in funzione dei traffici marittimi, fortemente potenziati dal raddoppio del canale di Suez.
La caratteristica principale dell’attrattività sarebbe quella che la Regione si impegnerebbe a rilasciare ogni tipo di autorizzazione entro trenta giorni, in modo da accelerare al massimo l’iter burocratico e consentire gli investimenti in tempi brevissimi. Ancora, varerei il piano per il Turismo utilizzando le grandi professionalità che vi sono in Sicilia, anche di livello mondiale, in modo da creare una rete con tutti quei Paesi i cui cittadini sono tentati di venire qui da noi. Ovviamente, il piano prevederebbe la stesura di tappeti rossi per gli ospiti.

L’energia merita un piano di grande respiro, per poterla ottenere dalle fonti rinnovabili che qui vi sono in abbondanza. Oltre al sole e al vento, vi sono biomasse, geiser, residui agricoli, rifiuti di allevamenti zootecnici e tante altre. Ma così, prese singolarmente, non creano nessuna ricchezza. Bisogna metterle a sistema, in rete, per fare massa critica, in modo da produrre tutta l’energia di cui la Sicilia ha bisogno. Poi occorrerebbe trasferire man mano i dipendenti dei petrolchimici agli impianti di gas.
Un piano importante riguarderebbe l’utilizzazione al cento per cento dei Fondi strutturali europei, di Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) statali, ovviamente cofinanziati dalla Regione. Chiederei a tutti i sindaci i progetti (e non le ipotesi di progetto), impegnandomi a sostenere e a soddisfare le loro richieste in tempi europei, in modo da attivare cantieri di lavoro e nuova occupazione.
Tutto questo è un sogno?
Non lo sappiamo. Sappiamo, però, che si può fare. Facciamolo!

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