Sapere è libertà, ignoranza è schiavitù - QdS

Sapere è libertà, ignoranza è schiavitù

Carlo Alberto Tregua

Sapere è libertà, ignoranza è schiavitù

martedì 15 Dicembre 2015
Il sapere è la più grande ricchezza dell’uomo. Col sapere si progredisce, si diventa competitivi e concorrenziali, si va avanti e si migliorano le condizioni di vita.
L’ignoranza, invece, è schiavitù. Perché non consente di liberarsi dai bisogni e si rimane succubi degli altri.
Nella vita bisogna scegliere se essere liberi o schiavi. Se si vuole essere liberi, bisogna liberarsi dai bisogni. Per liberarsi dai bisogni è indispensabile procurarsi quanto serve per soddisfarli. Quanto serve si ottiene con il proprio lavoro, con il proprio sacrificio, con la propria fatica.
Ma, poi, non ci si deve accontentare di soddisfare i propri bisogni senza guardare al futuro, quando possono verificarsi eventi straordinari o inaspettati che vanno fronteggiati con le riserve. Ecco perché, da quanto si riesce ad ottenere dal proprio lavoro, una parte va accantonata in riserva proprio per fronteggiare eventi inaspettati.
Quanti seguono questa linea? Pochi, sicuramente.

Con il sapere si ottengono risultati economici, materiali e immateriali, servizi di ogni genere e quant’altro serva all’Umanità. Senza di esso, invece, si rimane in uno stato di subordinazione rispetto ai terzi, cioè a coloro che possiedono il capitale della conoscenza.
Ecco perché scuola e università hanno una funzione sociale formidabile: consentono ai cittadini meno abbienti, appartenenti alle classi più deboli, di utilizzare l’ascensore sociale del sapere per entrare nell’agone, ove si può competere ad armi pari con gli altri che sono stati più fortunati.
Il sapere consente di essere liberi, di mantenere la schiena dritta, di affrontare il prossimo con tranquillità, di non essere gabellati o presi in giro da chi sa di più e di difendersi dai delinquenti, ovviamente con il verbo e non con le armi, compito affidato alle Forze dell’ordine.
Oggi è più potente il sapere dei missili, perché col primo si possono costruire i secondi e non viceversa. Con il sapere si fa progredire la tecnologia e con essa gli sviluppi a tutti i rami degli strumenti che oggi usa l’Umanità. Senza di esso non c’è progresso, anzi c’è stagnazione. 
 

Se il continente africano è in condizione di sottosviluppo, se la Sicilia è in condizioni di sottosviluppo, la causa risiede nella mancanza di conoscenza, nell’arretratezza dei meccanismi sociali e istituzionali, nella incapacità di affrontare il resto del mondo con le armi della capacità e della conoscenza.
D’altra parte, siccome non tutte le persone umane sono per bene, ve ne è una quota che usa il sapere come arma per prevaricare gli altri. Ed ecco che non basta venirne a conoscenza. Costoro vanno isolati, emarginati e, possibilmente, espulsi dal consesso sociale. La gravità del loro comportamento è ancora più pesante perché usano armi improprie con le quali cercano di soverchiare gli altri.
Per questa distinzione servono i valori etici, in modo che si distinguano sempre e con prontezza le persone in buona fede da quelle in mala fede.
Sono stati scritti migliaia di volumi su questi comportamenti; non sempre si è giunti alla conseguente soluzione. Tuttavia, è necessario formare il proprio convincimento a riguardo.

Il proprio convincimento si può formare solo se ognuno di noi legge, legge, legge, si informa continuamente, ascolta i maestri (non solo quelli di scuola), insomma, piano piano cerca di formarsi un’idea di come vanno le cose, di cosa è la vita o la morte, dei meccanismi spesso negativi in base ai quali si muove tutta l’Umanità.
Il pensiero individuale è essenziale perché si formi quello collettivo, che è la somma (o la moltiplicazione) del primo.
I cittadini, per potersi definire tali,  debbono essere soggetti pensanti e agire in conseguenza di ciò che sanno e di come vedono la collettività nel suo complesso, senza disperdersi in dettagli e particolari, ma cercando di vedere lo scenario nel suo equilibrio generale.
Con ciò cercando di contribuire al miglioramento del suo funzionamento, diminuendo le diversità fra le Classi sociali, soccorrendo i deboli ed i bisognosi, utilizzando le risorse dei più facoltosi per venire in soccorso dei primi.
Operare con sapienza e coscienza è un dovere di tutti noi.

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