Regione, più Pil con gli investimenti - QdS

Regione, più Pil con gli investimenti

Carlo Alberto Tregua

Regione, più Pil con gli investimenti

mercoledì 11 Novembre 2015

No ai forestali, sì ai disoccupati

I ventiquattromila forestali siciliani sono diventati una vergogna nazionale perché additati come spreco e clientelismo. Non ce l’abbiamo, ovviamente, con le persone (che fanno altri mestieri), ce l’abbiamo con tutte quelle Giunte regionali che in questi decenni hanno alimentato questo sperpero di denaro pubblico: 2,04 mln al giorno (85 euro cadauno per 24.000).
In che cosa consiste lo sperpero? Nel fatto che in nessuna regione d’Italia esiste questa massa di forestali, mentre c’è il Corpo forestale dello Stato. Ora, in Sicilia, esiste il Corpo forestale della Regione che ha circa duemila dirigenti e dipendenti contro i 600 della Lombardia, che ha un territorio uguale a quello della Sicilia e un’area verde maggiore.
Se c’è il Corpo forestale, a che servono 24 mila forestali? A portare i voti ai loro santi protettori.

Dicendo sì ai forestali, Crocetta e compagni dicono no ai 388 mila disoccupati e questa è un’enorme iniquità. I siciliani sono eguali di fronte alla legge. Perché dare indennità a 24 mila e non a 388 mila?
L’esempio dei disoccupati vale per tante altre categorie di persone che percepiscono a vario titolo stipendi e indennità dalla Regione, la quale, compreso il comparto della sanità paga oltre centomila stipendi al mese, continuando a foraggiare fannulloni, inutili funzionari, dirigenti e tanti altri che saccheggiano i soldi dei siciliani.
Risorgimento Sicilia è il titolo della Campagna etica del QdS che intende smuovere le coscienze della Classe dirigente e dei siciliani perbene affinché si indignino e urlino contro questo malaffare partitocratico radicato nella Regione.
Occorre ribaltare l’impostazione di politica economica del bilancio regionale destinando almeno un terzo delle risorse alla spesa per investimenti, la quale costituisce una leva potente che mette in moto attività e risorse quattro o cinque volte superiori.
Non solo, la spesa per investimenti cofinanzia la grande gamma di Fondi europei e Fondi sviluppo e coesione, in modo da alimentare l’economia affinchè produca ricchezza e nuova occupazione.
In Sicilia, qualcuno sostiene che il Pil di quest’anno aumenterà dello 0,4 per cento. Riteniamo che sia ottimista perché una previsione realistica è ancora su un Pil negativo.
 

Tutto ciò mentre le undici regioni del Nord progrediranno almeno di un punto e mezzo e la media nazionale si attesterà su +0,9/1 per cento.
Cosicché la forbice fra Lombardia e Sicilia si allarga a dismisura, il divario diventa una voragine, il baratro si avvicina rapidamente.
In questo scenario Crocetta e compagni si baloccano con inutili balletti partitocratici e si coprono di vergogna per non avere saputo affrontare per tempo non solo il disastro della collina che è rovinata sul viadotto Himera, ma anche quelli delle altre colline che hanno danneggiato irrimediabilmente gli acquedotti che alimentano Messina, retrocedendo la città di oltre duecentomila abitanti a un luogo da Terzo mondo.
La vergogna consiste nel fatto che anche in questo caso il Governo nazionale ha dovuto commissariare quello regionale, affidando l’emergenza al capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio. Forse ora arriveranno le soluzioni, urgenti e indispensabili per ridare l’acqua ai messinesi.

Nell’incontro di Renzi con i presidenti delle Regioni, Crocetta non si è visto, tanto la sua presenza non avrebbe cambiato le cose.
Il decreto “Salva Regioni” approvato dal Consiglio dei ministri di venerdi 6 novembre ha sanato il solito ingarbuglio di interpretazioni di norme diverse, contrastanti con sentenze diametralmente opposte che hanno bloccato l’attività delle Regioni. Così quelle virtuose potranno sbloccare molte risorse, ma quelle viziose, come la Sicilia, da questo decreto non avranno alcun sollievo.
La drammatica situazione economica e occupazionale della nostra Isola confligge fortemente con le ricchezze proprie che abbiamo, tesori tenuti in naftalina senza alcuna capacità di portarli alla luce, di valorizzarli e di utilizzarli come potenti calamite: attrazione di investimenti nazionali e internazionali, attrazione di turisti, attrazione di innovazione.
È politicamente criminale non sfruttare queste risorse e impoverire i siciliani. Pensiamo a chi ha la responsabilità di questi disastri. Indignamoci e protestiamo!

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