Se rispetti il prossimo puoi fare ciò che vuoi - QdS

Se rispetti il prossimo puoi fare ciò che vuoi

Carlo Alberto Tregua

Se rispetti il prossimo puoi fare ciò che vuoi

mercoledì 30 Settembre 2015
Vi sono tanti precetti etici e religiosi che prescrivono cosa si possa o non si possa fare. Sono così dettagliati e categorici che alla fine ognuno li vìola in tutto o in parte. Quando le regole sono tante, puntigliose, pignolesche, anziché indicare strade fanno vedere massi, buche e rendono il percorso molto più difficile.
Le regole debbono essere semplici, comprensibili, e quindi facilmente osservabili. Certo, ci vuole la volontà per osservarle. Ma quando si è persona perbene è quasi automatico seguire le indicazioni delle regole etiche e, perfino, di quelle religiose.
Molti sacerdoti laici e religiosi sembra godano nel dire cose difficili, quasi che dalla incapacità degli ascoltatori traggano piacere.
Si tratta di quel piacere egoistico di chi detiene i saperi che spiega agli altri con la volontà di non far loro capire nulla. Cosicché essi continuano a custodire gelosamente i saperi e, con essi, il potere che ne deriva.

L’ignoranza è l’impotenza di chi non possiede gli strumenti della conoscenza e, quindi, va avanti a casaccio senza punti di riferimento, senza sapere quello che fa e dove va.
Ecco perché è indispensabile che ogni persona abbia un’attività continuativa di informazione e di acquisizione di dati, per capire meglio come è la situazione e, quindi, adottare comportamenti efficienti e conseguenti.
Quello che scriviamo è alla portata di tutti, indistintamente di tutti. Ogni persona vivente, a meno che non sia ammalata o con disabilità, ha il dovere di sapere e di capire. Diversamente è in balìa degli altri, anche di malfattori e delinquenti.
Ognuno deve essere padrone della propria vita e della propria azione, deve poter scegliere in quale direzione andare e quali obiettivi conseguire. Chi non si comportasse in questo modo, non avrebbe il diritto di appellarsi persona umana, perché sarebbe più simile alle bestie.
È opportuno conoscere le regole etiche, religiose, civili, di convivenza, sociali e così via. Anzi, è indispensabile.
Tuttavia è sempre bene cercare l’essenziale, all’interno della massa enorme di regole, in modo da evitare eccessive elucubrazioni sulla loro applicazione, elucubrazioni che spesso portano alla confusione mentale e, quindi, comportamentale.
 

C’è un principio, anzi una regola al di sopra di tutte le altre: rispetta il tuo prossimo. Quando il comportamento di ognuno di noi segue questo precetto, automaticamente si è messo in condizione di osservarne qualunque altro. Non uccidere. Ma se uccidi non rispetti il prossimo. Non rubare. Ma se rubi non rispetti il prossimo. Ecco due esempi in cui il precetto numero uno assorbe gli altri. Si possono fare tanti altri esempi e ognuno di voi può provare a vedere se ve ne è anche uno solo che possa prescindere dall’imperativo: rispetta il tuo prossimo.
Nel prossimo ci siamo anche noi. Se non abbiamo rispetto per noi stessi, non siamo in condizione di rispettare gli altri. La regola si può rovesciare per arrivare allo stesso risultato.
A che serve predicare, chiacchierare, agire, se non si tiene presente sempre ed in ogni circostanza quel precetto. Serve solo a mettere a posto la propria coscienza che, invece, non va per niente a posto, in quanto si tratta solo di assumere un tranquillante.

Fai il tuo lavoro col massimo impegno e con tutta la tua capacità. Anche in questo caso si applica il precetto indicato. Se tu non rendi e non dai agli altri il frutto della tua fatica, non puoi pretendere di riceverne contropartita. Il rispetto degli altri obbliga prima a dare e poi a ricevere, prima a compiere il proprio dovere e poi a chiedere che gli altri lo compiano. è inutile cianciare. Il proprio comportamento è il modo migliore per dimostrare agli altri che siamo rispettosi del prossimo, ovviamente se agiamo correttamente.
In ogni attività civile, sociale, familiare, assistenziale, ognuno dovrebbe ricordarsi di rispettare il prossimo, cosa che purtroppo nella maggior parte dei casi non avviene, con la conseguenza che aumenta l’egoismo, causa prima di tanti comportamenti errati e dannosi per i terzi.
Il precetto indicato è un antidoto all’egoismo, al chiudersi in sé stessi, a non volere dialogare e, soprattutto, a non volere servire chi ha bisogno.
Servire gli altri non a parole, ma con i fatti, con i comportamenti, non come fanno tante associazioni di servizio i cui membri sanno solo parlare, anche male.

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