La Corte non ha mai quantificato la corruzione - QdS

La Corte non ha mai quantificato la corruzione

Carlo Alberto Tregua

La Corte non ha mai quantificato la corruzione

sabato 24 Ottobre 2015

Lotta a sperperi e malaffare

Dal forum con il Presidente nazionale della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, pubblicato all’interno, è emersa una clamorosa verità: la Corte dei Conti non ha mai quantificato la corruzione, che giornali le hanno attribuito, nella misura di 60 miliardi.
Il Presidente Squitieri mi ha detto che non è possibile neanche una stima approssimativa della corruzione perché essa dovrebbe essere figlia di un conteggio su fascicoli. Ma se vi fossero i fascicoli, tutti i soggetti relativi dovrebbero essere in galera, cosa che non è.
I poteri della Corte dei Conti sono stati fortemente potenziati con il Dl 174/12, per cui essa interviene concretamente non solo a posteriori, per determinare il danno all’Erario, ma anche con un effetto deterrente ed educativo mediante protocolli con enti. Tali protocolli hanno la funzione di indirizzare gli enti locali nella stesura dei bilanci preventivi e consuntivi.

Peraltro, col 1° gennaio 2015, è diventato obbligatorio per gli enti locali compilare sia il bilancio di cassa che quello di competenza, così come previsto dal Dlgs 118/2011.
In tal modo, stanno emergendo tutti i crediti inesigibili da un canto e, dall’altro, tutti i debiti fuori bilancio. Così, la Corte dei Conti è in condizioni di pervenire alla verità basata sulla trasparenza dei documenti redatti in base ai binari prima indicati.
La conseguenza è che molti enti locali erano di fatto in condizioni di dissesto, cosa che è emersa. Per questa ragione, essi sono in condizioni di formulare un piano pluriennale di riequilibrio in dieci anni che è sottoposto al controllo continuo della Corte, non più successivo ma per segmenti temporali.
Inoltre, il rendiconto che prepara ogni ente locale, non può più andare in Consiglio, senza il parere preventivo della Corte. Quindi, come si vede, la sua azione è a 360° nei confronti dei Comuni, costretti a ritornare finalmente sui binari della sana amministrazione.
È stato l’arbitrio di molti sindaci, soprattutto meridionali, a condurre al dissesto i Comuni. Ora, sono costretti a rinsavire.
 

Gli altri enti sottoposti al controllo dei giudici contabili sono le Regioni, sul cui bilancio consuntivo devono esprimere il giudizio di parificazione. è noto che le Regioni sono diventate centri di spesa cattiva che hanno fatto ingigantire il debito pubblico nazionale.
Scandali e spese inutili emergono ogni giorno, mentre centinaia di consiglieri regionali sono sotto inchiesta penale e contabile per lo sperpero di denaro pubblico. Per ultima, l’ex sottosegretaria ai Beni culturali, Francesca Barracciu, rinviata a giudizio per peculato aggravato. Ricordiamo anche gli scandali dei Consigli regionali del Lazio e della Lombardia nonché quello dell’Assemblea regionale siciliana.
La Corte ha quindi una funzione antispreco. In più ha un’altra importante funzione: la lotta alla corruzione attraverso i propri giudici delle procure regionali. La corruzione crea danno all’Erario. Finalmente, con i nuovi poteri di cui dispone, la Corte può comminare sanzioni pecuniarie rilevanti che consentono recupero finanziario ben significativo alle casse pubbliche.

I magistrati contabili sono circa 400, ma la loro potenzialità è ridotta perché agiscono sempre con collegi di tre, in quanto non ci sono giudici monocratici. Vi sono anche 1.600 dipendenti amministrativi ed in tutto la Corte costa circa 300 milioni, una cifra più che ragionevole in relazione alla capacità di recuperare notevoli importi.
Ma la funzione più importante è quella di deterrente contro chi ama il malaffare, perché tutti coloro che agiscono dentro e fuori la Pubblica amministrazione devono sapere di avere il fiato sul collo. I magistrati contabili cercano sempre di scoprire la verità e di determinare se i comportamenti dei pubblici dipendenti, e dei terzi con cui hanno a che fare, siano corretti e restino dentro i binari della legge.
Ovviamente, per le indagini, la Corte utilizza la Guardia di Finanza, i cui Nuclei interni sono formati da specialisti con particolari competenze della pubblica contabilità, che sono in grado di raggiungere la verità depurata da dubbie interpretazioni.

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