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Messina – Corte dei Conti: sei mesi per salvare Taormina

Massimo Mobilia

Messina – Corte dei Conti: sei mesi per salvare Taormina

mercoledì 23 Dicembre 2015

Il riferimento normativo è contenuto in un emendamento approvato dalla Camera, non ancora dal Senato. Dissesto vicino, criticità riguardano anche i residui attivi: milioni di tasse mai riscosse

TAORMINA (ME) – “Come può uno scoglio, arginare il mare”, cantava Lucio Battisti. Come può il Comune di Taormina contenere una marea di debiti pregressi e salvarsi dal dissesto, si chiedono oggi i cittadini. Rimanendo tra le note del famoso cantante potremmo aggiungere, “lo scopriremo solo vivendo”. Perché la tanto temuta sentenza della Corte dei Conti di Roma ha deciso, senza entrare nel merito dei numeri, di concedere altri sei mesi di tempo alla Perla dello Ionio per salvarsi da un fallimento già sentenziato dalla Sezione di controllo di Palermo.
Come sappiamo infatti, il Piano di riequilibrio finanziario che Palazzo dei Giurati aveva presentato l’anno scorso al Governo, per ricevere un prestito statale e spalmare in dieci anni la complessa situazione debitoria, era stato bocciato dai giudici siciliani, passando così la patata bollente alla Corte centrale, su spinta del ricorso presentato dal Comune.
L’amministrazione taorminese aveva conteggiato in 13 milioni di euro la somma di debiti da azzerare in dieci anni, ma in realtà i giudici di Palermo, che già da tempo richiamavano puntualmente l’ente sui parametri di bilancio giudicandoli “strutturalmente deficitari”, avevano indicato alcune misure correttive da apportare affinché il Piano non venisse bocciato, ma soprattutto ritenevano non corrispondente al vero la quota di 13 milioni per i debiti che invece, stando alle varie pendenze legali in cui il Comune è coinvolto (su tutti il lodo Impregilo), sarebbe superiore ai 40 milioni di euro.
Tutto da rifare invece. La decisione della Corte romana, di fronte anche alle carte presentate dal pool di avvocati (Gaetano Callipo, Marcello Scurria e Pietro De Luca) messi in campo dall’amministrazione del sindaco Eligio Giardina, ha deciso infatti di concedere al Comune la possibilità di riformulare il Piano di riequilibrio entro il prossimo 30 giugno. In sostanza, quella che è stata accolta dal sindaco e dalla maggioranza come la buona nuova che “Taormina non è in dissesto e che non rischia di ricadervi”, è in realtà una sorta di ultima spiaggia che potrebbe soltanto rimandare di qualche mese il fallimento.
Dietro all’ultimo pronunciamento della Corte dei Conti c’è inoltre una nuova base normativa che arriva direttamente da Montecitorio, contenuta in un apposito emendamento che consentirà ai “Comuni in fase di dissesto o comunque aderenti al Piano di riequilibrio, e quindi beneficiari di aiuti straordinari da parte dello Stato, di poter modificare lo stesso Piano da qui ai prossimi sei mesi”.
Un emendamento approvato in Commissione alla Camera dei Deputati, ma che deve ancora passare dal Senato, e dunque anch’esso dall’esito incerto. Una manovra politica quindi, dietro il momentaneo salvataggio di Taormina (e degli altri Comuni che ne beneficeranno) che porta la firma del deputato messinese Carmelo Lo Monte (Centro Democratico) e quella dell’onorevole Angelo Capodicasa (Pd), primi firmatari del documento, e che ha poi ricevuto l’appoggio degli altri siciliani Giampiero D’Alia (Udc) e Vincenzo Garofalo (Ncd).
Insomma una tipica manovra da Prima Repubblica, che però potrebbe consentire a Taormina di uscire fuori dal tunnel se tecnici, giunta e consiglieri comunali faranno quadrato e riusciranno a mettere a punto un Piano credibile, che poi dovrà nuovamente passare sotto la lente della Sezione palermitana della Corte dei Conti, già preparata su tutte le criticità dell’ente.
Criticità che vanno oltre i debiti e si allargano soprattutto a milioni e milioni di residui attivi, ovvero tasse mai riscosse, in un Comune che ha già aumentato al massimo tutte le aliquote e chiesto sacrifici ai propri cittadini.
L’abilità degli amministratori dovrà essere quella di non legare il Piano soltanto a parametri fiscali, e avere il coraggio di fare scelte che possano stimolare grandi investimenti per la città.

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