Debito e spesa pubblica aumentano ancora - QdS

Debito e spesa pubblica aumentano ancora

Carlo Alberto Tregua

Debito e spesa pubblica aumentano ancora

mercoledì 30 Dicembre 2015

Manovra con pochi investimenti

La legge di Stabilità 2016 è stata approvata dal Senato in terza lettura mediante il voto di fiducia. I dati più importanti che emergono sono i seguenti: primo, avere azzerato le clausole di salvaguardia che avevano messo i precedenti governi, secondo cui dal prossimo primo gennaio sarebbero scattati aumenti di Iva e accise per 17 miliardi. Se questo fosse accaduto, i consumi sarebbero stati ulteriormente penalizzati.
L’altra metà della Legge, riguarda alcuni tagli importanti quali l’Imu sulla prima casa, sui terreni agricoli e sui macchinari bullonati; per il resto, non vi sono sensibili riduzioni delle tasse, tanto che la pressione fiscale per il prossimo anno, secondo il Def, rimarrà pressoché inalterata.
Giustamente è stato dato il bonus di 80 euro mensili a tutti i dipendenti delle Forze dell’Ordine, che costituiscono il nervo della sicurezza. Tutti lavorano con efficienza e dovrebbero costituire un modello organizzativo per le altre branche della Pubblica amministrazione.
 
Sono state confermate le deduzioni fiscali per la ristrutturazione di immobili pari al 50% e per quella parte riguardante il risparmio energetico del 65%. Viene mantenuta la decontribuzione per l’assunzione o la trasformazione dei contratti dei dipendenti, ma ridotta al 40%. Per le imprese, vi è il superammortamento sull’acquisto di cespiti fino al 140%. Viene poi agevolata l’uscita dei beni immobili non strumentali dalle società, con l’assegnazione ai soci.
Il bonus di 500 euro destinato ai giovani che compiranno 18 anni nel 2016, per l’acquisto di libri, visite nei Musei e altre attività culturali è sicuramente un incentivo per gli stessi verso i saperi.
Un miliardo in più è stato dato al Servizio sanitario nazionale, che però, famelico e ingordo, ne voleva ancora, anziché guardare al proprio interno per tagliare sprechi, favoritismi e clientelismi di ogni genere.
Renzi ha cercato di mediare fra le varie parti e il risultato non è certo quello che sarebbe stato utile al Paese, e vi spieghiamo il perché. Riguarda il secondo dato della Manovra, e cioè la riqualificazione della spesa pubblica, ancora eccessiva nella parte corrente e molto carente nella parte che riguarda gli investimenti.
 
Un Paese cresce se destina almeno un terzo della spesa agli investimenti che, com’è noto, costituiscono una leva importante per ulteriori spese produttive da cinque a dieci volte.
In Italia, vi sono centinaia di grandi opere che andrebbero finanziate e portate a compimento. Vi sono decine di migliaia di piccole e medie opere che dovrebbero essere realizzate. Decine di migliaia di chilometri quadrati di territorio in stato di perenne pericolo che andrebbero bonificate mediante il risanamento idrogeologico. Mancano infrastrutture essenziali (strade ferrate, porti, aeroporti, strade e autostrade in tutto il Mezzogiorno, ove il tasso infrastrutturale è un terzo della media europea).
Il Ponte sullo Stretto è essenziale per collegare strade e ferrovie da Villa San Giovanni a Messina, da dove ripartono la Tav light Messina-Catania-Palermo e le autostrade dell’Isola.

Questo blocco di opere pubbliche, indicate a titolo esemplificativo, doveva essere finanziato per intero, sottraendo le risorse alla spesa corrente. Ma così non è stato, perché il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha una dotazione insufficiente. Né è stata finanziata la costruzione urgente della banda larga a 100 Mbps per portare il Paese in concorrenza con l’Europa.
Nonostante non sia stata finanziata la spesa per investimenti, quella corrente, invece, è aumentata, perché il Governo non è stato capace di affrontare quel cancro che è la burocrazia, tagliando tutte le parti che remano contro lo sviluppo del Paese.
Un terzo dato emerge dalla Manovra: l’aumento programmato del debito pubblico attraverso lo sforamento, cioè il disavanzo del 2,4%, e il non auspicato aumento degli interessi, che però sarà inevitabile non appena ripartirà l’aumento dell’inflazione, previsto nella seconda parte del 2016.
Contestualmente alla legge di Stabilità, il Senato ha approvato la Riforma della Rai, riducendo il canone a 100 euro ma inserendone l’esazione nelle fatture dell’energia. Cosicché alla Rai entreranno 420 milioni in più. Saranno ben spesi? Lo vedremo dai risultati della gestione del nuovo Ad, Antonio Campo Dall’Orto.

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