Empori di solidarietà, il Sud solito fanalino - QdS

Empori di solidarietà, il Sud solito fanalino

Dorotea Di Grazia

Empori di solidarietà, il Sud solito fanalino

giovedì 10 Dicembre 2015

In Sicilia si segnala solo la struttura di Caltanissetta gestita dalla Caritas. Rapporto Centro Einaudi: su 60 enti, 9 nel Mezzogiorno

PALERMO – La povertà alimentare è un problema reale e ha assunto delle dimensioni che non si possono più ignorare. Secondo le stime recenti, sono cinque milioni e mezzo gli italiani che non riescono a mantenere standard sufficienti di alimentazione e tra loro, un milione e 300 mila sono minori. Tra le cause principali vi è anche la mancanza di una politica nazionale che contrasti in maniera concreta la povertà alimentare, fenomeno tamponato perlopiù dal volontariato e dalla beneficienza. Sebbene il Terzo settore ha mostrato i suoi limiti quando l’indigenza ha raggiunto le cifre attuali (il 66% delle organizzazioni caritative non riesce ad andare incontro a tutte le richieste di aiuto), va detto che il welfare state oggi non potrebbe reggersi senza gli enti no profit.
A questo proposito, va segnalato il contributo importante che negli ultimi anni è giunto dagli “Empori di solidarietà”: dal 2008 ne sono nati 60 in 16 regioni diverse. È quanto emerge dal “Secondo Rapporto sul secondo welfare in Italia 2015” del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi (a cura di F. Maino e M. Ferrera).
In pratica, in queste strutture, chi ha bisogno può reperire gratuitamente prodotti di prima necessità, con un sistema a punti correlato allo stato di bisogno. Il metodo di pagamento avviene con una tessera personale, una carta dove il credito sono i punti stabiliti dagli operatori in base ai bisogni dei beneficiari.
 L’attività degli Empori è garantita da una sinergia tra pubblico, privato e terzo settore e ciò permette di considerarli come un secondo welfare; il finanziamento giunge da Enti locali, dalla Ue, Fondazioni, dal Fondo di aiuti europei agli indigenti e dal crowdfunding (quando un gruppo di persone usa il proprio denaro in comune per supportare gli obiettivi di alcuni individui o organizzazioni).
Lo scopo principale degli empori solidali è l’erogazione di beni alimentari con un fine educativo: gestiti come dei supermercati self service, i prodotti si pagano in base al prezzo che viene determinato attraverso dei punti, stabiliti tenendo conto della disponibilità del prodotto. In questo modo gli alimenti di base costano meno rispetto a quelli secondari, come ad esempio i dolci, e si dà alla spesa uno scopo educativo così da evitare sprechi di denaro.
Gli empori si affidano alla “logica della riattivazione” della persona in difficoltà: al momento dell’adesione, si sottoscrive il patto individuale con il beneficiario che deve impegnarsi a seguire un percorso pensato ad hoc per lui, come per esempio la ricerca attiva del lavoro e/o la frequenza a corsi di formazione, oppure ancora la partecipazione ad attività di volontariato.
I beneficiari degli Empori vengono determinati con dei criteri variabili perché tengono conto di quanto sia mutata la povertà visto che ormai colpisce tutti, senza più distinzione di ceto: ora, infatti, esiste anche la categoria dei “nuovi poveri” che si sono trovati in condizione di povertà a seguito della crisi economica.
Quanto alla ripartizazione territoriale, gli Empori solidali si stanno rapidamente diffondendo nelle regioni settentrionali e centrali, mentre stentano a decollare nel Mezzogiorno. Attualmente vi sono 28 Empori al Nord, 23 al Centro e 9 al Sud. In Sicilia c’è solo l’Emporio solidale di Caltanissetta, gestito dalla Caritas, i cui locali sono stati ceduti ai volontari in comodato dal vescovo Mario Russotto. Tra le attività si segnala un laboratorio artigianale, dove alcuni volontari riparano gli abiti usurati e li vendono per poi donare il ricavato alle iniziative sociali del quartiere.
Il paradosso è che gli empori mancano proprio in quelle regioni che ne avrebbero più bisogno, aumentando di conseguenza sia il divario tra Nord e Sud e sia le privazioni che pesano sulla Sicilia da decenni.

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