Regione, conti in rosso e diritti non riconosciuti - QdS

Regione, conti in rosso e diritti non riconosciuti

Raffaella Pessina

Regione, conti in rosso e diritti non riconosciuti

venerdì 04 Dicembre 2015

Pubblicato uno studio sulle risorse che lo Stato destina alla Sicilia. Vinciullo (Bilancio): “Squilibrio contabile colpa anche di Roma”

Gli uffici dell’Assemblea regionale Siciliana hanno reso pubblico uno studio sull’ammontare delle entrate da parte dello Stato alla Sicilia. L’analisi, approvata all’unanimità dal Consiglio di Presidenza della commissione, verrà inviata ai presidenti della Repubblica Sergio Mattarella, del Senato Pietro Grasso, alla deputazione nazionale eletta in Sicilia, al sottosegretario Davide Faraone (Pd) e ai rappresentanti della Sicilia presso le istituzioni centrali, con l’obiettivo di sensibilizzare il governo nazionale a concludere la trattativa Stato-Regione, applicando lo statuto autonomo e concedendo alla Sicilia quanto spetta. Nel raffronto con le altre regioni a statuto speciale, la Sicilia ne esce fortemente penalizzata: le entrate per la nostra isola ammontano a circa  2.090 euro l’anno pro capite, contro 9.720 euro l’anno per i cittadini della Valle d’Aosta, 8.310 euro per il Trentino Alto Adige, 4.200 euro per il Friuli Venezia Giulia e 3.960 euro per la Sardegna.
 
Secondo quanto scritto nella nota presentata in una conferenza stampa dal presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo e dal vicepresidente Vicario Nello Depasquale, le entrate pro-capite della Sicilia rappresentano il 52,8% di quanto destinato alla Sardegna, il 49,8% del Friuli Venezia Giulia, il 25,2% del Trentino Alto Adige e il 21,5% di quanto prende la Valle D’Aosta. Diverso il discorso per quanto riguarda le uscite da parte della Sicilia da dare allo Stato titolo di concorso al risanamento della finanza pubblica: nel 2015 è stato in valore assoluto pari a 1 miliardo 286 milioni, 745 mila euro, a fronte di 582 milioni richiesti alla Sardegna, 441 milioni 840 mila euro al Friuli Venezia Giulia, 357 milioni alla provincia di Bolzano, 215 milioni 244 mila euro alla provincia di Trento e di 201 milioni 178 mila  alla Valle d’Aosta. Lo Stato toglie inoltre alla Sicilia circa 600 milioni di euro annui, con l’incremento della quota di compartecipazione regionale alla spesa sanitaria, che ha determinato l’innalzamento dal 42,5% al 49,11% fin dal 2007.
 
“Una serie di scippi veri e propri perpetrati per anni da parte dello Stato, ora ci costringono a chiudere la finanziaria con le sole spese obbligatorie – ha commentato Vinciullo – abbiamo solo 10 miliardi e faremo una finanziaria che avrà la capacità di coprire solo i mutui, gli stipendi del personale e la spesa sanitaria. Per il resto si adoperino senza alibi anche i parlamentari nazionali, facciano lobby a Roma affinché sia riconosciuto il diritto della Sicilia di fronte allo Stato”. “L’analisi dei dati mostra che lo squilibrio contabile della Sicilia è solo in parte riconducibile alle azioni di politica economica perseguite dai governi regionali e approvate dall’Assemblea – si legge nella nota – un ruolo consistente nel determinare l’attuale situazione è dipeso, infatti, da decisioni dello Stato che hanno prodotto, nel tempo, forti criticità nelle finanze regionali”.
Il Presidente della commissione Bilancio Vinciullo ha parlato anche della mozione di sfiducia al Governatore Crocetta. “Ci sono 2 miliardi e 600 milioni di spesa europea da certificare entro il 31 dicembre, non possiamo votare adesso la mozione di sfiducia, ha certamente più senso votarla a marzo del 2016. “Occorre invece fare il possibile – ha proseguito Vinciullo – per rimediare ai danni lasciati a noi in eredità dalle trascorse legislature e cercare di preparare il terreno per chi verrà dopo di noi, se il governo regionale non porterà a conclusione la trattativa con lo Stato a quel punto adotteremo un atteggiamento intransigente, sarà meglio andare tutti a casa”.

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