Ponte, Alfano ne fa una giusta - QdS

Ponte, Alfano ne fa una giusta

Carlo Alberto Tregua

Ponte, Alfano ne fa una giusta

mercoledì 14 Ottobre 2015

No Tav, No Ponte, No tutto

Finalmente Angelino Alfano ha battuto un colpo: il Ponte s’ha da fare. Subito il ministro alle Infrastrutture ha risposto: “Ponte sì, ma non è una priorità”. Come dire, rimandiamo l’approccio di altri vent’anni.
Sappiamo bene che il Sud non è all’ordine del giorno di questo Governo cui interessano gli indici nazionali di Pil, occupazione, rapporto Pil/debito pubblico.
Il Governo è rassicurato dal fatto che le undici regioni del Nord siano ben strutturate e costituiscano la locomotiva del Paese. Ma in nessun documento ufficiale, e neanche nell’aggiornamento del Def, approvato dal Cdm il 18 settembre, si fa cenno all’aumento del tasso infrastrutturale delle Regioni sudiste, tanto quello è un popolo cialtrone (venti milioni di abitanti) che continua ad essere considerato la palla al piede del Paese.
Il Meridione, invece, dovrebbe essere considerato il territorio a maggior tasso di sviluppo che parte dalla sua attuale depressione economica ed occupazionale. Investendo mille euro al Sud, si creano più posti di lavoro che investendo mille al Nord. Investendo mille euro al Sud, si muove una leva economica doppia rispetto a quella che si muoverebbe investendo mille al Nord. Tutti i libri di macroeconomia concordano su questo punto: gli investimenti rendono più nelle aree sottosviluppate che in quelle avanzate.

Questo Governo ha attivato un’azione per tagliare le tasse. Benefica. Erroneamente ha aggiunto 80 euro in busta paga mentre li avrebbe dovuti decurtare dalle imposte, ma questo è un dettaglio tecnico.
Ai dieci miliardi occorsi per quest’operazione si aggiungono i cinque miliardi di taglio Irap per il 2015 e il programma di tagliare l’Ires nel 2016 al 24 per cento per tutti e al 20 per cento per il Sud, oltre alla cessazione definitiva di quell’ignobile tassa che è l’Imu sulla prima casa.
Ma il taglio delle imposte comporta il taglio della spesa corrente. Quest’ultimo non è però sufficiente. Bisogna tagliare di più per avere risorse disponibili agli investimenti, tra i quali primeggiano le opere pubbliche. E qual è il territorio che ne ha bisogno? Il Sud. Ma di questa politica economica non vi è traccia, tranne qualche bella sorpresa nella prossima legge di stabilità.
 

In questo quadro, il Ponte sullo Stretto, la cui società è stata costituita nel 1981 (legge 1158/1971), oltre che a un simbolo avrebbe un forte effetto-traino e una forte attrattiva per investimenti esteri in infrastrutture, opere pubbliche e attività economiche.
Secondo gli ultimi dati, il Ponte costerebbe intorno a otto miliardi, dei quali poco più di tre a carico dello Stato, mentre il resto sarebbe provvisto finanziariamente dall’ente concessionario, cui si potrebbe allungare il periodo a cinquant’anni.
La costruzione del Ponte, oltre che essere un’opera di rilevanza mondiale costruita dalla stessa impresa (Impregilo spa) che ha costruito il raddoppio dello Stretto di Panama, avrebbe una ricaduta occupazionale di oltre diecimila persone quasi tutte locali. Immaginate il ritorno economico su dieci/quindicimila famiglie con adeguati compensi. Inoltre si attiverebbe la ruota di alberghi, pensioni e B&B per ospitare centinaia di tecnici che vengono da tutto il mondo.

Insomma, non vi è chi non veda che quest’iniziativa sia provvidenziale non solo per la Sicilia. Infatti il corridoio 5 Helsinki-La Valletta inserisce idealmente questa opera come di livello europeo, non già locale. Ma vi è un’altra questione rilevante: la prossima costruzione, almeno così si spera, della Tav light Palermo-Messina-Catania e dell’altra Tav light Salerno-Reggio Calabria.
I due tronconi si possono unire solo attraverso il Ponte, perché non avrebbe senso impiegare tra Catania e Messina appena 45 minuti, da Villa San Giovanni a Salerno poco più di due ore per poi utilizzare circa due  per attraversare i tre chilometri dello Stretto. Solo dei folli potrebbero mettere in atto un progetto di questo genere. Oppure degli incompetenti o gente che non sappia come la politica debba essere al servizio dei cittadini.
Alfano ne ha fatto finalmente una giusta: ha tirato fuori la necessità di costruire il Ponte. Ci auguriamo che sostenga concretamente questa iniziativa e la porti in Consiglio dei ministri per una delibera ufficiale. Oppure, ancora una volta ha blaterato.

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