Ponte sullo Stretto, bello e impossibile - QdS

Ponte sullo Stretto, bello e impossibile

Rosario Battiato

Ponte sullo Stretto, bello e impossibile

venerdì 16 Ottobre 2015

Governo e Anas continuano a rimandare la riapertura del fascicolo: “Questione di priorità”. Leggasi: così non si farà mai. Le strade: Forza Italia immagina un referendum e il Ncd promette un impegno in prima linea

PALERMO – I governi cambiano, ma il bluff resta. Con sommo piacere dei disfattisti di ogni età e appartenenza partitica, il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà. È una certezza che arriva dai segnali, opportunamente scelti dagli attori protagonisti della vicenda, che servono a dare continuità col passato: il Ponte serve, ma noi non lo faremo. Per Anas e il Governo ci sono priorità diverse.
Le priorità sono altre, certo. Si chiamano Tav, ad esempio, o Alta velocità, opere da miliardi di euro che continuano a spingere il nord verso il nord. A fare questo gioco, che acconcia il minimo indispensabile da “eccellenza”, contribuiscono anche tanti siciliani che chiedono, pure loro, altre priorità. Priorità negli investimenti autostradali per avere una rete qualitativamente degna della media nazionale oppure un sistema ferroviario adeguato che soltanto dopo il 2020 vedrà la consegna di un primo tratto dell’Alta velocità (leggera) tra Palermo e Catania. Questa tendenza all’accontentarsi, a non disturbare, a chiedere il minimo indispensabile mentre altrove si è già decenni avanti, è probabilmente il vero male siciliano. Come se non si potesse potenziare la rete stradale e ferroviaria e allo stesso tempo riprendere il progetto del Ponte.
E i governanti non ci stanno molto a esaudire le richieste. Nel novembre del 2014, Maurizio Lupi, all’epoca ancora ministro delle Infrastrutture, diceva del Ponte dello Stretto: “Non è priorità del governo, ma per me è strategico”. Anche il ministro Graziano Delrio è stato chiamato in causa durante il question time in seguito alle parole del collega Angelino Alfano e all’approvazione alla Camera della mozione del  Ncd che impegna l’esecutivo a prendere in considerazione l’infrastruttura relativamente all’uso ferroviario. Il tono è sempre tanto benevolo quanto vuoto: “Il governo valuterà l’opportunità di rivalutare il progetto del Ponte sullo Stretto. È una valutazione che non si nega ad opere che hanno questo tipo di importanza”. Insomma, un “valuteremo l’opportunità di rivalutare” che suona tanto politichese da Prima Repubblica. Poi, addirittura, corregge il tiro sparando ancora più in basso e spiegando che anche la sola rivalutazione del progetto “non rientra fra le priorità” dell’esecutivo, visto che il Ponte “non risulta nell’Allegato infrastrutture” né nei documenti ufficiali relativi alle “altre priorità infrastrutturali”.
Anche Gianni Armani, presidente di Anas che detiene le quote di maggioranza della Stretto di Messina in liquidazione, aveva messo in freezer il Ponte ribadendo, all’inizio di ottobre all’agenzia Dire, che ci sono, appunto, altre priorità come la sistemazione della rete viaria.
Tutto si risolverà nella solita bolla elettorale. Le conferme sono date dal governo che non chiude all’ipotesi, ma si accontenta di tenerla eternamente in sospeso, e da Forza Italia che, invece, batte i pugni e rilancia un referendum tra siciliani e calabresi, promettendo inoltre che il ponte sarà costruito con risorse del mercato. Per Vincendo Gibiino, capogruppo di Forza Italia in commissione Lavori pubblici al Senato e coordinatore azzurro nell’Isola, già a partire dal convegno del 7 novembre si avvierà una grande campagna di promozione.
Intanto, come ha ricordato l’Espresso nei giorni scorsi, sarà il Tribunale a dover decidere il risarcimento per il general contractor Eurolink, il consorzio a guida Impregilo, la stessa azienda che sarebbe disposta a rinunciare al risarcimento in caso di riapertura del dossier. Il gruppo che aveva vinto la gara per realizzare l’opera ha chiesto 700 milioni di risarcimento. Di questo, almeno, siamo certi.

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