Mediazione civile, pratica diffusa in Sicilia - QdS

Mediazione civile, pratica diffusa in Sicilia

Pierangelo Bonanno

Mediazione civile, pratica diffusa in Sicilia

giovedì 26 Novembre 2015

Analizzato il periodo da gennaio a giugno 2015, secondo i dati del ministero della Giustizia il 7,5% di queste sono siciliane. A livello nazionale Sicilia al quinto posto, preceduta da Lombardia, Lazio, Campania e Emilia Romagna

PALERMO – La Sicilia è tra le regioni in cui la mediazione civile è più utilizzata. In base ai dati elaborati dal ministero della Giustizia, il 7,5% delle mediazioni in Italia sono siciliane. Il report ministeriale, pubblicato nelle scorse settimane, prende in considerazione i dati statistici relativi al periodo 1° gennaio – 30 giugno 2015.
 
La “classifica” delle regioni, all’interno della quale la Sicilia si colloca al quinto posto, è guidata dalla Lombardia, con il 17,7%, seguita dal Lazio con il 10,6%, la Campania con il 9,8% e l’Emilia Romagna con l’8%. L’obbligatorietà della mediazione è stata reintrodotta in Italia con la legge n. 98 del 2013. Appare opportuno ricordare la funzione della mediazione è quella di tentare un soluzione amichevole di una controversia prima di rivolgersi ad un tribunale. 
La mediazione è tornata obbligatoria, fino al 2017, in materia di: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari.
 
In questi casi, la parte che intende agire in giudizio deve tentare la mediazione, con l’assistenza di un avvocato. Nel dettaglio il procedimento di mediazione prevede che dopo avere presentato la domanda presso un organismo di mediazione è fissato un primo incontro di programmazione con un mediatore e le parti.
 
Al termine dell’incontro preliminare di programmazione, le parti decidono se concludere la mediazione con un accordo, oppure proseguire la mediazione o ancora, in caso di mancato accordo, terminare la procedura di mediazione e andare in giudizio. Quando tutte le parti sono assistite da un avvocato, il verbale di accordo, sottoscritto dalle parti e dagli stessi avvocati, costituisce titolo esecutivo per l’espropriazione forzata, per l’esecuzione per consegna e rilascio, l’esecuzione degli obblighi di fare e non fare, oltre che per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. Gli avvocati attestano e certificano la conformità dell’accordo alle norme imperative e all’ordine pubblico.
 
Tutti gli atti relativi al procedimento di mediazione sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni altra spesa, tassa o diritto. Il verbale di accordo è esente dall’imposta di registro sino al valore di 50.000 euro. In caso di successo della mediazione, le parti avranno diritto a un credito d’imposta fino a un massimo di 500 euro per il pagamento delle indennità complessivamente dovute all’organismo di mediazione. In caso di insuccesso della mediazione, il credito d’imposta è ridotto della metà. Il numero maggiore di mediazioni si ha in contratti bancari circa il 25,6% del totale, seguite dalle controversie in diritti reali, pari al 13,2% del totale, mentre analizzando la tipologia di richiesta abbiamo l’ 80,1% di mediazioni obbligatorie, il 9,5% di mediazioni volontarie, l’9,8% di mediazioni delegate.
Dalle statistiche ministeriali emerge come siano sempre più numerosi i giudici che rimandano in mediazione le controversie, convinti che questo possa essere la tipologia di risoluzione più adatta a certi tipi di conflitto.
Altro dato interessante è quello riferito agli esiti positivi delle mediazioni. A livello nazionale la percentuale di successo è pari a circa il 43% delle mediazioni che procedono oltre il primo incontro. La mediazione è ulteriormente rafforzata grazie alla recente pronuncia del Consiglio di Stato, sentenza n. 5230 IV Sezione depositata il 17 novembre 2015, che stabilisce definitivamente che le spese di avvio sono sempre dovute; che gli avvocati, mediatori di diritto, hanno l’obbligo di formarsi e di svolgere il tirocinio, e che la mediazione è del tutto conforme ai principi costituzionali.
Segnali dunque positivi come quelli che di recente sono stati resi noti in un rapporto che annualmente fornisce una serie di indicatori utili per fare impresa. Si tratta del rapporto della Banca Mondiale “Doing business” che, tra gli altri dati, fornisce alle imprese anche uno specifico indicatore sulla giustizia civile (enforcing contracts) e in particolare sulla celerità dei processi, oltre che sui costi necessari a tutelare in quella sede i propri diritti. Ebbene, negli ultimi anni, dopo molti anni, il rapporto segnala una interessante variazione di tendenza. L’Italia, che si era attestata nel rapporto 2012 al 160° posto e nel 2013 al 140° posto, si posiziona quest’anno al 111° posto rispetto al 124° posto dell’anno scorso sui 189 Paesi esaminati.

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