La Regione sulle grandi derivazioni idriche - QdS

La Regione sulle grandi derivazioni idriche

Cettina Mannino

La Regione sulle grandi derivazioni idriche

martedì 10 Novembre 2009

Accordo trovato tra Stato e Regione: la Sicilia potrà introitare canoni demaniali fino ad ora incassati dallo Stato. Transiteranno le competenze sul rilascio delle concessioni e sull’incasso dei relativi oneri concessori

PALERMO – La Sicilia si mette al passo con il resto delle regioni d’Italia. È stato trovato l’accordo tra Stato e Regione per trasferire alla Regione siciliana le competenze sulle grandi derivazioni idriche.
In pratica, nelle linee generali, per grandi derivazioni d’acqua, si intendono, le dighe o torrenti, da dove vengono prelevate portate d’acqua superiori a 100 litri al secondo per il consumo umano, industriale ed antincendio o zootecnico, se adoperate per uso irriguo o agricolo, invece, il consumo deve essere maggiore a 1000 litri al secondo.
Nel caso in cui la grande derivazione viene adoperata per scopi idroelettrici, destinate alla produzione di una forza motrice, la potenza nominale media annua deve essere superiore a 3000 chilowatt. In questi anni alla Regione siciliana sono stati negati gli introiti delle grandi derivazioni. L’Enel, ad esempio, fino ad oggi ha pagato gli oneri allo Stato. Un punto questo sulla quale l’amministrazione regionale ha sempre puntato il dito. La Sicilia, infatti, perché a statuto speciale non poteva percepire i canoni demaniali come il resto delle regioni. Il problema, dopo discussioni, carte e pareri, adesso si è risolto. 
Alla Regione Siciliana, è stato deciso, transiteranno le competenze sul rilascio delle concessioni e sull’incasso dei relativi oneri concessori riguardanti le grandi derivazioni di acque pubbliche. “La Sicilia – afferma l’assessore Beninati – potrà introitare canoni demaniali fino ad ora incassati dallo Stato”. Questo è l’accordo raggiunto in seguito ad una riunione, che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma, dove hanno partecipato il delegato dell’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Sicilia, Nino Beninati e il dirigente generale del dipartimento ai Lavori Pubblici Manlio Munafò.
Un obiettivo raggiunto da ambo le parti. La Sicilia finora, infatti, ha avuto le competenze solo sulle acque e sugli acquedotti. Adesso, ci sono tutti i presupposti, la Commissione paritetica, dopo lunghe discussioni, ha trovato l’accordo sullo schema di decreto legislativo. “Adesso – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Beninati – si realizzerà una gestione unica del demanio idrico evitando sovrapposizioni di competenze tra Stato e Regione e si potrà completare – continua – l’aggiornamento del piano regolatore generale degli acquedotti siciliani, lavoro attualmente in corso ma che mancava delle grandi derivazioni proprio perché di competenza statale”.
Mancano solo i dettagli da definire. Ad esempio i tempi. Anche se fanno sapere dagli uffici che già dal prossimo anno il provvedimento potrebbe diventare operativo. “L’accordo raggiunto consente inoltre – dichiara Beninati – di eliminare una situazione paradossale che si era venuta a creare in base alla quale lo Statuto Speciale della Regione siciliana la poneva in condizioni di non esercitare la patria potestà sulle acque demandata, invece, alle regioni a statuto ordinario”.
La Commissione paritetica Stato – Regione completerà la stesura del documento di accompagnamento che faccia esplicito riferimento al quadro ed ai principi normativi comunitari e statali in materia di canoni e concessioni nel corso della prossima riunione.
 

 
Si lavora ad una mappa delle grandi derivazioni
 
PALERMO – L’elenco delle grandi derivazioni idriche è in fase di programmazione. Al momento, infatti, si stanno incrociando i dati della Regione siciliana, dell’agenzia delle acque e del Ministero. In totale si dovrebbe trattare di una cinquantina di grandi impianti dove, nonostante l’acqua sia gestita  dagli uffici della  Sicilia, i canoni di concessione non vengono incassati dalla Regione siciliana ma dal Ministero. A conti fatti sono soldi tolti alle casse della Regione. Succede però che spesso i tributi delle grandi deviazioni, per diversi motivi, non vengono incassati nemmeno dal Ministero e questo comporta anche lungaggini autorizzative ed assenza di dati certi.
Inoltre, fanno sapere dagli uffici dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Sicilia, il problema è anche la mancanza di comunicazione tra gli uffici del Ministero la Regione e i Geni Civili. In tutto sono cinquanta le grandi derivazioni in Sicilia. La maggior parte di queste sono per uso potabile. Cinque sono invece quelle idroelettriche (tre derivazioni sul Simeto, una sull’Ancipa e una sul Sosio Verdura). La prima bozza di elenco, ad ogni modo, sarà pronta a metà novembre dopo aver incrociato tutti i dati, che adesso il Ministero sta finalmente inviando agli uffici regionali dell’assessorato ai Lavori Pubblici.

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