Diana Calaciura: "Obiettivo: risarcimento dei danni erariali" - QdS

Diana Calaciura: “Obiettivo: risarcimento dei danni erariali”

Francesco Sanfilippo

Diana Calaciura: “Obiettivo: risarcimento dei danni erariali”

sabato 07 Novembre 2015

Forum con Diana Calaciura, Procuratore generale d’Appello Corte dei Conti Sicilia

Quali sono le funzioni svolte dalla Procura Generale d’Appello della Corte dei Conti?
“L’ufficio della Procura Generale d’appello della Corte dei conti per la Regione siciliana esercita le funzioni di Pubblico ministero nei giudizi di appello avverso le sentenze emesse dalla Sezione giurisdizionale di primo grado”.
Esiste una Procura d’Appello della Corte simile in tutte le Regioni?
“No, la presenza in Sicilia della Procura d’appello e della corrispondente Sezione d’appello rappresenta una peculiarità esclusiva della Regione siciliana. Al contrario, nelle altre regioni esiste soltanto la Sezione giurisdizionale di primo grado, mentre competenti per l’appello sono le Sezioni centrali di Roma”.
Da cosa deriva tale peculiarità?
“Deriva dallo Statuto siciliano, approvato nel 1946, che espressamente prevede che gli organi giurisdizionali centrali abbiano in Sicilia le rispettive Sezioni per gli affari concernenti la Regione.
Tuttavia, la procura d’appello è stata istituita soltanto nel 1999, in concomitanza con l’istituzione della Sezione d’appello”.
Come si svolge il giudizio di secondo grado?
“Il giudizio di secondo grado si svolge dinanzi ad un collegio composto da cinque giudici, come avviene dinanzi la Corte di cassazione, e gli avvocati difensori delle parti private devono essere abilitati all’esercizio della professione presso le giurisdizioni superiori. Il Procuratore generale ha il compito di esaminare la sentenza di primo grado; la sentenza può essere di condanna o di assoluzione e quindi sarà appellata dai privati o dal Pubblico ministero. L’iter processuale dura di regola, al massimo, un anno. Il nostro obiettivo è ottenere il risarcimento del danno causato all’erario”.
Chi può rispondere del cattivo uso del denaro pubblico?
“Sono sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti tutti i soggetti che maneggiano denaro pubblico, e quindi sia gli amministratori degli enti territoriali, – ma non in tutti i casi – sia gli amministratori di società partecipate. Anche coloro che rivestono cariche politiche, come i sindaci, rispondono del danno causato.
Potrei fare degli esempi: un sindaco o un presidente della provincia che nomina dei consulenti in contrasto con le disposizioni di legge. È accaduto anche che siano stati chiamati in giudizio medici il cui comportamento negligente ha causato danni indiretti all’erario: succede infatti che il paziente che ha subito danni fisici da malasanità, citi in sede civile l’ospedale cui appartiene il sanitario. Nella ipotesi in cui il paziente ottiene un risarcimento dall’ente, il Pubblico ministero chiede al medico di rimborsare le somme erogate. Spesso dallo stesso fatto scaturiscono anche conseguenze penali (ad esempio nei casi di corruzione). La Corte dei conti, insomma, interviene tutte le volte che la spesa dell’ente è ‘inutile’ e cioè quando all’esborso non corrisponde alcuna utilitas”.
Può farci qualche esempio di giudizi di responsabilità?
“Potrei citare il giudizio riguardante il servizio di emergenza 118; oppure i giudizi inerenti la formazione professionale.
Altri casi hanno riguardato soggetti che hanno esercitato la professione, in mancanza del titolo di studio corrispondente.
Ricordo il caso di un docente che aveva insegnato al liceo per diversi anni, pur in assenza della corrispondente laurea. Il Procuratore generale ha chiesto ed ottenuto che la Sezione di appello lo condannasse a restituire tutti gli stipendi percepiti”.
 
Qual è il ruolo del Pubblico Ministero nel giudizio di parificazione del Rendiconto della Regione?
“La presenza del Pubblico Ministero nel giudizio di parifica è un momento di raccordo tra le funzioni della Corte, utile ad indirizzare la funzione complessiva del sistema controllo-giurisdizione verso l’obiettivo di ‘stimolo’ alla buona amministrazione. Il Pubblico Ministero partecipa al giudizio di parificazione quale osservatore della legalità finanziaria e segnala non solo i fenomeni di scostamento delle gestioni pubbliche dai parametri di legittimità e di regolarità, ma anche le criticità e la diffusione di eventuali patologie economiche e amministrative in dati settori della spesa regionale”.
Come contrastare la corruzione dilagante che costituisce un macigno per le nostre finanze?
“Effettivamente si assiste oggi a fenomeni corruttivi talmente frequenti da doverli definire sistemici. Io non ho formule certe per combattere tale preoccupante malcostume: le leggi infatti esistono e vengono applicate.
Una buona strada forse potrebbe essere quella di diffondere sempre più i concetti di legalità e di etica, specialmente tra i giovani. Per fare ciò, andiamo nelle scuole a tenere lezioni di legalità: in questi incontri cerchiamo di spiegare agli studenti i concetti di etica e di responsabilità morale. Ciò al fine di indurre i giovani che ci ascoltano ad osservare non solo la legge scritta, ma anche quella morale”.
È possibile ipotizzare che anche la legislazione, a tratti, non chiara e farraginosa, porti gli amministratori a sbagliare? E dunque non sempre c’è una volontà criminale?
“Sì, può accadere. In questi casi, manca il dolo o la colpa grave e cioè l’elemento soggettivo della responsabilità amministrativa e quindi l’amministratore viene assolto”.
 
Le spese ingiustificate dei gruppi parlamentari, avvenute in questi anni, rientrano nelle vostre competenze?
“Sì, il relativo processo è in corso nel primo grado di giudizio: le conclusioni sono previste per il prossimo mese di dicembre.
In questo caso, si parla di ‘spese inutili’ in relazione all’attività amministrativa dei gruppi, non di spese legate all’attività parlamentare”.
Che tipo di struttura possiede la vostra Corte?
“Il mio Ufficio è composto da un titolare e due magistrati: veniamo poi collaborati da funzionari amministrativi che ci supportano.
Il personale di magistratura della Corte dei conti è comunque sotto organico, sia nel mio Ufficio che – in genere – in tutta Italia.
In questo momento poi, la situazione è particolarmente grave: siamo circa 400, distribuiti tra la Corte centrale e le Regioni, ma dovremmo essere almeno 600”.
Che cosa succede all’amministratore dopo una sentenza di condanna definitiva da voi emanata?
“La sentenza di condanna definitiva, emessa – su richiesta del Procuratore generale – dalla Sezione d’appello, viene inoltrata all’ente danneggiato, e, in particolare, al corrispondente ‘responsabile del procedimento’.
Questi deve procedere al recupero della somma.
Un ufficio della Corte deputato a tale compito effettua il monitoraggio del recupero, controllando che le somme indebitamente spese o sperperate, maggiorate delle spese legali, rientrino nelle casse pubbliche. Se il soggetto condannato al risarcimento muore prima di aver pagato, il debito passa agli eredi soltanto in caso di illecito arricchimento (ad esempio, nel danno da tangente). Altrimenti il debito si estingue”.

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