Bufera nelle Borse frutto di speculazione - QdS

Bufera nelle Borse frutto di speculazione

Carlo Alberto Tregua

Bufera nelle Borse frutto di speculazione

sabato 23 Gennaio 2016

Sistema bancario italiano solido

Martedì 19 l’azione del Monte dei Paschi ha perso un quinto del suo valore. Mercoledì 20 ha perso un altro quinto. Giovedì 21 ha recuperato totalmente, ritornando al prezzo di lunedì 18. Un rally incredibile frutto di una specifica azione speculativa dei grandi investitori che hanno venduto quando il prezzo era ai massimi, facendo crollare il titolo, e ricomprandolo quando il prezzo è andato in fondo.
Questo significa che ha ragione il ministro dell’Economia quando dice che il sistema bancario italiano è solido, anche se estremamente frazionato perché ha un numero di banche enorme che dovrebbe essere dimezzato.
Il presidente del Consiglio ha esclamato, a Porta a Porta, che non cambierebbe il sistema bancario italiano con quello tedesco. Può sembrare un’enormità, ma non ha tutti i torti. Se consideriamo che quest’ultimo, dal 2007 al 2013, ha ricevuto aiuti di Stato per 247 miliardi, mentre,  nello stesso periodo, i governi italiani hanno sostenuto il sistema bancario per soli 4 miliardi. La Germania non può essere la prima della classe e deve stare ai fatti.

Nonostante ciò, si deve rilevare che le banche italiane hanno crediti incagliati fra 200 e 300 miliardi. Ciò è anche frutto della crisi che ha fatto fallire decine di migliaia di imprese, quelle più gracili o quelle che avevano prodotti e servizi maturi (senza possibile crescita), e altre decine di migliaia di imprese che si sono trovate in forte difficoltà anche perché la politica di tagli dei governi italiani è stata errata.
Infatti, quest’ultimi hanno perseguito la strada perversa di tagliare la spesa per investimenti anziché quella corrente, con la conseguenza che è stata bloccata la realizzazione di decine di migliaia di opere pubbliche,  mettendo in ginocchio tutto il comparto, facendo aumentare vertiginosamente la disoccupazione e, per conseguenza, creando forti difficoltà alle imprese, i cui crediti, appunto, hanno costituito incaglio per le banche.
La ripresa è lenta, la crescita del Pil è disomogenea: lo 0,8% del 2015 è la media fra una crescita doppia delle otto regioni del Nord e una crescita zero delle regioni del Sud. Con ciò la forbice si è ulteriormente allargata.
Per risolvere il problema è necessario costituire una Bad Bank.
 

Di che si tratta? Di un istituto nel quale confluiscano tutti i crediti incagliati, liberando così le banche da questo enorme peso. Tale istituto deve essere finanziato in parte dal sistema bancario ed in parte dallo Stato. Ma la Commissione europea si oppone, asserendo che si tratterebbe di aiuti di Stato vietati.
La Commissione europea si dimentica che la Spagna, nel 2012, ha costituito tale Bad Bank e lo Stato è intervenuto per il 45% del capitale.
Non sono consentiti due pesi e due misure e ha ragione Renzi quando punta i piedi e intende fare rispettare un principio di equità fra gli Stati membri.
Fra le cause del malessere del sistema bancario italiano, vi è anche l’abitudine ad acquistare titoli tossici, cioè i derivati. Sono tossici perché  non supportati da beni reali, con ciò accentuando il distacco fra l’economia vera e la Finanza. Quando quest’ultima è una finzione, i guai arrivano certamente.
Vi è un’ulteriore causa della debolezza del sistema bancario italiano e cioè il fatto che l’Italia, pur essendo un brand mondiale non ne ottiene una contropartita.

Nel World Econonomic Forum di Davos, in Svizzera, erano presenti pochi imprenditori italiani, che non hanno l’abitudine di girare il mondo e capire come funzionano i mercati. Dall’altra parte, le strutture statali,  che dovrebbero promuovere le esportazioni, da un canto, e attirare gli investimenti, dall’altro, sono gestite con criteri burocratici e non manageriali. Con ciò restando molto distanti dal funzionamento di altri Stati che invece è svelto e fortemente efficiente.
Da quanto precede, si capisce che il sistema Italia è inceppato nelle sue diverse componenti: la parte pubblica, quella imprenditoriale, e il sistema bancario. Ognuna risente del malfunzionamento dell’altra.
Il sistema italiano deve recuperare efficienza, produttività e competitività, diversamente le difficoltà per riprendere il cammino della crescita saranno sempre maggiori.
La Borsa italiana si è ripresa perché le aziende rappresentate funzionano. è l’ora che anche le istituzioni pubbliche si mettano a funzionare.

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