Regole per la guida dell'intelligenza - QdS

Regole per la guida dell’intelligenza

Carlo Alberto Tregua

Regole per la guida dell’intelligenza

mercoledì 02 Dicembre 2015
La Natura funziona in base a regole. Il corpo umano funziona in base a regole. Le regole etiche dovrebbero essere presenti sempre nei rapporti fra le persone umane.
Senza regole, vivono le bestie. Ovviamente vi sono regole buone e regole cattive. Regole funzionali e regole che non funzionano.
Per esempio, i vertici dei distretti giudiziari della Sicilia, venuti ai nostri forum, individuano nelle procedure una delle cause della lunghezza dei processi.
Le procedure sono regole. Quando esse non sono formulate in modo da raggiungere il fine nel tempo più breve e con l’uso delle minori risorse, diventano inefficienti perché fanno perdere tempo e consumano risorse eccessive.
Dunque, le regole sono alla base di qualunque cosa. Esse debbono essere ben fatte, razionali e funzionali.
Poi, devono essere applicate, rispettate e fatte rispettare. C’è tutto il versante dei controlli che deve essere anche esso funzionale e deve ottenere il risultato: il rispetto delle regole.

Regole per la guida dell’intelligenza, un volume prezioso scritto da René Descartes (1596 – 1650) e pubblicato nel 1629, è un condensato di analisi precise e dettagliate, una stesura difficile da leggere, ma i cui concetti sono ben decifrabili.
Fra le cose più importanti scritte dal filosofo e matematico, vi è la regola che intende appurare i fatti, scindendoli dall’ambiente e da altri elementi che li possano falsare. La vera scienza è basata sulla matematica, cioé aritmetica e geometria. I numeri sono inoppugnabili e dicono sempre la verità.
Il metodo è una delle componenti fondamentali delle teorie cartesiane, tant’è che ha scritto un altro volume intitolato Le Discours de la méthode (pubblicato nel 1637). Il metodo è basato su induzione, chiarezza, evidenza, deduzione, certezza e intuizione.
Per conoscere è necessario vedere con l’occhio della mente, cioé astrarsi dalle questioni materiali. Per comportarsi in questo modo occorre sagacia e non puntare sulla memoria perché essa è labile e debole.
Come si vede un meccanismo non complesso, ma preciso per cercare la verità.
 

Gli strumenti della conoscenza sono l’intelletto, il senso, l’immaginazione e la memoria, mentre le deduzioni si possono effettuare connettendo fra esse le intuizioni.
Se stiamo attenti a quanto precede, ci accorgiamo che spesso ci comportiamo in questo modo anche automaticamente. Ma qui non sono in analisi gli automatismi, bensì la volontà di guidare la propria intelligenza attraverso regole certe che funzionino.
Socrate sosteneva che il dubbio costituisce la premessa per distinguere il vero dal falso. Ma esso non può essere sempre presente perché la conoscenza umana, pur partendo dal dubbio, deve arrivare a conclusioni che, però, costituiscono punto di partenza per continuare il processo cognitivo e, quindi, approdare a risultati più avanzati. Così è cresciuta e si è evoluta l’Umanità. Così si continuerà ad evolvere.
Il pensiero dovrebbe essere la matrice delle nostre azioni, la verità dei fatti, la nostra costante compagna di vita. La parole, lo strumento per comunicare.

Penso dunque sono, è stata la costante della vita di Cartesio. Dovrebbe essere anche la nostra. A che serve la vita della persona umana senza pensiero o, come dice qualcuno: pensando con la pancia? Ma la pancia è usata dalle bestie, da cui ci si deve distinguere.
Perseguire il vero dà felicità. Utilizzare il vero nella propria vita consente di stare sul binario etico perché dà forza e consente di contrastare, anche nel medio periodo, qualunque falsificazione.
Le XXI regole per la guida dell’intelligenza sono un volume che tutti dovremmo leggere ed usare ogni  giorno, anche discutendo con amici e conoscenti, ma soprattutto parlandone in famiglia.
L’ordine è pane, il disordine è fame. Questo detto era usato dai nostri avi. Ma nei nostri giorni se ne è perduta la memoria. Ben inteso, non l’ordine imposto, ma l’ordine delle regole formulate dai saggi della collettività, che abbia al centro l’equità, il rispetto fra le persone e l’interesse generale.

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