In Sicilia spese sanitarie ai minimi, poveri o non poveri, poco cambia - QdS

In Sicilia spese sanitarie ai minimi, poveri o non poveri, poco cambia

Serena Giovanna Grasso

In Sicilia spese sanitarie ai minimi, poveri o non poveri, poco cambia

venerdì 29 Gennaio 2016

Osservatorio donazione farmaci: nell’Isola gap di 37 € tra famiglie bisognose e benestanti (72 € la media Italia). Addirittura un cittadino su 20 ha dovuto rinunciare alle cure per ragioni economiche

PALERMO – La povertà erode ogni singolo aspetto del sociale. Così, la scarsità di risorse economiche che contraddistingue chi vive in povertà assoluta si ripercuote sull’intero paniere dei beni necessari, compresi quelli sanitari. Appare dunque estremamente limitata la somma di denaro che le famiglie in stato di indigenza sono disposte a destinare alla spesa sanitaria. Secondo i dati diffusi all’interno del rapporto “Donare per curare” stilato dall’Osservatorio donazione farmaci, le famiglie non povere italiane destinano alla spesa sanitaria mediamente 93,57 euro, esattamente 71,68 euro in più rispetto ai 15,74 euro delle famiglie povere.
In tal contesto, in Sicilia è possibile rilevare un gap di spesa tra famiglie povere e non povere assai più contenuto, ammontante a soli 36,72, quasi la metà del valore nazionale. A primo acchito, un gap così contenuto potrebbe far ben sperare: infatti, potrebbe far pensare che le famiglie povere siciliane riescono a spendere in sanità più del dato medio nazionale e quindi essere meno povere. Purtroppo però non è così: infatti, le famiglie povere spendono addirittura meno (14,21 euro), seppur di poco. Dunque, la distanza maggiormente ridotta è dovuta ad una spesa sanitaria media in netta sofferenza rispetto a quella nazionale, ammontante ad appena 57,91 euro. Così, la diseguaglianza più contenuta tra famiglie povere e non povere dipende da un diffuso malessere economico piuttosto che da una più equa ripartizione dovuta a qualche misura redistributiva. Siamo di fronte ad un eloquente “paradosso dell’uguaglianza”, ovvero il fenomeno secondo cui l’uguaglianza coincide con la redistribuzione della scarsità piuttosto che dell’abbondanza.
La stragrande maggioranza della spesa sanitaria è destinata all’acquisto di farmaci: è così che infatti in Sicilia le famiglie povere impiegano ben 11,12 euro dei 14,21 euro complessivamente a disposizione per l’acquisto di farmaci, mentre le famiglie non povere 33,25 euro (a fronte di una media nazionale pari a 43,07 euro). È ben evidente che si tratta di importi estremamente contenuti che hanno condotto ben il 6% dei siciliani a rinunciare ad acquistare farmaci e quindi rinunciare a curarsi a causa di ragioni di carattere economico.
In una simile prospettiva, appare a dir poco notevole l’attività condotta dal Banco farmaceutico e da tutte le realtà che con questo cooperano. Ammonta a quota 13.187 il numero di farmaci raccolti nelle farmacie siciliane nel 2015 in occasione della Giornata di raccolta del farmaco (appena il 3,7% del numero complessivo di farmaci donati a livello nazionale). Un contributo prezioso, ma ancora estremamente esiguo rispetto alla portata del fenomeno. Infatti, i 13.187 farmaci donati in Sicilia rappresentano appena il 26,4% dei 49.950 farmaci richiesti dagli enti no profit cooperanti con il Banco farmaceutico, necessari a coprire totalmente il fabbisogno di farmaci da donare. Sono stati in 36.778 ad aver beneficiato delle donazioni.
Inoltre, di grandissimo interesse è rilevare che in Sicilia la povertà sanitaria è un male che affligge prevalentemente gli autoctoni, contrariamente a quanto avviene nelle regioni settentrionali: infatti, nell’Isola ben il 57,3% dei beneficiari è italiano, contro il 40% della Lombardia, il 22% del Trentino Alto Adige o ancora il 37% dell’Emilia Romagna. Relativamente alla variabile anagrafica, la povertà sanitaria è un male che affligge in particolar modo i minori (17,7%) e gli anziani (20,2%).
Tanto si è fatto, ma ancora tanto è necessario fare affinché tutti accedano parimenti a quell’innegabile diritto che è il diritto alla salute. Con riferimento al caso siciliano, gli interventi andrebbero rivolti non solo alle famiglie povere, ma anche alle non povere dato il notevole gap che allontana sempre più la Sicilia dal resto dell’Italia.

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