Il caos politico blocca le riforme - QdS

Il caos politico blocca le riforme

Raffaella Pessina

Il caos politico blocca le riforme

mercoledì 25 Novembre 2015

Un’altra seduta andata a vuoto quella di ieri pomeriggio all’Ars. Mozione di sfiducia a Crocetta: servono 46 firme più una

Un’altra seduta andata a vuoto quella di ieri pomeriggio all’Ars. Dopo una timida apertura l’Aula è stata subito sospesa per riprendere alle 17.
Alla ripresa il Presidente Ardizzone ha comunicato che la conferenza dei capigruppo aveva deciso di rinviare la seduta a domani, giovedì alle 12, con lo stesso ordine del giorno: la nomina ufficiale dei componenti delle commissioni legislative e la discussione del Ddl sul demanio trazzerale.
Nessuna meraviglia per questo rinvio: il clima politico estremamente teso sta infatti influenzando molto l’attività parlamentare. Infatti, nella mattinata di ieri il Movimento Cinquestelle ha ufficializzato la mozione di sfiducia al Presidente della Regione proprio a Palazzo dei Normanni. Una iniziativa, questa della sfiducia che va ad affiancarsi ad altre messe in cantiere dall’opposizione come quella di eventuali dimissioni in massa.
“Sono atti che lasciano il tempo che trovano – ha detto il grillino Giorgio Ciaccio – anche se ritengo che vada bene qualunque gesto e qualunque azione che sia concreta e che porti al raggiungimento dell’obiettivo di chiudere questa legislatura il prima possibile”. Ciaccio ha reso noto che la mozione sarà firmata anche dai gruppi di Forza Italia e Lista Musumeci. Complessivamente quindi la mozione conterà 25 firme, poco meno di un terzo del Parlamento. Si potrebbero aggiungere anche le firme di quei partiti e movimenti rimasti scontenti dopo le nomine del Crocetta quater, come Sicilia Futura dell’ex ministro Totò Cardinale. Si tratta della terza mozione di sfiducia nei confronti di Rosario Crocetta da parte del Movimento Cinquestelle, le prime due sono andate a vuoto. Questa volta però le opposizioni a Crocetta sono nate anche all’interno del Pd con  l’esponente nazionale Davide Faraone, renziano, che da sempre si trova su posizioni opposte alla politica di Crocetta. Sulle continue polemiche tra il Governatore e Faraone Giancarlo Cancelleri ha fatto un appello pubblico al premier Renzi “affinché venga a riprendersi questi due bambolotti che stanno litigando nel cortile di casa”.
 
Ed ha aggiunto: “Renzi cerchi di dare un volto serio a questa maggioranza che governa, altrimenti se li riporti a casa i suoi bambolotti e dia la possibilità ai siciliani di scegliere un governo autorevole. Noi vorremmo entrare nel merito delle proposte, ma qui non c’è alcuna proposta, sono mesi che la Sicilia è bloccata dalle loro liti personali e quindi non può esserci qui alcun merito. Le parole di Faraone ‘se non si fa l’accordo in giunta, non arriveranno i soldi da Roma’, sono gravissime”.
Su questo argomento è intervenuto anche il Presidente dell’Ars Ardizzone, che appartiene all’Udc, uno dei partiti che appoggia la maggioranza: “Mi rifiuto di credere che il governo nazionale possa legare il trasferimento di fondi alla Sicilia, per altro dovuti, alle vicende politiche siciliane. Mi auguro che il confronto tra il governo siciliano e quello nazionale possa svolgersi nel solco di una corretta dialettica istituzionale”.
Le reazioni arrivano all’indomani delle dichiarazioni del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, in riferimento al buco nel bilancio regionale di 1 miliardo e 400 milioni. Faraone aveva spiegato che, “se da un lato il governo nazionale ha deciso di coprire questa cifra e dare una mano ai siciliani, dall’altro lato deve esserci un governo regionale stabile e disponibile alle riforme che sono necessarie per la Sicilia”. Tornando alla mozione di sfiducia, il dato di fatto è che se le firme raggiungeranno la ragguardevole cifra di 46 più uno allora si chiuderà definitivamente questa esperienza e si tornerà a nuove elezioni, con un parlamento ridotto di 20 unità: 70 al posto di 90. Se invece la mozione farà la stessa fine delle prime due, si tratterà semplicemente di una verifica di maggioranza.

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