Intramoenia, in Sicilia in riduzione - QdS

Intramoenia, in Sicilia in riduzione

Serena Giovanna Grasso

Intramoenia, in Sicilia in riduzione

mercoledì 30 Settembre 2015

Nel 2013 la spesa media procapite per prestazioni Alpi ammontava a 8,4 euro (9,4 euro nel 2012). Il maggior numero di prestazioni si ricollega alle visite ginecologiche (22%)

PALERMO – La sanità inefficiente alimenta le prestazioni Alpi (Attività libero professionale intramuraria). Secondo i dati del Sistema informativo sanitario, contenuti all’interno della Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria pubblicata qualche giorno fa dal ministero della Salute, si tratta di un business dal valore di quasi 42 milioni di euro: a tanto sono ammontati nel 2013 i ricavi per regime di intramoenia; di questi ben 38,9 milioni di euro sono andati al pagamento dei medici addetti, per un saldo di 2,8 milioni di euro.
Passiamo ad analizzare il fenomeno dal punto di vista dei ricavi del singolo professionista, suddividendo l’ammontare della compartecipazione al personale, ossia la quota di ricavi per prestazioni Alpi che spetta per gran parte ai dirigenti medici (in parte residuale al personale di supporto), per il numero di medici che esercitano la libera professione intramuraria. Così facendo, si perviene ad una stima di massima del guadagno medio per professionista in Sicilia ammontante per il 2013 a 10.043 euro. Occorre ad ogni modo specificare che si tratta di un valore assai inferiore a quello medio riscontrato a livello nazionale (16.814 euro).
Passando al dettaglio la spesa media procapite, è possibile mettere chiaramente in luce come in Sicilia sia la spesa media procapite sia inferiore rispetto a quella evidenziata a livello nazionale: infatti, mentre in Sicilia la spesa media pro capite per prestazioni in intramoenia per l’anno 2013 è stata pari a 8,4 euro (in diminuzione rispetto ai 9,4 euro del 2012), a livello nazionale il valore medio procapite è pari a 19,3 euro.
Dunque, non possiamo mancare di sottolineare un tale evidente scostamento, al contempo però accompagnato da un ricorso sempre maggiore alla procedura, in particolar modo per quel che riguarda determinate tipologie di prestazione, al fine di sopperire alle falle del sistema sanitario. È questo per esempio il caso delle visite ginecologiche che nel 22% dei casi vengono erogate in Alpi e delle ecografie ostetriche – ginecologiche (19%). In generale, le prestazioni erogate in regime di intramoenia rappresentano circa il 6% delle prestazioni complessive. Al contrario, i valori più bassi si riscontrano con riferimento alle visite fisiatriche (1%), alle mammografie (1%), alle ecografie addominali (1%) e all’elettrocardiogramma (1%).
Certamente la ragione che conduce ad un ricorso così imponente alle prestazioni intramoenia va ricercata nei tempi di attesa assai più brevi. Proprio riferendoci alle pratiche maggiormente richieste, ovvero visita ginecologica ed ecografia ostetrica – ginecologica, si rilevano tempi particolarmente contenuti rispettivamente ammontanti a 7 e 4 giorni di attesa. Più in generale, sono particolarmente contenuti i tempi di attesa, mai superiori ai 13 giorni. Le uniche eccezioni sono costituite dall’ecografia alla mammella (21 giorni di attesa) e mammografia (39 giorni).

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