La questione posta da alcuni sull’equità di togliere l’Imu e la Tasi sulle prime case, ad eccezione delle classi catastali A1, A8 e A9, non ha alcuna logica. Essi sostengono che questo particolare tipo di imposta non rispetti l’articolo 53 della Costituzione che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Codesta norma riguarda le imposte dirette e non quelle indirette.
Infatti, accise sui carburanti, Iva ed altre, non seguono il criterio della progressività e della capacità contributiva perché uguali per tutti. Neppure il Canone Rai è differenziato. Queste sono le caratteristiche proprie delle imposte indirette, fra le quali si include l’imposta sulla prima casa e l’altra patrimoniale che è la tassa di proprietà sulle automobili, anch’essa non differenziata ma commisurata ai Kilowattora.
Quindi, ha fatto bene il Governo a inserire nella Legge di Stabilità 2016 l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa, salvo le eccezioni prima indicate, perché questa norma potrebbe contribuire a rimettere in moto il settore edile e rivitalizzare i prezzi degli immobili caduti di oltre un terzo in media in questi sette anni di tremenda crisi.
No, non è bello pagare le tasse, ma è giusto. Perché questo avvenga occorre che sia conveniente. Come può esservi convenienza a pagare il proprio debito tributario nei confronti dello Stato? La risposta è semplice. Esso deve essere sopportabile, equo e deve corrispondere a servizi di qualità erogati dalla pubblica amministrazione senza sprechi né alimentazione di privilegi e privilegiati.
Questa certezza si può ottenere solo se la pubblica amministrazione diventa oggetto di esami continui da parte dei cittadini. Questi esami si effettuano mediante Totem digitali posti in ogni ufficio, sul quale il fruitore del servizio possa indicare la propria soddisfazione o insoddisfazione in tempo reale.
Ogni livello della pubblica amministrazione, centrale, regionale o di altri enti, dovrebbe avere al proprio interno una centrale che raccolga le valutazioni dei cittadini-clienti, in modo da trarne le relative conseguenze e cioè premiare o sanzionare i dirigenti promossi o bocciati.
Il meccanismo indicato c’è in molte nazioni civili e non nella nostra, ove i pubblici dipendenti hanno dimenticato che hanno il dovere di adempiere le funzioni pubbliche con disciplina e onore (art. 54 della Costituzione).
Essi devono assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione (art. 97 Costituzione). Chi non osservasse questi tassativi precetti, che sono etici prima che coattivi, dovrebbe essere cacciato fuori dalle pubbliche amministrazioni.
La relazione fra imposte pagate e servizi ricevuti è essenziale per rendere conveniente pagare le imposte. è inoltre importante che chi osserva puntualmente le prescrizioni impositive, anche facendo sacrifici, abbia la consapevolezza che tutti gli altri cittadini adempiano al loro dovere.
Lo split-payment, cioè il pagamento dell’Iva da parte di enti pubblici direttamente all’Erario, introdotto con la Legge di Stabilità 2015 (n. 190/2014) ha consentito il recupero di 1 mld di Iva rispetto all’anno precedente, il miliardo che andava perso perché i soggetti-partite Iva che ricevevano tale imposta, spesso non la riversavano all’Erario. Si tratta di uno strumento efficace per colpire gli evasori.
Pagare tutti per pagare meno. Eccome diventa conveniente pagare le tasse!