Oltre 4 siciliane su 10 neet, così resta alto il gender gap - QdS

Oltre 4 siciliane su 10 neet, così resta alto il gender gap

Serena Giovanna Grasso

Oltre 4 siciliane su 10 neet, così resta alto il gender gap

martedì 13 Ottobre 2015

Terre des hommes: sono il 41,9% le ragazze tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano. Nell’Isola le peggiori condizioni per l’inclusione scolastica e lavorativa delle ragazze

PALERMO – L’ennesima sfida persa per la Sicilia e il Mezzogiorno più in generale è quella riguardante la partecipazione scolastica e al mondo del lavoro da parte delle ragazze. Questo è soltanto uno dei molti temi trattati ed emersi dall’analisi del rapporto “Indifesa – La condizione delle ragazze e delle bambine nel mondo” pubblicato qualche giorno fa da Terre des hommes, dossier che esamina il grado di superamento degli ostacoli discriminatori delle bambine in Italia, ma anche nel mondo.
Entrando nello specifico della materia trattata in questa sede, è possibile rilevare che l’Italia è la seconda peggiore realtà europea per inclusione scolastica e lavorativa delle ragazze, fa peggio solo la Grecia. Infatti, nel Belpaese i cosiddetti Neet, acronimo inglese usato per indicare quei giovani che non sono più inseriti in un percorso scolastico – formativo né impegnati in attività lavorative (letteralmente not engaged in education, employment or training), sono 2 milioni e 435 mila, ovvero il 26% dei ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni di età.
Se questo è il quadro globale che tiene in riferimento sia i ragazzi che le ragazze, la situazione peggiora ulteriormente se si considera esclusivamente l’universo femminile. Infatti, sale al 27,7% su base nazionale la quota di ragazze estromessa dal mondo scolastico e del lavoro. Il fenomeno si fa particolarmente grave nel Mezzogiorno, circoscrizione in cui tale quota arriva addirittura al 36,1%. Per non parlar poi della nostra regione: infatti, proprio in Sicilia si raggiunge il valore più elevato in assoluto, con l’esclusione del 41,9% delle ragazze tra i 15 e i 29 anni (ben oltre due ragazze su cinque e quasi quindici punti percentuali in più rispetto al valore medio nazionale). Molto meno marcata è la situazione a livello europeo, in cui la media di ragazzi che non partecipano alle attività scolastiche o lavorative si attesta al 14,1%, contro il 17,7% delle ragazze.
L’inattività lavorativa e la mancata partecipazione nel sistema di formazione (soprattutto se si prolungano nel tempo) rappresentano un grave problema nel lungo periodo perché rendono più difficile il reinserimento lavorativo. A caratterizzare il fenomeno dei Neet tra i giovani italiani è anche la bassa incidenza dei disoccupati, sopravanzati invece dagli “inattivi”che hanno rinunciato persino alla possibilità di ricercare un posto di lavoro.
Si tratta dunque di ulteriori deficit che vanno inesorabilmente ad assommarsi ai tradizionali, conducendo la nostra regione ad un vero e proprio punto di non ritorno. In questo modo, le discriminazioni nei confronti delle donne non fanno altro che crescere. In fin dei conti, non ci sarà poi da stupirsi se anche in età adulta persisteranno non indifferenti difficoltà da parte delle donne per quel che inerisce l’ingresso nel mondo del lavoro, a causa della prolungata assenza di queste dal mercato. Così, in Sicilia la disoccupazione tra le donne schizza alle stelle (solo il 27,4% delle donne siciliane ha un’occupazione). Per di più, la situazione peggiora notevolmente nel momento in cui la donna cerca di rientrare nel mondo del lavoro a seguito di una gravidanza: infatti, secondo quanto emerge dai dati dell’Istituto nazionale di statistica, l’occupazione si riduce tra il 30 e il 50% a seguito della gravidanza.
C’è dunque ancora molto da fare nella lotta contro l’abbandono scolastico, fenomeno che tra l’altro consente l’incremento delle disparità uomo – donna. Le Istituzioni non dovrebbero sottovalutarlo.

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