Sud, così la povertà incide sulla salute dei bambini - QdS

Sud, così la povertà incide sulla salute dei bambini

Serena Giovanna Grasso

Sud, così la povertà incide sulla salute dei bambini

mercoledì 27 Gennaio 2016

Save the children: quasi il 43% dei piccoli dell’Isola non pratica alcuna attività sportiva. In Sicilia oltre un bimbo su tre (37,1%) è in sovrappeso

PALERMO – Se consultiamo un qualsiasi manuale di storia relativo ai primi decenni del ‘900, ci sarà possibile rilevare come il male del secolo fosse rappresentato da assai frequenti forme di rachitismo, perlopiù determinate dalle assai negative condizioni economiche che impedivano l’accesso persino ai beni alimentari. Ad un secolo di distanza le complessive condizioni economiche delle famiglie italiane sono notevolmente migliorate, quel che però continua a persistere sono le negative “condizioni di salute”: infatti, il rachitismo cede definitivamente il passo al sovrappeso e obesità, gli attuali mali del secolo.
Sebbene a confronto con il rachitismo ci verrebbe da pensare che obesità e sovrappeso sono frutto del benessere, Save the children all’interno del rapporto “Bambini senza – Origini e coordinate delle povertà minorili” lancia l’allarme dell’assai più preoccupante correlazione che intercorre tra povertà e le suddette disfunzioni ponderali. Infatti, Save the children descrive nelle diseguaglianze di reddito e di lavoro, ma anche nei fattori di rischio psico – sociale e nei vari gradi di istruzione, gli elementi determinanti che influiscono sullo stato di salute dei figli.
Ed ecco a questo punto che le differenze territoriali esibiscono il caratteristico arretramento meridionale: infatti, mentre in Italia il valore medio di bambini in sovrappeso o obesi è pari al 30,7%, sette delle otto regioni meridionali raggiungono tassi percentuali maggiormente elevati, l’unica eccezione è costituita dalla Sardegna (25,9%). Il risultato più catastrofico è conseguito dalla Campania, regione in cui quasi la metà dei bambini è almeno in sovrappeso (47,8%). In tal contesto, in Sicilia più di un bambino su tre è in sovrappeso o obeso (37,1%), ovvero il sesto valore maggiormente elevato a livello nazionale.
Addirittura in Sicilia pesa molto più l’assenza di istruzione dei genitori: infatti, Save the children su elaborazione dati Istat, rileva che nell’Isola per ogni minore in sovrappeso con madre laureata, ce n’è uno e mezzo tra le madri povere di istruzione.
Inoltre, il rischio di obesità è strettamente correlato a un’altra variabile che sembra caratterizzare il profilo di una parte bambini e dei ragazzi di oggi: la sedentarietà. Infatti, i bambini e i ragazzi italiani non risultano essere particolarmente attivi. In Sicilia appena il 38,4% dei bambini pratica sport in maniera continuativa, di contro ben il 42,8% non pratica nessuna attività sportiva ed il restante 18,8% pratica sport con frequenza irregolare. Sotto tale aspetto, la Sicilia e tutto il Mezzogiorno più in generale risultano decisamente penalizzati anche a causa dell’assenza di  campi da gioco, spazi attrezzati e associazioni sportive.
Ma non è tutto. Infatti, anche in tale ambito la presenza di un basso livello di istruzione e finanze ristrette gioca un ruolo dominante: in media chi ritiene di avere risorse economiche ottime o adeguate pratica sport nel 63,5% dei casi; chi invece pensa di avere risorse scarse lo pratica soltanto nel 46,3% dei casi.
Inoltre, la pratica di attività fisica giova oltre che alla salute fisica anche alla salute mentale. Secondo un’analisi dei test Pisa (Program for international students assessment) realizzata recentemente da Save the Children, quasi il 70% dei ragazzi che vivono nelle famiglie più svantaggiate ma svolgono attività sportive raggiungono le competenze minime in matematica e lettura (rispettivamente il 65% e il 71%), un dato maggiore di circa 15 punti rispetto a quello che si registra tra i quindicenni che non fanno sport (48% e 57%). Stesso discorso per le ragazze: chi pratica sport e proviene da famiglie svantaggiate mostra in media risultati più elevati in matematica (445) rispetto alle ragazze che non svolgono alcuna attività sportiva (415).
Dunque, è evidente l’urgenza di una campagna di sensibilizzazione e di informazione volta a ripristinare gli equilibri salutari.  

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