Dialogo attivo con l’Ue per le questioni siciliane - QdS

Dialogo attivo con l’Ue per le questioni siciliane

Giovanna Naccari

Dialogo attivo con l’Ue per le questioni siciliane

sabato 07 Novembre 2009

Forum con Robert Leonardi, direttore generale dip. Affari extra-regionali uffici Bruxelles e Roma

Qual è l’attività del dipartimento Affari extra-regionali e di quante unità di personale dispone?
“Il Dipartimento svolge un’attività articolata su più fronti. Sostiene i parlamentari siciliani nelle questioni europee e svolge un’attività connessa al funzionamento del comitato delle regioni. All’interno di questo organismo la Sicilia è stabilmente presente e rappresentata dal parlamentare Francesco Musotto, delegato dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Negli uffici di Bruxelles lavorano quindici persone, di cui sette sono dipendenti regionali; a Roma abbiamo ventinove unità e a Palermo dieci. Il personale degli uffici di Bruxelles e di Roma sarà ridotto nell’ambito della riorganizzazione della pubblica amministrazione regionale e dei tagli alla spesa previsti dalla Regione”.
Quale ruolo svolge concretamente il comitato delle regioni rispetto alla dimensione europea in cui viviamo?
“L’organismo è fondamentale per le politiche di coesione intraprese dall’Unione europea e per l’interazione con la Commissione per quanto riguarda la politica strutturale regionale. Dal momento che un terzo del bilancio europeo serve a finanziare la politica regionale è importante che le istituzioni siano rappresentate. All’inizio della costituzione del comitato delle regioni, nel 1993, ricordo incontri in cui i rappresentanti della Commissione erano quasi sempre assenti. Con il passare del tempo, invece, si sono creati rapporti stabili con il Parlamento e con la Commissione per la politica regionale. Posso dire che oggi il comitato delle regioni ha un ruolo più incisivo rispetto al passato ed ha una maggiore interazione nei confronti delle Istituzioni”.
Svolgete azioni di lobby per il bene economico e sociale della Sicilia?
“Svolgiamo una forte missione di lobby non solo con la Commissione, ma anche con la rappresentanza italiana a Bruxelles. Il credito d’imposta e le politiche marittime sono alcuni degli argomenti che ci hanno visto impegnati con questo sistema di sinergie per riuscire ad ottenere risultati concreti per la Sicilia”.
Attualmente quali sono i temi che state affrontando e quali argomenti affronterete?
“In atto abbiamo una discussione sul riassetto dell’Unione europea con la nuova organizzazione che avverrà con il Trattato di Lisbona. Successivamente discuteremo del nuovo bilancio europeo 2014-2020 che necessita di un’adeguata preparazione. Il comitato delle regioni si è già riunito sulle priorità da indicare per l’utilizzo delle risorse economiche del nuovo bilancio, al fine di preparare la documentazione e di inviarla alle Istituzioni”.
Ci può spiegare come sta funzionando in Sicilia la spesa dei fondi comunitari 2007-2013?
“Partiamo dal bilancio europeo dei fondi strutturali che è costituito da una quota complessiva con una suddivisione annuale delle risorse economiche: nel 2007 la Regione siciliana avrebbe dovuto ricevere una tranche di 900 milioni di euro, ma ha ricevuto soltanto 356 milioni perché prima del trasferimento delle risorse, avrebbe dovuto compiere una serie di atti che, invece, ha prodotto in ritardo. Alla fine del 31 dicembre di quest’anno la Sicilia deve certificare una spesa di 356 milioni che deve essere compiuta entro l’otto dicembre, altrimenti non si arriverebbe in tempo alla scadenza dei termini di certificazione. Se non raggiunge l’obiettivo, le risorse non spese saranno rinviate a Bruxelles e ridistribuite ad altre regioni più virtuose. Una situazione del genere comporterebbe anche la riduzione della successiva tranche annuale”.
Si può trovare una soluzione?
“Stiamo discutendo su una possibile soluzione legata all’apertura dei fondi Jessica e Jeremie presso la Banca europea degli investimenti. Il fondo Jessica è rivolto alla ristrutturazione urbana, il fondo Jeremie riguarda gli aiuti alle imprese. Nel nuovo fondo gestito dalla Banca europea degli investimenti si potrebbero inserire i fondi regionali del Por e poi accedere ad altri investimenti. L’obiettivo è quello di allargare la base finanziaria degli interventi”.
 

 
Raggiungere gli obiettivi di spesa certificata per la programmazione dei fondi comunitari 2007-13
 
La Regione doveva certificare una quota relativa al 2006. Come è andata?
“Al 31 dicembre 2008, quando ricoprivo la carica di direttore generale del dipartimento Programmazione avevamo certificato il 100 per cento della spesa, circa il 75 per cento del bilancio 2000-2006 fuori dai bandi, per esempio i lavori nelle autostrade. Le somme impegnate o trasferite nei bandi per imprese e comuni, risultavano il 75 per cento. L’ammontare certificato a fine giugno è stato del 98,5 per cento”.  
Secondo la sua esperienza, qual è la causa dei ritardi nella spesa dei fondi comunitari?
“Il problema è lo strumento del bando. Un progetto a bando impiega tre anni per essere speso e certificato. E’ un fatto strutturale: bisogna formulare il bando al quale si arriva dopo una serie di incontri anche tra i dipartimenti, successivamente viene pubblicato e trascorrono i mesi per la presentazione delle domande. Segue la selezione e la comunicazione, ma se c’è un ricorso i tempi si allungano. Se il bando giunge al termine, si apre il cantiere e si effettua il versamento delle somme previste. Ma visto che passano anni, forse l’imprenditore ha cambiato idea o non ha più soldi. Infine, la certificazione della spesa avviene a cantiere chiuso, dopo il collaudo. Ecco perché la Sicilia è in ritardo”.
La Regione potrebbe velocizzare le fasi preliminari del bando?
“Per il periodo 2007-2013, i bandi del 2007 si sarebbero potuti preparare nel 2006 perché la Regione aveva già una programmazione. E si può lavorare in anticipo anche ora”.

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