Monitorare l’indice di meritocrazia significa capire quello che non va ed approntare i rimedi per fare diventare l’Italia un Paese più efficiente, più competitivo a livello internazionale, più attrattivo per gli investimenti dall’estero, con meno disuguaglianze sociali e generazionali.
La meritocrazia è necessaria perché vi siano i migliori nei posti di guida, col potere-dovere di prendere decisioni rapide e ponderate, e di renderle esecutive.
L’azienda della Mela che ha sede a Cupertino in California, è stata inventata dal nulla da Steve Jobs (1955-2011) il quale sosteneva che occorre sbagliare. “Chi ha paura di sbagliare non prova mai niente di nuovo. Chi ha paura di sbagliare non è in condizione di competere né di creare il futuro”.
L’attuale Ceo (Chief Executive Officer) che ha preso il posto di Jobs, oltre ad inventare nuovi prodotti e, quindi, a fondare l’attività dell’azienda sull’innovazione continua ed anche fantasiosa, applica un ferreo controllo dei costi e sostiene di non avere quasi per nulla sprechi. Ecco perché l’azienda cresce, dà lavoro a un mondo di persone, e porta agli utenti prodotti nuovi e avanzati.
Spesso, parlando con interlocutori, ci si sentono elencare dubbi sulle cose da fare e sul come farle. Ma costoro non faranno mai nulla di buono nella propria vita perché è indispensabile fare valutazioni di fatti e circostanze, ma poi, ragionevolmente, bisogna gettarsi in progetti nuovi o in innovazioni di strutture esistenti, in modo da renderle competitive. Questo si può fare, come scrivevamo prima, se a prevalere è il valore del merito e non quello della fedeltà o della raccomandazione.
Tanta gente preferisce vivacchiare, accontentandosi del poco che ha. Questa gente non fa progredire l’umanità che, invece, è legata alla locomotiva di quelli che vedono il futuro e lo vogliono realizzare, senza paura, senza esitazione e con determinazione.
Solo chi produce risultati ha l’abilitazione a potersi considerare cittadino a tutti gli effetti. I risultati, ben s’intende, anche al di fuori delle attività economiche, nella produzione dei servizi pubblici, nel Terzo settore e ovunque vi sia bisogno di persone capaci.
L’iPhone è il prodotto principale della Mela . Adesso si affiancano altri smartphone, tablet ecc… Ci incuriosisce capire perché la gente è attaccata a tali apparecchi come fossero cordoni ombelicali. Ogni cosa che passa per la mente la debbono comunicare. Ogni minuto del proprio tempo, anche a tavola nelle trattorie, viene utilizzato per cazzeggiare lo smartphone. Ci chiediamo: ma quando non c’era l’iPhone, che faceva questa gente? Si sentiva isolata?
Chi agisce senza paura, competendo con coraggio, è in condizione di guadagnare quanto gli serve ed anche di più. Ma senza straguadagnare perché la prima regola sul soddisfacimento dei bisogni è non avere bisogni. Paradossalmente chi taglia i propri bisogni, ovviamente quelli inutili, superflui e persino parzialmente utili, ha meno interesse a lavorare per guadagnare. Invece, bisogna lavorare per soddisfare un proprio interiore bisogno di rendersi utile a sé e agli altri.
Ovviamente lavorare con intelligenza, con capacità, in modo da raggiungere risultati. Il lavoro per il lavoro non serve né a sé stessi né agli altri.
Non è facile vivere così, ma si può e si deve fare. Scriveva René Descartes (1596–1650) ne le Regole per la guida dell’intelligenza – scritte fra il 1627 e il 1628 ma pubblicate postume in traduzione olandese nel 1684 – che ogni attività deve essere fondata sul metodo che ha tre gambe: l’induzione, l’intuizione e la deduzione. Ne consigliamo la lettura per capire qual è il modo migliore di vivere la vita con pienezza e serenità.