Fiducia di consumatori e delle imprese in calo - QdS

Fiducia di consumatori e delle imprese in calo

redazione

Fiducia di consumatori e delle imprese in calo

mercoledì 30 Dicembre 2015

Le ultime rilevazioni dell’Istat (dicembre su novembre 2015) non destano preoccupazione. La ripresa non è a rischio. Trend positivo confermato anche dagli acquisti in occasione del Natale: spesi 5,6 miliardi

PALERMO – Fiducia dei consumatori e delle imprese in calo da novembre a dicembre, ma comunque su livelli elevati e migliori rispetto al 2014.
Il primo indice, così come segnalato dall’Istat, diminuisce a 117,6 da 118,4 del mese precedente; il secondo passa a 105,8 da 107,1 di novembre. Nonostante la flessione, però, l’Istituto di statistica ha evidenziato come entrambi gli indici si mantengano sui livelli elevati registrati nei mesi precedenti.
Tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori diminuiscono: il calo risulta maggiore per le componenti economica e corrente che passano, rispettivamente, a 152,9 da 157,9 e a 109,1 da 111,6; la differenza e’ invece piu’ contenuta per la componente personale (a 104,5 da 105,0) e quella futura (a 127,3 da 128,0). Peggiorano le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -24 da -20 e a 25 da 31 i rispettivi saldi). Per i giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi il saldo aumenta a -16 da -19. Quanto alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi, il saldo passa a -11 da -20. Aumenta il saldo delle attese di disoccupazione (a 2 da -8).
Riguardo le imprese, il clima di fiducia sale nei servizi di mercato (a 114,3 da 113,8), mentre scende nelle costruzioni (a 114,8 da 121,4), nel commercio al dettaglio (a 109,1 da 115,0) e, anche se più livemente, nella manifattura (a 104,1 da 104,4). Nelle imprese manifatturiere rimangono stabili sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione (a -11 e a 12, rispettivamente), mentre i giudizi sulle scorte passano a 4 da 3. Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -37 da -29) ma rimangono stabili le attese sull’occupazione (a -11). Nei servizi di mercato crescono sia i giudizi che le attese sugli ordini, a 10 da 5 e a 10 da 9 i rispettivi saldi, ma si contraggono le attese sull’andamento generale dell’economia (a 22 da 27). Nel commercio al dettaglio migliorano le attese sulle vendite future (a 29 da 24) ma peggiorano sensibilmente i giudizi sulle vendite correnti (a 13 da 32); in accumulo sono giudicate le scorte di magazzino (a 7 da 3).
Numeri che comunque non preoccupano. Come evidenziato dall’Ufficio studi Confcommercio: “Il lieve calo rilevato a dicembre sul versante della fiducia delle famiglie e delle imprese non è un dato che deve suscitare particolari preoccupazioni in quanto entrambi gli indicatori si collocano, ormai da alcuni mesi, su livelli particolarmente elevati ed è quindi fisiologico che si rilevino alcuni contenuti aggiustamenti, che non sembrano indicare un peggioramento nelle prospettive di ripresa dell’economia italiana”.
Clima di fiducia comunque confermato dai dati relativi al Natale appena trascorso, che hanno fatto finalmente registrare un aumento della spesa rispetto agli anni precedenti. Basti pensare che, come sottolineato da un’analisi di Coldiretti, le famiglie italiane hanno scartato sotto l’albero regali di Natale per un valore di 5,6 miliardi tra grandi e piccini.
Sul podio libri, tecnologia, abbigliamento, prodotti di bellezza ed enogastronomia, con quest’ultima in grande spolvero: in una famiglia su tre (33%) sotto l’albero ha trovato spazio per i tradizionali cesti con i prodotti enogastronomici tipici, già confezionati o fai da te, per pranzi e cenoni delle feste insieme a parenti e amici. Da segnalare la preferenza accordata all’acquisto di prodotti made in Italy anche per aiutare l’economia nazionale o garantire maggiori opportunità di lavoro a sostegno della ripresa.
Nella scelta dei regali per i bambini, invece, gli italiani hanno privilegiato il contenuto educativo (48%) ma è stata presa in considerazione anche l’utilità pratica (articoli per l’infanzia 30%, libri 18% e abbigliamento 17%). Per i teenager, invece, si segnalano libri (24%), videogame (15%) e abbigliamento (11%) secondo Deloitte.
 


Intanto nel Paese l’ecommerce cresce ancora
 
PALERMO – L’ecommerce sta conquistando anche piccoli comuni e sperduti paesini di montagna che hanno il negozio più vicino a chilometri di distanza. Un noto rivenditore on-line ha compilato una speciale classifica che riguarda proprio i borghi più remoti che fanno acquisti sul web. Si scopre, per esempio, che il comune più piccolo che acquista sulla piattaforma italiana di eCommerce è Pedesina, in provincia di Sondrio, che con i suoi 36 abitanti è anche il più piccolo in assoluto. Marmora, borgo della provincia di Cuneo con 65 abitanti, è invece quello che fa più acquisti. È seguito da Cissone, sempre in provincia di Cuneo, che conta 83 abitanti, e da Bard, che con i suoi 122 abitanti è anche il comune più piccolo della Valle d’Aosta. Più in generale sono in Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige e Abruzzo, ma anche Lombardia, Liguria, Molise, Sardegna, Lazio e Umbria i borghi più isolati, con meno di 200 abitanti che acquistano maggiormente su internet.

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