Ordalia del referendum o si cresce o si muore - QdS

Ordalia del referendum o si cresce o si muore

Carlo Alberto Tregua

Ordalia del referendum o si cresce o si muore

sabato 09 Gennaio 2016

E' ora di smuovere la ruota economica

Alcune volte Matteo Renzi mi ricorda Gustave Flaubert (1821 – 1880) che scrisse nel 1857 il libro Madame Bovary, messo sotto inchiesta per oltraggio alla morale. Me lo ricorda solo perché l’autore esclamò: Madame Bovary c’est moi; identificazione tra autore e protagonista.
Il giovane primo ministro dà l’impressione di quanto sosteneva Luigi XIV, il Re Sole (1638 – 1715), il quale sosteneva: après moi le déluge! Infatti ha indicato nel referendum confermativo della riforma istituzionale, che si svolgerà probabilmente nel prossimo autunno, una sorta di referendum su sè stesso: o con me o contro di me.
Con ciò adottando un comportamento analogo a quello dei due personaggi storici cui prima abbiamo accennato. Portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle riforme costituzionali è un modo per sviarla dalle iniziative importanti che facciano smuovere la ruota economica, salire l’inflazione al 2%, diminuire la disoccupazione fra l’8 e il 9%.

Renzi fa mille cose e, invece, dovrebbe concentrarsi su quattro o cinque, che sono essenziali per andare verso gli  obiettivi prima indicati.
Sono noti i quattro vantaggi internazionali di cui l’Italia dovrebbe approfittare: il petrolio a 33 dollari il barile (159 litri), il costo del denaro a zero o con remunerazione negativa, il ribasso dell’euro a 1,07 sul dollaro – ma viaggia verso la parità – e infine la immissione di 1.500 miliardi di liquidità nel mercato europeo da parte della Bce da marzo 2015 a marzo 2017.
Poi, le iniziative di Renzi dovrebbero basarsi sulle quattro E tradizionali: Etica, Economicità, Efficienza, Efficacia.
Le azioni che il primo ministro dovrebbe attivare sarebbero verso: energia, trasporti, infrastrutture, investimenti, riassetto idrogeologico del territorio, totale spesa di fondi europei e Fondi di sviluppo e coesione. Solo producendo ricchezza si può pensare di distribuirla. Si distribuisce la ricchezza, non si distribuisce la povertà come dicono alcuni imbecilli.
Per realizzare quanto precede Renzi dovrebbe fissare dei percorsi tassativi con ciascun ministero, adottando cronoprogrammi altrettanto tassativi.
 

Vi è poi la fase del controllo dell’attuazione degli obiettivi e cioè la verifica dei risultati con gli stessi. All’uopo Renzi dovrebbe creare una task force di manager esperti e onesti, prelevati dalle più grandi società di consulenza del mondo, possibilmente stranieri, con il compito del monitoraggio continuo che verifichi il raffronto tra risultati e obiettivi.
In questo scenario assume un ruolo di primo piano lo sviluppo del Mezzogiorno, che non può avvenire con alcuni pannicelli caldi adottati, serviti più da alibi che da effettiva spinta verso la crescita e l’occupazione.
Vi è poi un altro valore che va perseguito, che è quello dell’Equità. In questa direzione è necessario rafforzare la lotta all’evasione, ormai stimata comunemente in oltre 100 miliardi, per effettuare la quale occorre che funzionari e dipendenti dell’Agenzia delle Entrate diventino più capaci professionalmente e siano oggetto di premi e di sanzioni in relazione esclusivamente ai risultati raggiunti. 

Il difetto della macchina fiscale è che punta agli accertamenti di evasione, non all’incasso di somme. Mentre tutti i dati statistici dovrebbero essere fondati esclusivamente sull’effettivo incassato e non sui numeri accertati, spesso frutto di fantasia e di incapacità.
E poi c’è la questione non affrontata con decisione: la Pubblica amministrazione. La Legge Madia (124/15) ha formulato la cornice e inserito indirizzi che ovviamente sono privi di effetti. I decreti delegat, in via di approvazione, confermeranno se il Governo vuole avere una Pa efficiente e funzionale o continuare a pagare a vuoto 4 milioni di cedolini.
Per raggiungere il primo obiettivo è necessario che le leggi siano semplici ed efficaci: determinino con precisione le responsabilità dei dirigenti e le relative sanzioni quando non ottemperano al loro dovere; ovviamente premiarli quando raggiungono i risultati.
L’iniziativa di abbattere le partecipate è lodevole, ma lo strumento che si intravede non è adeguato.
Auguriamo di sbagliarci e auguriamo che l’anno nascente porti a Renzi senso di concretezza realizzativa, non effetto mediatico.

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