Usura, la Sicilia regione sempre più ad alto rischio - QdS

Usura, la Sicilia regione sempre più ad alto rischio

Adriano Agatino Zuccaro

Usura, la Sicilia regione sempre più ad alto rischio

martedì 24 Novembre 2015

La forte contrazione dei prestiti bancari verso le imprese, avvenuta in questi ultimi anni, ha reso il fenomeno sempre più pressante. La denuncia è stata sollevata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. In Campania le difficoltà maggiori

PALERMO – “Con la forte contrazione dei prestiti bancari avvenuta in questi ultimi anni, soprattutto nei confronti delle imprese di piccola dimensione, esiste il pericolo che il fenomeno dell’usura, soprattutto al Sud, assuma dimensioni preoccupanti. Un crimine invisibile che rischia di minare la tenuta finanziaria di moltissime attività commerciali ed artigianali”.
 
La denuncia è sollevata da Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia: tra la fine di giugno del 2011 e lo stesso periodo del 2015, l’ammontare degli impieghi bancari alle imprese è diminuito di 104,6 miliardi di euro, mentre il numero di estorsioni e di delitti legati all’usura denunciato dalle forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria è aumentato in misura esponenziale.
“Se nel 2011 le denunce di usura erano 352, nel 2013 (ultimo dato disponibile) sono salite a 460 (+30,7 per cento); le estorsioni, invece, sono passate da 6.099 a 6.884 (+12,9 per cento)” si legge nell’ultimo report. L’indice del rischio di usura calcolato dalla Cgia inchioda Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata. L’indice del rischio di usura tiene conto di alcuni indicatori regionalizzati riferiti prevalentemente al 2014: la disoccupazione, le procedure concorsuali, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito.
Ebbene, rispetto ad un indicatore nazionale medio pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: l’indice del rischio usura è pari a 155,1 (55,1 per cento in più della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6 per cento in più rispetto alla media nazionale), in Sicilia si ferma a 145,3 (45,3 per cento in più della media Italia), in Puglia a 136,3 (36,3 per cento in più della media nazionale) e in Basilicata il livello raggiunge quota 133,2 (33,2 per cento in più della media Italia). Diversamente, la realtà meno “esposta” a questo fenomeno è il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 47,6 (52,4 punti in meno della media nazionale). Anche la situazione delle altre due regioni del Nordest è relativamente rassicurante: il Friuli Venezia Giulia, con 72,8 punti e il Veneto, con 73,2 punti, si piazzano rispettivamente al penultimo e terzultimo posto della graduatoria nazionale del rischio di usura.
La contrazione dei prestiti bancari, si è detto, è intimamente collegata all’aumento del rischio di usura ma di quanto si è ridotto l’ammontare dei finanziamenti accordati? Secondo la Camera di commercio di Roma, che nel 2013 ha realizzato il report “Indebitamento patologico e credito illegale nella crisi attuale”, dal 2009 al 2012 l’ammontare dei finanziamenti accordati si è ridotto del 10,3% in Italia. Il decremento maggiore? Nell’Italia insulare con una variazione 2012/2009 pari a -11,7.
 


L’usura rappresenta tra il 6,6% e il 12,6% dei ricavi dei mafiosi
 
PALERMO – Tra le attività illegali praticate dalle mafie, come è noto, c’è l’usura. è ragionevole affermare, dunque, che una fetta consistente dei proventi degli usurai finisca per finanziare clan mafiosi. Secondo uno studio del 2013 denominato “Gli investimenti delle mafie”, realizzato dall’Università cattolica del Sacro cuore di Milano per il ministero dell’Interno, le mafie ricavano dal complesso di attività illegali circa 25,7 miliardi di euro, pari all’1,7% del Pil italiano, 427 euro per abitante. In tale contesto, l’usura inciderebbe nei ricavi con una percentuale che va dal 6,6% al 12,6%. Una quota considerevole che sta dietro solo alle estorsioni (44,6% in media dei ricavi totali) e lo spaccio di droga (23,4% in media dei ricavi totali). Consentire a cittadini ed imprese un accesso al credito più facile e meno oneroso porterebbe con sé anche una manovra di contrasto alla criminalità organizzata. Il vicepresidente di Bankitalia, Fabio Panetta, nei mesi scorsi ha parlato di un “miglioramento nella disponibilità di prestiti” nel 2015. Si registra “l’aumento dei flussi per le imprese grandi e maggiormente patrimonializzate mentre le aziende di minore dimensione, specie quelle caratterizzate da fragilità degli equilibri economici e patrimoniali, continuano invece a mostrare difficoltà nell’accedere a finanziamenti esterni”.

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