La reputazione costruita giorno dopo giorno - QdS

La reputazione costruita giorno dopo giorno

Carlo Alberto Tregua

La reputazione costruita giorno dopo giorno

venerdì 29 Gennaio 2016
Il vero patrimonio di una persona che ha lavorato per decenni non è costituito da immobili, portafoglio, titoli o danaro, bensì dalla reputazione che è riuscito a costruirsi con una onorabile e onorata attività. La reputazione è la stima in cui si è tenuti da altri, per quello che si è fatto e per come si è fatto. La reputazione non è solo del grande professore, del grande professionista, del grande avvocato, del grande scienziato, ma può essere anche quella del contadino, dell’artigiano, del piccolo imprenditore o del piccolo professionista.
Chi lavora bene per tanto tempo, con onestà e capacità, acquisisce testimonianze dai terzi con cui ha avuto a che fare, e con esse accumula un certo prestigio che non necessariamente, ripetiamo, debba essere di livello nazionale o locale, ma anche del quartiere o dell’ambiente in cui si vive.
Le persone perbene si sono sempre distinte da quelle per male, in quanto hanno mantenuto una linea di condotta omogenea, nel bene.

In questo mondo mediatico, però, c’è chi gode nel poter colpire una persona perbene, perché fa notizia, fa fare carriera, fa acquisire meriti immeritati e, in definitiva, produce vantaggi egoistici.
Tuttavia, la persona perbene, che ha acquisito meriti in lunghi periodi ha con sè la testimonianza della verità, non teme nessuno, ma proprio nessuno, che la possa scalfire. Alla fine di qualunque percorso, la verità viene sempre a galla e dimostra che chi ha agito contro di essa, ne esce sconfitto.
Non tutti si muovono contro qualcuno per malafede. Ma anche in questo caso, se si è persone perbene, si riconosce l’errore in cui si è incorsi e si fa retromarcia ammettendo il proprio errore.
Non bisogna operare in campo professionale per costruirsi la reputazione. Essa arriva in modo automatico. Basta agire con onestà e correttezza, basta muoversi rispettando sempre il prossimo, le leggi scritte e i valori etici: quest’ultimi vengono prima di tutto.
Non importa quello che vali, importa quello che altri ti valutano. In questa massima c’è l’essenza di un comportamento onesto, lineare, che anche se in discussione alla fine  emerge con limpidezza.

 
Operare bene nel proprio interesse non significa muoversi contro l’interesse generale. Anzi, nell’alveo dell’interesse generale si può perseguire il proprio interesse.
è male, invece, quando si vuole perseguire il proprio interesse in alternativa e persino contro quello generale, perché così prevale l’egoismo e non l’altruismo che ognuno di noi deve possedere, sapendo che veniamo dopo gli altri.
Le regole etiche sono semplici, anche se di difficile applicazione, perché in ognuno di noi c’è una componente egoistica, che tende a far prevalere il nostro interesse su quello degli altri. Ma questa componente va educata e posta in secondo piano, sapendo che si può avere successo senza colpire gli altri.
In una Comunità si vive gomito a gomito, ogni persona deve esssere libera ma attenta a che la propria libertà non comprima quella degli altri. Così si raggiunge un buon  equilibrio.

Il consumismo aumenta i bisogni di  cose materiali, per cui molti si sentono costretti a lavorare di più, spesso forsennatamente, per soddisfare tali bisogni, che aumentano di giorno in giorno. Ma proprio qui interviene la saggia regola che per non avere bisogni, liberarsi dai bisogni.
E perciò è necessario distinguere fra i bisogni veri e quelli fittizi, cioè non bisogni.
I bisogni più importanti da soddisfare sono quelli immateriali: per esempio la necessità dell’intelligenza di arricchirsi, la necessità dello spirito di guardare lontano, anche oltre la soglia della vita.
Vivere correttamente non è facile perché bisogna stare attenti a solcare un alveo preciso e delimitato senza uscirne fuori, per evitare di debordare in un’area malsana.
Attenzione, dunque, al nostro comportamento ed al rispetto del prossimo, esigendo ovviamente altrettanto rispetto su un piano di parità, indipendentemente dai ruoli sociali e lavorativi di ognuno di noi.
Disuguaglianza nel demerito, uguaglianza nel merito. Fuori gli incapaci, largo ai bravi!

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