Raccolta differenziata, in Sicilia è tutto fermo - QdS

Raccolta differenziata, in Sicilia è tutto fermo

Rosario Battiato

Raccolta differenziata, in Sicilia è tutto fermo

mercoledì 28 Ottobre 2015

Gli ultimi dati dell’Anci e di Legambiente confermano l’incredibile immobilità del sistema di gestione, con gravi ripercussioni. Una raccolta insufficiente rischia di non far rispettare gli obiettivi Ue e diminuisce gli introiti

PALERMO – A incrociare i dati dei report di questi ultimi giorni – il quinto rapporto banca dati di Anci e Conai sulla raccolta differenziata e riciclo e l’Ecosistema Urbano 2015 di Legambiente – non preoccupano soltanto i pessimi risultati, ma anche la staticità della gestione isolana che, tra infrazioni e messe in mora, come abbiamo scritto nell’inchiesta di ieri (Rifiuti, ennesima bocciatura Ue), si avvicina alla scadenza del 2020 senza suggerire una svolta minima rispetto al cammino intrapreso negli anni scorsi. Un grande spreco ambientale ed economico.
C’è un’Italia delle eccellenze che è leader del riciclo e un’altra che invece resta confinata nelle emergenze. In questa seconda porzione si trovano i comuni capoluogo dell’Isola che ribaltano la famosa gerarchia europea del rifiuti che predica, in cima alla lista e prima del riutilizzo e del riciclo, la prevenzione, cioè la riduzione. La produzione di rifiuti urbani (kg/abitante) relativa al 2014 posiziona Catania al posto numero novantacinque con 721 chilogrammi, praticamente il doppio rispetto alla prima città in classifica che è Nuoro (366 kg/abitante). La migliore delle isolane è Enna, tredicesima piazza e 444 chilogrammi a testa, seguita da Messina alla posizione numero ventidue con 462 kg, e quindi Ragusa due posti dopo.
Le altre isolane si piazzano più in basso del quarantacinquesimo posto, come Palermo, o ancora più giù come Siracusa al cinquattottesimo, Trapani all’ottantottesimo. Non ci sono dati, invece, per Agrigento. Ancora peggio, se possibile, sono i risultati relativi alla raccolta differenziata. La migliore, Ragusa, si posiziona all’ottantasettesima posizione con 17,3%, lontanissima dai primi sessanta comuni capoluogo che superano il 40%. Le altre siciliane, a partire da Catania (11,1%) per proseguire con Trapani (9,4%), Messina (9%), Enna (8,7%), Palermo (7,9%), Siracusa (2,8%), si posizionano dopo la novantesima posizione. 
Cifre in dettaglio che si riflettono sui risultati regionali. Nei giorni scorsi sono stati diffusi i risultati del quinto rapporto Banca Dati di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) sulla raccolta differenziata e riciclo “Le circular city 2014”. A fronte di una generale crescita della produzione (+2,03% nel 2014) che fa da seguito a una ripresa dei consumi, ci sono già otto regioni e 3.141 comuni che hanno raggiunto l’obiettivo Ue del 50% al 2020 dell’avvio al riciclo. Queste magnifiche realtà sono Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Sardegna ed Emilia Romagna che è l’ultima arrivata. Nell’Isola la raccolta differenziata oscilla intorno al 10% e anche se il 2020 è ancora lontano a preoccupare è la tendenza generale, visto che, considerando gli ultimi annuari Ispra sui rifiuti, non ci sono stati miglioramenti rilevanti negli ultimi anni.
E non solo. La mancata differenziata non soltanto impedisce l’avvio dell’economia circolare consentendo di stimolare anche l’occupazione, ma agisce anche sugli importi fatturati dai Consorzi ai comuni. In un calcolo, relativo al 2013, che comprende sei diversi consorzi e realizzato da Conai e Anci, la Sicilia ha incassato complessivamente circa 9 milioni di euro contro i 31 della Campania, i 63 della Lombardia o i 42 del Veneto. A fornire il resoconto più preciso sono i dati procapite che vedono i siciliani a 1,81 euro, che risulta essere il peggiore dato italiano e inferiore di quattro euro alla media nazionale.

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