Nasce protocollo per la tutela di parchi e musei minerari - QdS

Nasce protocollo per la tutela di parchi e musei minerari

Roberto Pelos

Nasce protocollo per la tutela di parchi e musei minerari

mercoledì 07 Ottobre 2015

Accordo siglato da Ispra, ministero per lo Sviluppo economico e gestori dei siti più importanti. Un sistema di rete nazionale con l’obiettivo di condividerne lo sviluppo

ROMA – Un protocollo d’intesa per l’istituzione di una rete nazionale di parchi e musei minerari, con lo scopo fondamentale di dare loro una normativa, al momento carente,  per regolamentarne la gestione. L’accordo è stato siglato, tra gli altri, dall’Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra), dal Ministero per lo sviluppo economico e dai gestori di alcuni tra i più importanti siti minerari dismessi.
La realizzazione di un sistema di rete nazionale di parchi e musei minerari che interagisca con l’obiettivo di condividere lo sviluppo tecnologico, storico, culturale, scientifico dei siti da riqualificare, è stato il tema principale del workshop che si è svolto a Milano presso Expo, organizzato dall’Ispra e dalla Regione Lombardia con il patrocinio dell’Associazione italiana per la protezione del patrimonio archeologico industriale (Aipai).
L’Ispra, riguardo a questo importante argomento, dal 1870 al 2006, ha censito circa 2.990 siti minerari dismessi su tutto il territorio nazionale; i dati raccolti sono inseriti nel più ampio progetto, in continuo aggiornamento, dal titolo: “Repertorio Italiano di Scienze della Terra”. Nella sola Sicilia sono stati censiti 765 siti minerari dismessi; circa 663 siti sono di coltivazione dello zolfo, seguono quelli di salgemma (52), asfalto e/o scisti bituminosi (30) e sali alcalini misti (18). Il maggior numero di siti si trova ad Agrigento, dove se ne contano 298, di cui 265 interessati dalla coltivazione dello zolfo, seguono Enna (172 di zolfo su 182) e Caltanissetta (163 di zolfo su 173).
Nel “Repertorio” realizzato dall’Istituto superiore per la ricerca ambientale, trovano anche spazio i musei legati appunto alle cave e alle miniere. Per la Sicilia viene citato, tra gli altri, il Parco Minerario di Ciavalotta ad Agrigento.
In alcune aree del Paese, dunque, il patrimonio costituito dai siti minerari dismessi è andato perduto, mentre in altre zone c’è stata una rinascita di questi siti che, divenuti parchi e musei geominerari, appunto, hanno conservato l’identità del loro passato contribuendo in modo significativo allo sviluppo sociale ed economico di molte comunità, come potrebbe avvenire nelle altre zone italiane attraverso il recupero dei siti non più in attività e non riqualificati. Lo “stivale”, con il suo vasto ed unico patrimonio geominerario, è il Paese con la storia mineraria più a lungo documentata in tutto il pianeta e dove, infatti, nel periodo intercorrente tra il vecchio e il nuovo millennio, sono stati istituiti “la bellezza” di sei parchi minerari, e i resti e le testimonianze di 28 secoli di attività estrattiva costituiscono un grande patrimonio di dati scientifici.
Dall’Età del Ferro al XX° secolo, l’Italia, grazie alle sue ingenti risorse minerarie, metalliche e non, è stata al centro dello sviluppo culturale e sociale; l’epoca dello sfruttamento dei giacimenti minerari si è conclusa con la fine del secolo scorso ma ha lasciato diverse testimonianze riguardanti le attività minerarie che rappresentano un importante patrimonio culturale da tutelare a vantaggio della collettività e come volano per l’economia e lo sviluppo. L’incontro organizzato recentemente nel capoluogo lombardo ha avuto, appunto, l’obiettivo di porre l’accento su queste tematiche, con la creazione di una sinergia rivolta alla valorizzazione dei siti minerari, e alla regolamentazione dal punto di vista normativo.

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