Grosse koalition in Sicilia per le riforme - QdS

Grosse koalition in Sicilia per le riforme

Carlo Alberto Tregua

Grosse koalition in Sicilia per le riforme

martedì 17 Novembre 2009

D’Alema, Lombardo e Miccichè insieme

La Germania ha dato un esempio di buon senso quando nella passata legislatura ha formato la Grosse koalition mettendo insieme centrodestra e centrosinistra, ossia democristiani (Cdu/Csu) e socialdemocratici (Spd). Ha affrontato i marosi della crisi 2008/09 ed è approdata alle elezioni del 27 settembre 2009. Dopo di che Angela Merkel ha abbandonato l’Spd e ha imbarcato i liberali (Fdp) in un assemblamento di centrodestra.
Nei momenti difficili il buon senso ed il realismo devono prevalere ed è per questo che indichiamo all’opinione pubblica la necessità di fare una sorta di Grosse koalition, in Sicilia, mettendo insieme chi ci sta su un programma di forte rinnovamento, basato sul taglio di clientelismi e favoritismi, nonché di sprechi.
Gianfranco Miccichè, con la costituzione del Pdl Sicilia, ha dato un forte segnale in questa direzione, ma anche Massimo D’Alema, nel suo intervento di questi giorni a Palermo, ha fatto capire che un’ipotesi di questo genere sarebbe praticabile.

Qui non si tratta di mettere fuori questa o quella parte politica, bensì di contarsi attorno ad un programma concreto e serio di cui prima scrivevamo.
Così non si può andare avanti, con l’Assemblea regionale di fatto divisa in tre blocchi di circa trenta deputati: Mpa e Pdl Sicilia; Pdl Alfano-Schifani e Udc; Pd. L’immobilismo che ne consegue è insopportabile e si vede con difficoltà una soluzione a bocce ferme.
Se non ci fosse altro da fare, cioè se le parti non fanno macchina indietro, ovvero se il Pd non intende dare l’appoggio esterno a Lombardo (o almeno l’astensione) non resta che il progetto di Grosse koalition da sottoporre agli elettori il 26 marzo prossimo. Un progetto che metta fuori causa quanti hanno governato male la Sicilia in questi decenni e soprattutto uccida la mentalità parassitaria e clientelare che mantiene l’Isola in uno stato di sottosviluppo.
Bisogna smetterla di tirare il lenzuolo da ogni lato perché esso è corto. Ma bisogna anche smetterla di continuare il lamento che non ci sono risorse.La verità è sotto gli occhi di tutti. Le risorse europee, statali e regionali ci sono ed anche in abbondanza, ma il ceto politico e quello burocratico non sono capaci di spenderle con immediatezza per come sarebbe necessario.

 
Il programma dovrebbe basarsi sui seguenti fattori : a) Pubblica amministrazione totalmente informatizzata che funzioni in tempo reale e senza carta; b) Piano regionale di infrastrutture; c) Investimenti nell’ambiente e nei tesori archeologici; d) Rinnovo degli impianti inquinanti  di energia e produzione di raffinato; e) Intensa collaborazione con le Università siciliane perché preparino i giovani a fare; f) Ribaltamento del malfunzionamento della formazione regionale puntando ad insegnare competenze.
Il tutto condito dall’introduzione in tutti i settori del merito e della responsabilità. Lo ribadiamo fino alla noia: non deve andare avanti il figlioccio o il cliente del cattivo uomo politico, bensì la persona capace di produrre risultati, che debbono costituire l’unico metro di valutazione.

Il progetto comprende un quadro di indirizzo e di misure per convertire i trecentonovanta Comuni siciliani alle stesse regole. Ognuno di essi dovrebbe destinare per legge una parte rilevante delle proprie risorse ai Parchi progetti e al cofinanziamento di infrastrutture, nonché alla buona manutenzione di tutte le strutture di propria competenza.
Quanto alle Province, costituite con la legge n. 9/1986, che fondatamente sembra incostituzionale perché cozza con l’articolo 15 dello Statuto, dovrebbero essere trasformate in Consorzi di Comuni a costo zero, perché i costi sarebbero a carico degli stessi. Le Province consortili diventerebbero il luogo di programmazione e di realizzazione di piani sinergici di servizi fra i propri Comuni. Risparmio: un miliardo.
Da sola la Regione non ce la farebbe. Nel progetto devono essere coinvolti, appunto, gli Enti locali, ma anche tutta la classe dirigente siciliana che deve capire come sia interesse generale fare crescere la nostra Isola per offrire opportunità di lavoro interne ed esterne.

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