Sicilia e Lazio insieme ospitano il 40 per cento dei migranti negli Sprar - QdS

Sicilia e Lazio insieme ospitano il 40 per cento dei migranti negli Sprar

Serena Giovanna Grasso

Sicilia e Lazio insieme ospitano il 40 per cento dei migranti negli Sprar

mercoledì 21 Ottobre 2015

In termini assoluti, nell’Isola trovano accoglienza 4.910 immigrati di cui 306 minori non accompagnati. Si tratta di strutture volte a fornire strumenti di integrazione agli ospiti

PALERMO – Oltre ad essere meta preferita di sbarchi, la Sicilia si conferma come la regione con la più alta incidenza di posti disponibili all’accoglienza. In questa sede concentreremo la nostra attenzione sugli Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati), strutture il cui obiettivo è quello di rendere liberi gli immigranti, fornendo loro gli strumenti necessari all’integrazione all’interno della società; strutture ben diverse dai Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), i Centri di accoglienza (Cda) e i Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) poiché quest’ultime maggiormente intese a fronteggiare l’emergenza.
A tal proposito, esplicativo è il “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia – 2015”, realizzato grazie al contributo offerto da Caritas italiana, Cittalia (fondazione enti ricerche), Fondazione Migrantes (Organismo pastorale della Cei) e ministero dell’Interno. Il Sistema di protezione per i richiedenti asilo, istituito dalla legge n.189/2002, nel 2014 ha concesso l’accoglienza di 20.752 immigrati (di cui 19.514 per categorie ordinarie, 943 per msna, ovvero minori stranieri non accompagnati ed infine, 295 per persone con disagio mentale o disabilità), nell’ambito di 432 progetti (di cui 349 rivolti a categorie ordinarie, 52 per minori non accompagnati e 31 per persone con disagio mentale o disabilità).
Come precedentemente anticipato, in Sicilia si registra uno dei numeri maggiormente elevati di immigrati ospitati all’interno degli Sprar: precisamente, il 19,7% del totale; così, la nostra regione insieme al Lazio ospita all’interno delle proprie strutture il 40% degli immigrati ospitati complessivamente a livello nazionale. Presenze altrettanto cospicue si rilevano in Puglia (8,8%) e in Calabria (8,4%); mentre nelle restanti regioni il peso di tale presenza è inferiore al 6% e va inoltre ricordato che in Valle d’Aosta non sono presenti progetti della rete Sprar. In termini assoluti, la Sicilia accoglie 4.910 immigrati all’interno delle ottanta strutture (di cui 4.475 rivolti agli immigrati ordinari, 129 agli immigrati con disagio mentale e 306 per i minori stranieri non accompagnati).
Come precedentemente anticipato, l’obiettivo che il suddetto tipo di struttura si prefigge di raggiungere ha strettamente a che fare con il fornire gli strumenti idonei all’integrazione all’interno della società. Proprio per questa ragione, le strutture dedicate all’accoglienza sono principalmente di tre tipi: ovvero, gli appartamenti, i centri collettivi e le comunità alloggio, quasi esclusivamente riservate ai minori non accompagnati. Questo tipo di alloggi ha carattere socio – educativo: infatti, obiettivo principale dello Sprar è la presa in carico della singola persona accolta, in funzione dell’attivazione di percorsi individualizzati di riconquista della propria autonomia nomia, per una effettiva partecipazione alle comunità locali, in termini di integrazione lavorativa e abitativa, di accesso ai servizi del territorio, di socializzazione, di inserimento socio-economico.
 
Tutti i progetti territoriali dello Sprar garantiscono, dunque, attività finalizzate alla conoscenza del territorio e all’effettivo accesso ai servizi locali. Sono previste attività per facilitare l’apprendimento dell’italiano e l’istruzione degli adulti, l’iscrizione a scuola dei minori in età dell’obbligo scolastico, l’accompagnamento ai servizi socio-sanitari, nonché interventi di informazione legale sulla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e sui diritti e doveri dei beneficiari in relazione al loro status. Infine, sono sviluppati percorsi formativi e di riqualificazione professionale per promuovere l’inserimento lavorativo, così come sono approntate misure per l’accesso alla casa. Il tutto riconoscendo in qualsiasi intervento la centralità della singola persona accolta.

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