Ue, stima al rialzo per il Pil italiano - QdS

Ue, stima al rialzo per il Pil italiano

Patrizia Penna

Ue, stima al rialzo per il Pil italiano

venerdì 06 Novembre 2015

Previsioni di crescita per il Belpaese: +0,9% quest’anno, +1,5% nel 2016

ROMA – Il Belpaese si è svegliato ieri con un sorriso, il sorriso di chi vede la luce fuori dal tunnel. L’iniezione di ottimismo stavolta arriva dalla Commissione europea che ha messo nero su bianco le previsioni di crescita dell’Italia: un più 0,9 per cento del Pil quest’anno, cui seguirà un più 1,5 per cento nel 2016 e un più 1,4 per cento nel 2017.
Si tratta di una stima al rialzo rispetto allo scorso 5 maggio quando Bruxelles indicava una crescita 2015 allo 0,6 per cento e un più 1,4 per cento sul 2016.
Buone notizie anche sul fronte deficit e debito. Anche in questo caso la Commissione europea ha leggermente rivisto al rialzo le previsioni. Ora sul 2015 stima un disavanzo del 2,6 per cento del Pil, cui seguirà un 2,3 per cento nel 2016 e un 1,6 per cento nel 2017. Il debito-Pil atteso è stato limato al 133 per cento sul 2015 ma alzato al 132,2 per cento sul 2016, sul 2017 è atteso al 130 per cento.
Nella precedente edizione delle sue previsioni, lo scorso 5 maggio, la Commissione stimava un deficit-Pil al 2,6 per cento quest’anno e al 2 per cento nel 2016.
Il tasso di disoccupazione in Italia scenderà “solo gradualmente” dal 12,7% del 2014 al 12,2% quest’anno, e poi all’11,8% nel 2016 e all’11,6% nel 2017. Prevista una crescita stabile all’1,0% del tasso di occupazione per il triennio 2015-2017, dopo lo 0,2% del 2014.
Secondo le previsioni, "l’esenzione per tre anni degli oneri sociali per i nuovi contratti permanenti, realizzata nel 2015 ha sostenuto l’aumento dell’occupazione visto nella prima metà dell’anno. Questo dovrebbe continuare per il resto del 2015. Il piano di bilancio per il 2016 (la Legge di Stabilità, ndr) proroga questo meccanismo ai nuovi contratti permanenti nel 2016, ma con una esenzione parziale del 40%”.
La Commissione Ue non ha mancato di contestualizzare la ripresa italiana, inserendola in un quadro generale fatto di dinamiche internazionali favorevoli che hanno inciso in maniera determinante: “Nella prima metà del 2015 – afferma – l’economia italiana ha cominciato una ripresa sostenuta da fattori esterni positivi, compresi l’euro debole e i prezzi più bassi del petrolio”.
In Italia, “le condizioni finanziarie stanno migliorando gradualmente, come si vede dall’aumento annuale dello stock del credito alle famiglie e alle imprese manufatturiere negli ultimi mesi. Anche la contrazione del credito alle imprese in altri settori ha subito un rallentamento marcato fin dall’inizio dell’anno”. "Sebbene i crediti deteriorati pesino ancora sui bilanci delle banche, le condizioni del credito dovrebbero normalizzarsi nel 2016, mentre la politica monetaria resta accomodante e il credito è incanalato verso le imprese più produttive”, afferma ancora la Commissione, aggiungendo inoltre che “le società non finanziarie sane sono in posizione di autofinanziare i propri investimenti”
Nella conferenza stampa di presentazione delle previsioni autunnali, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha inoltre spiegato che oltre che da un contesto mondiale meno ostile rispetto al passato, un “aiutino” significativo alla nostra Penisola, dovrebbe arrivare dalla domanda interna.
Le previsioni della Commissione Ue sembrerebbero “certificare” la buona riuscita e l’efficacia del quantitative easing, il cui principale promotore è stato Mario Draghi. Non ha mancato di sottolinearlo neanche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a margine della presentazione degli Scenari industriali, commentando i dati Istat e Ue sul Pil italiano. L’Italia è “finalmente faticosamente uscita dalla recessione”- ha detto. “Sembra che anche i dati europei confermano che il miglioramento c’è e dovremmo vedere veramente l’uscita dal tunnel a breve”. Sul fronte degli investimenti, Squinzi ha sottolineato che le aziende sono “pronte a farli se c’è mercato ma ci auguriamo che dalla piena attuazione delle riforme si possa dare un cambio di passo”.
Il giudizio sulla Legge di Stabilità è “positivo” anche se Confindustria si sarebbe aspettata di più sul “sostegno a ricerca e innovazione" e sul sostegno al Sud “per riavvicinarlo al Pil del Nord”.

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