Spopolamento e scarsa formazione. Così cresce il divario Nord-Sud - QdS

Spopolamento e scarsa formazione. Così cresce il divario Nord-Sud

Serena Giovanna Grasso

Spopolamento e scarsa formazione. Così cresce il divario Nord-Sud

martedì 17 Novembre 2015

Svimez: se verrà confermato l’attuale trend, nei prossimi 50 anni il Sud perderà 4,2 mln di abitanti. Più istruzione, ma peggiora la qualità: al Sud oltre il 33% senza competenze

PALERMO – Mezzogiorno sempre più povero, non soltanto in termini economici. Infatti, secondo quanto emerso dal rapporto annuale pubblicato lo scorso 27 ottobre dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), il progressivo spopolamento determinato congiuntamente dal crollo delle nascite e dall’emigrazione interregionale insieme alla non adeguata formazione di capitale umano incidono pesantemente in maniera negativa su ogni remota possibilità di ripresa e sviluppo.
Nel 2014, la popolazione meridionale è diminuita di circa 20 mila unità (l’anno precedente di ben 30 mila). Il numero delle morti sopravanza quello dei nati vivi: infatti, nel 2014 il numero dei nati nel Mezzogiorno ha toccato il valore più basso dall’Unità d’Italia, attestandosi in 174 mila unità. Per la prima volta il calo delle nascite interessa anche quelle coppie che negli anni duemila avevano contribuito ad alimentare una ripresa nella natalità, ovvero le coppie con almeno un genitore straniero.
Agli assai poco confortanti dati inerenti il numero di nascite, dobbiamo aggiungere gli altrettanto negativi dati relativi al numero di meridionali in fuga. Infatti, tra il 2001 e il 2014 sono emigrati dal Sud verso il Centro-Nord oltre 1,6 milioni di meridionali, a fronte di un rientro di 923 mila persone, con un saldo migratorio netto di 744 mila unità. Di questa perdita di popolazione il 70% (526 mila unità) ha riguardato la componente giovanile (dunque, la porzione di popolazione che, se rimasta nella terra d’origine, avrebbe consentito il ricambio generazionale), di cui poco meno del 40% (205 mila) laureati. Il saldo migratorio interno mostra una leggera diminuzione nel Mezzogiorno (da –52 mila nel 2013 a –44 mila nel 2014) ma continua ad evidenziare un persistente travaso di residenti dal Sud al Nord.
Se questa tendenza alla perdita di peso demografico non verrà sollecitamente contrastata, il Mezzogiorno alla fine del prossimo cinquantennio perderà 4,2 milioni di abitanti (oltre un quinto della sua popolazione attuale) rispetto al resto del Paese che invece ne guadagnerà 4,6 milioni.
Così, allo stesso modo, influisce negativamente sulle possibilità di sviluppo dell’intera circoscrizione meridionale la mancata adeguata formazione del capitale umano. Se da una parte è possibile rilevare un’esponenziale crescita della frequenza scolastica a tutti i livelli, tale da sfiorare quasi i valori raggiunti a livello nazionale; d’altra parte è opportuno rimembrare le elevate differenze in termini di qualità. Il divario Nord – Sud è pressoché nullo nei primi anni di istruzione, ma si allarga significativamente negli anni di permanenza nel sistema formativo. Un dato particolarmente preoccupante è che ben oltre il 33% dei giovani meridionali non raggiunge la soglia di competenza internazionalmente ritenuta come quella minima per entrare a far parte della società a pieno titolo (contro il relativamente altrettanto elevato 25% nazionale). La presenza delle suddette carenze vengono confermate anche dalle indagini nazionali condotte dall’Invalsi che rilevano risultati buoni nel Nord, insoddisfacenti nel Centro e gravemente carenti nel Sud.
Dunque, oltre naturalmente al potenziamento dell’industria nel Mezzogiorno e alla ripresa economica, la Svimez denuncia i ritardi nei suddetti fattori ed invita le istituzioni ad intervenire così da riuscire finalmente ad avviare la ripresa economica.

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