Formazione e lavoro, in Sicilia stallo legislativo durato 40 anni - QdS

Formazione e lavoro, in Sicilia stallo legislativo durato 40 anni

Michele Giuliano

Formazione e lavoro, in Sicilia stallo legislativo durato 40 anni

martedì 19 Gennaio 2016

L’Ars non ha intenzione di abrogare la Legge 24 del 1976, soltanto modifiche all’orizzonte. Si apre l’attività formativa ad associazioni con operatori iscritti all’Albo regionale

Legge 24 del 1976: 40 anni dopo si parla ancora di questa norma per regolare la formazione professionale siciliana. Nonostante l’età, e gli sfasci del passato nel settore portato oggi al collasso dalle assunzioni clientelari e dai costi non più sostenibili, la politica siciliana non sembra avere per nulla intenzione di sopprimere questa norma. Anzi, la si vuole semplicemente modificare e per di più neanche nei suoi aspetti più essenziali. Di eliminare ad esempio quell’obbligo di mantenere gli occupati a carico degli enti, che di fatto sono privati, non se ne parla proprio. Anzi, semmai si aprono nuovi scenari e nuova occupazione.
In questa direzione sembra andare infatti il recente disegno di legge approvato dalla V Commissione all’Ars che ha modificato in parte la norma, di fatto oramai da due anni ignorata dalla Regione nel varare l’attività formativa perché finanziata con i fondi europei, quindi con un altro regime che non prevede la clausola del mantenimento di tutti i livelli occupazionali. Intanto da questa legge del 1976 non ci si vuole liberare. La modifica che risalta maggiormente agli occhi nel ddl è quell’articolo 1 in cui si apre l’attività formativa a cooperative e associazioni, anche di nuova istituzione, costituite esclusivamente tra gli operatori iscritti all’Albo regionale degli operatori e non più occupati presso gli enti formativi di provenienza, per qualsiasi motivo, con esclusione dei soggetti licenziati per provvedimenti di natura disciplinare. Tali associazioni o cooperative di lavoro possono avvalersi delle strutture, delle attrezzature e del know how di enti formativi non più partecipanti alle attività finanziate dalla Regione siciliana e, una volta accreditate, ai sensi del decreto del Presidente della Regione n. 25 del 1° ottobre 2015, possono essere anche cessionari di progetti formativi e orientativi già finanziati, dietro rinuncia da parte dell’ente cedente e nulla osta del dirigente generale del Dipartimento regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale. Questi nuovi organismi avranno però l’obbligo di possedere tutti i requisiti per l’accreditamento previsti dal decreto. Su un punto fa leva la legge che si vuol modificare: da queste variazioni non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio della Regione.
Il governo regionale aveva già espresso da tempo l’intenzione di mantenere in vigore la 24/76. Già dai tempi dell’assessore Nelli Scilabra si era annunciato che la tanto decantata riforma del settore, di cui si è sempre parlato ma che ancora non vede l’effettiva luce, si sarebbe basata essenzialmente sulla norma di 40 anni fa. Prevede la semplificazione e snellimento delle procedure amministrative, la riforma dei meccanismi di accreditamento con la riduzione dei costi di gestione monitorando l’affidabilità degli enti utilizzando meccanismi di severità verso chi non paga il personale; e poi ancora ristrutturazione i corsi dell’Oif, l’obbligo di istruzione e formazione, partendo dal costruire l’anagrafe scolastica per comprendere e intervenire contro la dispersione scolastica.
 


La minaccia. I lavoratori rischiano mesi di disoccupazione
 
Ad oggi l’Assemblea Regionale non ha mai abrogato la legge 24 del 1976, la quale fino ad adesso ha regolato ed imposto tutti i parametri di funzionamento degli enti di formazione professionale in Sicilia.  Gli enti stessi sono nati e strutturati solo ed esclusivamente in ragione ed in osservanza dei dettami della legge 24/76 e successive integrazioni e regolamenti. Lo stesso assessorato regionale, prima era al Lavoro e Formazione, oggi all’Istruzione e Formazione professionale,  ha sempre imposto agli enti le modalità e le relative autorizzazioni, se rientranti nei parametri dallo stesso dettate, all’assunzione dei dipendenti a tempo indeterminato siano essi docenti, amministrativi e dirigenti, questo anche per i collaboratori esterni. Oggi,  con la programmazione ed utilizzo dei fondi europei a finanziare i corsi, si presenta il reale pericolo che i lavoratori rimangano ogni anno disoccupati per 4/5 mesi, quelli considerati propedeutici alla programmazione dell’anno formativo, dei quali il fondo sociale europeo non prevede la copertura. Non solo, non prevede neanche la copertura della malattia, della maternità e delle ferie.

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